OMBRA 1
Hugo Velarde
congedo:
all'aeroporto un futuro sindaco e un pubblico ministero, entrambi ancora nel fiore degli anni calcistici, un agente anti-droga, un tempo il migliore nell'ora di religione, che vuole restare a morire qui, insieme al tassista, tra tutti noi il musicista piú dotato, che sposò una mulatta a san paolo e laggiú perí tragicamente. anche il cineasta che grazie al partito riuscí a entrare al mosfilm e poi post-glasnost' finí a new york a girare film porno con bambini. indimenticabile il futuro colonnello che un tempo squartava gatti nella sua mansarda e poi arrivò perfino ad abbattere con un fucile a pompa il leone malato dello zoo di cochabamba. c'è anche suo fratello minore, piú tardi generale impiccato per una vicenda di gonnelle quando vigevano stato di emergenza e legge marziale. e il futuro console che venne assassinato in messico negli anni '90 insieme a un'ebrea francese per una faccenda di bordelli. tiene in mano un fazzoletto bianco, il sempre soccorrevole console, regala a me in partenza per il comunismo un crocifisso d'argento rubato alla madre, che lo portava sempre con sé durante il pellegrinaggio a urkupiña.
congedo:
dovevo essere bianco come il gesso, decollati, le turbine rintronano, le nuvole ad altezza d'uomo, il cuore palpita, un nodo in gola che non si vuole sciogliere. atterraggio a rio, mio zio, non ancora anarchico, in cambio un ottimo ingegnere edile in esilio, mi viene a prendere su incarico di mio padre. una mulatta, ragazza per ogni occasione, prepara per cena una feijoada scura. il giorno dopo rio festeggia il capodanno con la macumba, una madonna nera si culla tra le onde, ma alla fine fa ritorno alla spiaggia. buon segno? buon anno nuovo! dato che "tutto ritorna poiché quel che ha da succedere si è già compiuto". un hölderlin tropicale mentre la madonna giace abbandonata sulla spiaggia. due giorni dopo sono pronto per riprendere il volo, lo zio mi regala una camicia di seta giapponese, per la prossima estate in europa, dice, che qui sarà inverno.
congedo:
riprendo il volo. il giorno successivo l'europa mi si spalanca nella neve inondata di luce. a zurigo luis corvalán viene scambiato col russo bukovskij. solidarietà internazionale? riprendo il volo, atterraggio a copenaghen. il biondo nord, in tasca un pacchetto di prince, il primo tabacco da adulto, interflug cancella il volo seguente per berlino. tempesta di neve. si prosegue in treno. una pensionata di schwerin mi regala un biscotto. do you know allende? io di bolivia. do you know banzer? pacca sulle spalle, consolazione, controllo dei passaporti! il nodo in gola continua a premere. berlino ostbahnof, un biondino chiama il mio nome. taxi. leninallee 187.
congedo:
piccolo paese, piccole auto, il compagno eberhardt ride, il primo viaggio su una trabant ad eisenhüttenstadt. barbara, l'interprete, nella notte striscia nella mia stanza, avviluppata al forestiero si sveglia all'alba terrorizzata dal suo stesso pallore. il giorno successivo colloquio con i compagni della commissione accoglimento asilanti. hotel lunik, assegnazione provvisoria ai cantieri dell'ingenieur-hochbau-berlin. il primo turno termina come i successivi: va' a prendere la birra! io portare. ogni giorno portare, per sei lunghi mesi. manine da ragazza, eh? portare la birra! infine ottengo di iscrivermi all'università.
congedo:
lipsia, istituto herder. posso studiare filosofia, non architettura del paesaggio o chimica, sebbene eberhardt sia dell'opinione che nel mio paese ci sia bisogno di ingegneri o architetti, e non necessariamente di filosofi o ingegneri dell'anima. ma io voglio diventare ingegnere dell'anima! sarto dell'anima? guardiano? un guardiano! un onisco? il nodo si stringe ancora.
congedo:
non divento ingegnere dell'anima. mi tuffo nel giovane marx, leopardi ancora in testa, è possibile costruire il migliore dei mondi possibili per sottrarsi alla negatività. una costruzione comunitaria che non sostituisce quella perduta, ma cosí può essere recepita, cosí affronto il giovane marx e il compagno messicano che non fa altro che leggere e scrivere, l'amico dalla camicia a fiori che morirà d'aids in messico e già allora parlava di marcos, del compagno subcomandante.
congedo:
gli amici emigrano via o si ubriacano a morte. camicie sfilate della fdj, cirrosi, cancro, mentre altri ancora-compagni riflettono sul sistema dei valori socialista o sulla trasformazione del paradigma produttivo. lo sputnik viene vietato. "i mutilati nelle corsie festeggiano la vittoria della rivoluzione". con le valigie tra la friedrichsstraße e la stazione zoo. la fine si avvicina.
congedo:
il muro cade! the wall is falling! terremoto a los angeles, terremoto a berlino, a lipsia, nel politburo, la piccola borghesia intrigante, che un tempo amava intershop e delikat, ora freme e si compiace della nuova germania. demolizione, riconversione, ricostruzione, e gli ingegneri dell'anima? chi li ha assunti? solo dello schifo di sé sono piú ricchi dell'onisco, ma non lo ammettono.
congedo:
dalla scrivania al bancone, fino all'aurora. scotch a scelta e in quantità impensate, birra e korn, bevitori e pensatori addestrati, kiryl, titanic, uebereck, l'amato torpedo, camicie sfilate della fdj, cirrosi, i tumori crescono, e il nodo in gola, questo passeggero clandestino e sgradito che non si può far scendere a terra.
congedo:
le quattro del mattino nell'autunno torpedo. mi lascio cadere nei tuoi occhi. tra di noi un bancone e un tavolo rotondo, una distanza insormontabile, il tuo sguardo si protegge al suolo, il mio sulle mani tremanti. verde e marron titubante, occhi pusillanimi nell'iridescente manchevolezza, la luce lentamente si spegne. Il suolo si oscura, le mani si acquietano, un ultimo sorso, io vado, tu rimani.
una coppietta autunna ancora fino al mio ritorno, alle quattro del mattino nell'autunno torpedo. mi lascio cadere nei tuoi occhi. tu dimentichi il suolo, io le mie mani, un ultimo sorso, io rimango, tu rimani.
(Traduzione di Antonello Piana
)
Precedente
Successivo
GEGNER
- L'AVVERSARIO
Copertina
|