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"La gratitudine spontanea che
si sente verso gli scrittori nasce dal fatto che le loro opere, oltre ad arricchire la
nostra soggettività, ci mettono in guardia collettivamente contro le tante trappole della
modernità." JMM
PREAMBOLO DEL ROMANZO
"LULTIMA PELLE"
Io
so che i serpenti cambiano pelle di tanto in tanto, in cicli previsti
della loro vita. Ma a volte un piccolo incidente, una ferita più grande,
il morso di un altro animale, una pietra tirata da un bambino, vanno
contro la logica dei cicli e fanno sì che il rettile sia costretto
a uscire da sé stesso prima del tempo, lasciandosi dietro una copia,
con la sua forma e i suoi disegni, così perfetta che può dare un soprassalto
agli ignari. Ma la forma è vuota e inerte, appena una traccia secca
di un altro tempo, e il vero serpente è già lontano, molto lontano,
e striscia veloce con la sua pelle nuova.
So che gli uccelli vanno in muta di tanto in tanto, e cambiano lintero loro
piumaggio. La natura di solito indica il momento, ma anche il caso ha la sua parte. La
prigionia in una gabbia, una zuffa con un altro uccello, una separazione dal nido possono
portarlo ad abbandonare le penne, a lasciare in mostra la pelle rosata, a sentire più
freddo, a tacere per lunghi periodi. E a tal punto la muta altera luccello che a
volte è impossibile sapere a quale specie esso appartenga o indovinare qual è la melodia
del suo canto. Fino al giorno in cui, al termine del ciclo, luccello lascia il ramo
dove posava immobile, crescono nuove penne, nuovi colori, ed esso ritrova il vecchio
canto. Secondo gli esperti, il canto ritorna con maggior intensità e con maggior bellezza
dopo ogni muta. Gli amanti degli uccelli conoscono larte dellattesa.
So anche che le persone, tutte le persone, costruiscono almeno un grande personaggio nella
loro vita: se stessi, la propria autoimmagine. A ciascun ciclo naturale
dellesistenza, questo personaggio perde sostanza, sbiadisce, si emargina, diventa
incomprensibile e inverosimile. E lora del cambio di pelle, lora di
riscrivere interiormente il personaggio, distaccandosi dolorosamente dalla pelle, ora
secca e morta, che per tanto tempo lo ha accompagnato. Ai suoi piedi rimane una spoglia
invisibile, un piumaggio etereo, forse appena percepibile nello scintillio degli occhi,
nella rinnovata destrezza dei gesti.
Così come nei rettili e negli uccelli, certi colpi inaspettati, certe ferite, certe
angosce, possono anticipare la muta a un momento imprevisto. Il nostro canto tace, le
nostre piume cadono, e noi tremiamo di freddo sul ramo più remoto della voliera. Ma
allora il ciclo si completa, inaspettatamente come è cominciato. Il personaggio è già
un altro, integrato al mondo che lo circonda e dal mondo ogni volta più celebrato. Noi
torniamo a cantare ancora meglio, a strisciare più veloci tra i cespugli e le pietre.
Sono i cicli della nostra provvisoria pienezza. Noi ci sentiamo interi nuovamente. Ci
sentiamo come sempre fummo, poiché le trasformazioni spariscono tra i due anelli estremi
della catena, che si uniscono nella memoria. Non ricordiamo niente che non sia il momento
abbagliante, il personaggio completo, e nella meraviglia di una pace attiva nemmeno
percepiamo che il nostro canto adesso è differente, che la nostra pelle è unaltra.
Quello che è rimasto sul cammino, piume, pelle, identità, non sono spoglie o
reminiscenze, sono parti perdute della materia che ci costituisce, sono fossili della
nostra essenza, sono ego sottratti, che in un giorno qualsiasi del futuro ci lasceranno
con ununica piuma, con unultima pelle, con un ultimo e monocorde canto, con il
personaggio definitivo.
Abbiamo bisogno di cominciare ad amarlo molto presto, molto prima del primo cambio di
pelle.
(tradotto
dallautore)
Lucca, settembre 1997
Julio Monteiro Martins
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