DISCOTECA

Andrea Di Consoli

 


( – una poesia, senza titolo – )

I

Ci sono tanti modi di fumare sigarette
c’è chi le tiene con la mano sinistra
e chi le tiene incastrate tra l’indice e il medio.
Ci sono tanti modi di piangere
c’è chi piange a singhiozzo
e chi invece se ne scappa nella stanza
e butta la faccia nel cuscino.
Ci sono tanti modi di morire
c’è chi non se ne accorge neppure
e chi lo sa tre mesi prima.
Noi, vedi, lo sappiamo da sempre
e a nulla è valso parlarne tanto.
Non ne siamo mai venuti a capo.

II

Li ho rivisti in televisione
e francamente non hanno niente da perdere.
A differenza nostra erano incappucciati
e lanciavano degli oggetti addosso alla polizia.
Alcuni hanno sfasciato la città.
Forse erano tedeschi, o forse inglesi.
In quell’inferno genovese ognuno cercava una cosa diversa.
Non c’erano due ragazzi uguali neanche a pagarli.
Ci sono tanti modi di manifestare
c’è chi se ne sta zitto nel corteo
e c’è chi ha voglia di ballare
c’è chi strappa la bandiera americana
e chi brucia i cassonetti.
Un ragazzo della nostra età
che se l’avessimo incontrato la sera prima
neanche gli avremmo rivolto la parola
è morto.
Credo che ci rappresenti il suo anonimato.

III

C’è chi inizia subito a penetrare
e chi si perde nei preliminari.
Credo che in quelle notti nessuno abbia fatto l’amore.
Ma troppe notti non si fa più l’amore.
Si rimane con gli occhi spalancati a pensare.
Eppure non puoi nascondere
che abbiamo provato simpatia per gli anarchici.
Nulla ci lega a loro
eppure quelle tute nere
quella pura rabbia
noi l’abbiamo contemplata con tremenda ammirazione.
Questa è la verità.
Poi abbiamo saputo che la polizia tedesca
li andava a pestare ogni notte alla stazione
dove dormono.
Queste sono le cantine d’Europa.
Non so cosa sia stato quel guardarli a bocca aperta.
Non so da dove abbiano preso tutto quel silenzio
e tutta quella lucidità.
Anche loro erano coetanei.
C’è chi si è unito a loro
e chi li ha condannati.
Io posso solo dire che erano miei coetanei
con una più forte disperazione.

IV

Ci sono tanti modi di pensare alla morte
c’è chi ci pensa specialmente la notte
e chi ci pensa solo ai funerali
c’è chi deve accendere subito la luce
e chi si converte e non ci pensa più.
Poi ci sono quelli che si tolgono la vita
per vedere che effetto fa la morte.
Ma quelli che non ci pensano mai
quelli davvero non li capisco.
Forse noi esageriamo a pensarci sempre.
Ma quella notte vicino al mare
qualcuno ci avrà pensato.

V

Mi hanno cercato per mesi
certi comunisti americani.
A Genova mi ero unito a loro.
Dopo, però, non li ho più cercati.
Non volevo a Genova capire il mondo.
Io non volevo pensare.
Mi bastavano tutti quei corpi arrabbiati.
La rabbia è già una soluzione.

VI

Mi ricordo che ero fermo a piazza Istria.
Stavo aspettando Giorgio e Daniela.
Poi Marco mi ha chiamato
e mi ha detto una cosa strana
ha farfugliato di certi aerei
ma non si capiva bene
mi diceva che certi aerei erano caduti
che si erano schiantati contro un palazzo.
Poi Giorgio e Daniela sono arrivati e siamo partiti.
Eravamo diretti verso un paese del sud.
Il telefono ha iniziato a squillare
e più passava il tempo
più le notizie si facevano confuse.
Abbiamo percorso lentamente l’autostrada
perché Daniela era incinta.
Era una giornata di sole
e noi eravamo diretti verso sud.
Ricordo che bevemmo una Coca-Cola in un autogrill
e ascoltammo tutti i radiogiornali.
È una cosa strana a cui mi è capitato di pensare spesso
e cioè che quel giorno io ero in viaggio verso il sud.

VII

Ammetterai che ci sono tanti modi di amare
c’è chi non prende sonno
e chi è sempre contento
c’è chi si fa del male
e chi fa le pazzie.
Ammetterai che c’è pure chi non ama.
Però nessuno lo fa apposta.
Ne manca sempre un poco.
C’è chi non ci crede più
e chi fa finta di essere felice.
Certe volte mi chiedo chi è l’uomo che ha amato di più.
Certe volte non c’è traccia d’amore.
Ho imparato a considerare l’odio
e tutte le brutture del mondo
come atti d’accusa contro la mancanza d’amore.
Il mondo è tutto incamminato verso l’amore
e mentre siamo così incolonnati
certe volte si è come esausti
allora si può anche sfasciare le vetrine
o ribaltare le macchine.
Ho imparato a non distinguere più l’odio dell’amore
.

 

 


(Questa poesia è tratta dal libro Discoteca, Casa editrice Palomar, Bari, 2003)


Andrea Di Consoli è nato a Zurigo nel 1976, da genitori lucani. Scrive su "l'Unità", "Stilos" e su vari settimanali e mensili. Lavora ai programmi radiotelevisivi della Rai. Per le edizioni Palomar dirige con Michele Trecca la collana di poesia "laboratorio meridionale delle scritture del mutamento, narrazioni - versi - sconfinamenti". Ha pubblicato il saggio Le Due Napoli di Domenico Rea (Milano 2002). Viva a Roma.

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