RAG DOLL
Enrico Martini
In
internet si trova di tutto. Se si sa cercare
Per esempio:
avevo finito le prede facili e non avevo voglia di avventurarmi
in situazioni complicate. Voglio dire: ormai la gente si è
fatta piuttosto cauta e sospettosa. La tivù fa gioco contrario
e le voci girano in fretta. Meglio non rischiare se non si è
sicuri. Beh, se ne valesse la pena, con le dovute precauzioni,
la dovuta preparazione. Ma sto divagando
dicevo: non avevo
voglia di complicarmi la vita. Allora accendo il computer, mi
connetto ad internet e comincio a vagare a caso. Dai siti porno
a quelli per scambi di coppia, da quelli di giochi per bambini
a quelli di modellismo. Giunto casualmente su un portale del "fai
da te", noto una strana voce: previsioni. Sul momento mi
sono messo a ghignare pensando al classico ciccione meteoropatico
che dava dritte sul tempo in base a quanto gli dolevano le natiche,
standosene comodamente sdraiato a letto perché i suoi 190
chili cominciavano ad essere veramente troppi per camminare. Così
mentre attendeva la pensione, arrotondava in stile new-economy.
E magari ci beccava più di quelli dell'aeronautica
dovevo
smetterla di farmi le canne prima di colazione!
Ma poi, cliccando sull'ipertesto: voilà! Quello che cercavo!
Un bel sito di pedofilia. E un sito proprio bello! Sembrava uno
di quei portali che tutti usano come homepage. Rubriche, consigli,
mailing list. Beh, no: forse quella no. Comunque era proprio carino.
La sezione sul sadismo era geniale. Il fotografo era un genio!
Mai visto ritrarre così profondamente il dolore su quei
visini candidi. E un elogio anche al boia: un artista! Ma la cosa
che più m'incuriosì fu il motore di ricerca. Che
non era un motore di ricerca
voglio dire: già è
difficile trovare qualcosa che ti guidi alla navigazione su siti
come questo. Di solito sono tutti molto arrangiati e durano pochi
giorni, per poi ricomparire su altri indirizzi e con merce fresca.
Ma questo era un idillio: il "motore" ti dava una ricerca
particolareggiata di possibili prede, con tanto di foto, consuetudini,
ultimi spostamenti e possibili tattiche d'approccio. Sarebbe stata
l'apoteosi, se fosse stato vero
Ma mi sentivo particolarmente
fiducioso e positivo in quel periodo e volli fare un tentativo.
In fondo, anche se fosse stata una bufala, dopo l'ultimo assaggino
che avevo fatto
Allora: inserii la zona in cui ero, le mie preferenze in materia
e, giacché c'ero, compilai anche il questionario di gradimento
del sito: "Tutto gratis! Compila e riceverai un simpatico
regalo". Pochi secondi e ed ecco i risultati. Ben pochi erano
soddisfacenti. Le foto prova erano spesso impallate da altra gente
o da piante, sfocate o parziali. Spesso poi, anche le "occasioni"
non erano poi tanto invitanti. Ma tutto era molto reale. Addirittura
erano stati segnalati alcuni fanciulli che io stesso avevo già
individuato e
dovevo darmi una mossa! La concorrenza si poteva
fare spietata. La mia voglia cresceva, man mano che si faceva
reale la cosa. Alla fine localizzai la mia preda. Una zingara
o un'orfana perlomeno, che elemosinava al mercato del lunedì.
Stampai la pagina e mi preparai all'impresa, sbottonandomi la
patta
Una
volta mi sono fatto un'intervista. Intervistandomi, chiedevo al
più grande pedofilo in circolazione cosa spingesse un bel
ragazzo di venticinque anni a cimentarsi in imprese di questo
genere. "Beh,- mi risposi- la fama certo ha il suo peso!
È emozionante sentire parlare delle proprie opere in tivù!
Ah! La suspense e il pathos che sanno trasmettere i giornalisti:
mi emoziono ogni volta! Ma c'è qualcosa di più:
la caccia. Le ragazze "mature" sono troppo coscienti.
Rovinano tutto. Ma le bambine seguono l'istinto. E allora, la
mia, è la vittoria dell'uomo sulla natura. Mi sento un
eroe". E mi sentivo un eroe anche quella volta. Mi misi i
miei chinos scuri tascati. Comodi da portare e da togliere. Una
T-shirt attillata nera, che faceva molto Diabolik, e un giubbino
in jeans. Poi, mentre preparavo lo zaino, feci attenzione a portare
un paio di frecce narcotizzanti in più. Avevo letto sul
sito che la mia preda era stata vista spesso con un grosso cane
nero. Mi bastavano le cicatrici dell'ultima volta. E poi, anche
se era sola, ma se era effettivamente una zingara ne dubitavo,
c'era un giochetto da fare. Mi piaceva colpirle con una droga
che avevo scoperto su internet: inibiva il movimento senza irrigidire.
E lasciava coscienti. La sensazione che si provava era quella
di giocare con uno di quei gatti costosi (come si chiamavano
.?Ah,
sì!), i Rag Doll, che si abbandonavano appena in braccio
al padrone. E io sarei stato il suo padrone. Avrei assaggiato
il suo corpicino acerbo e avrei assaporato la sua paura selvaggia
La
incrociai che usciva dal paese. Le passai vicino. Sentii il suo
odore. La volevo, ma dovevo aspettare. Seguii il suo percorso
attraverso le campagne, su stradine tortuose che costeggiavano
e spesso incrociavano strade più trafficate. Fu una fortuna:
poteva accorgersi di me (poteva veramente?) e io avevo solo un
paio di cambi d'abito per evitare la cosa
Alla fine giunse
ad una casa abbandonata, una di quelle con "pericolante"
scritto con la bomboletta sui muri. Mi fermai in un frutteto lì
vicino e tirai fuori il binocolo (Scout da piccolo, scout tutta
la vita!). La guardai mentre tirava fuori da una tasca nella gonna
una scatoletta di tonno che aveva probabilmente rubato al supermercato.
Non c'era nessuno con lei. Né parenti, né cani.
Forse era scappata da casa. Forse era scampata all'incendio di
quel campo nomadi della settimana prima. Se Cristian sapesse che
glien'è scappato uno
.Non mi importava perché
fosse lì sola. Semplicemente dovevo approfittarne e presto
(e poi correre a casa a mandare una mail di ringraziamento a quelli
del sito
.)!Il buio non si fece attendere. Lei era uscita
di nuovo e avevo temuto che avesse un altro nascondiglio e che
tornasse in compagnia. Invece no: aveva ancora fame probabilmente.
Tornò a casa di corsa, accese una di quelle lampade tipo
"accendino gigante" che si usano nei campeggi, depositò
la refurtiva su un tavolo e corse fuori (The user is away: pipì
).
Entrai. Diedi un'occhiata. Non c'era niente che indicasse la presenza
di adulti o di altre persone. Solo una coperta in un angolo della
stanza in cui stavo e quello che credevo un tavolo era una porta
appoggiata su qualche pila di mattoni. Poi la lampada e poche
scatolette. Ad un certo punto la sentii tornare. Mi appostai nell'ombra,
nella stanza adiacente. Solo allora la vidi da vicino. Avrà
avuto dieci anni. Il viso non aveva i tratti dei nomadi. La pelle
poi era molto chiara, sporca certo, ma bianchissima. Teneva i
capelli raccolti da un laccio da scarpe (quello che mancava alla
sinistra
), il che rendeva il viso ancora più luminoso.
E poi gli occhi. Sembravano due lune, come in quelle notti in
cui sembra tanto grande e vicina che allungando una mano la si
possa toccare. E io l'avrei fatto. Guardò per un attimo
nella mia direzione. Ma non poteva vedermi. Non c'era luna quella
notte. Se non nei suoi occhi
Si diresse verso il suo giaciglio e vi si posò, tirandosi
la coperta fino alle orecchie: forse aveva già mangiato
per strada. Non spense la luce (in fondo era una bambina
)
il che, probabilmente, conferì alla mia apparizione un
che di magico. Appena entrai nella zona illuminata, vidi il piccolo
viso accendersi di stupore e suoi occhi illuminarsi. Non sembrava
spaventata. Più che altro affascinata: forse non ci sarebbe
stato bisogno del farmaco. Un po' mi dispiaceva: magari l'avrei
usato lo stesso. Certo costava un bel po', ma l'effetto
una cosa mi distrasse dai miei pensieri. Una
"cosa"
si era mossa. Sulle prime pensai che fosse la mia ombra che, proiettata
dalla "lampada-accendino" sul muro produceva uno strano
effetto. Poi riebbi la stessa sensazione. Sembrava che dietro
di lei, dove la mia ombra, mischiandosi con il buio della stanza
producesse una sorta di reazione chimica che solidificasse condensasse
l'aria in fumo e il fumo in sostanza. In un gioco di ombra nell'ombra,
rividi quelle immagini da film fantasy in cui l'etere ribolle
e mulina in un maelstroem di colore e sensazioni. Poi il buio
si mosse. Mi sentiti pietrificare mentre lo vedevo prendere forma
e avvolgere la bambina, che lo carezzava, come fosse un cucciolo.
Ma fu per poco. Lui dirigeva verso di me. Me ne resi conto quando
vidi luccicare le zanne. I suoi movimenti erano lenti, sinuosi.
Sembrava un serpente, più che un cane. Perché DOVEVA
essere un cane. Quel cane di cui parlava il sito. Riuscii a mettere
una mano nello zaino e ad estrarre la pistola ad aria. La puntai
contro il cane (DOVEVA essere un cane!) che non fece una piega.
Ma quando sparai il colpo lo "trapassò", e lui,
come fosse fatto di fumo, si deformò un secondo, per poi
riassumere la sua forma originale. L'aculeo era per terra, ai
piedi del muro dietro di lui. Riuscii a muovermi quando ormai
sentivo l'odore del suo fiato. Troppo tardi.
Una zampata. Un'unica terrificante zampata e il mio corpo si squarciò
a metà. Mentre ricadevo a terra, tutto sembrava rallentato.
Caddì per un'eternità. Ebbi così il tempo
per notare quella strana creatura fatta di buio, con le zampe
di un felino ma la struttura di un'uomo. Con gli occhi di un giallo
malvagio che contrastavano con l'ambra soave di quelli della bimba.
La bimba. Si era alzata e veniva verso di me. E camminava con
passo di donna. Aveva qualcosa in mano: era l'aculeo che avevo
sparato prima. La vidi brandirlo sopra di me (Dimenticavo!Ero
atterrato!) e conficcarlo nel mio petto
Non sentivo più nulla. Non sentivo più il mio corpo,
anche perché ne avevo solo la metà
ma vedevo
tutto. Vidi lei che si chinava su di me come una bambina che gioca
con una pozzanghera. La vidi intingere la mano nel mio sangue
e poi carezzare il mostro (Ok! Va bene: non era un cane!). Vidi
la bimba togliersi i vestiti. Vidi l'ombra felina che le si strusciava
addosso e la inzaccherava di sangue. Vidi il sangue evaporare
in un fumo bianco e pastoso. E nel bianco di quel che poteva essere
latte di nuvola, vidi le membra schiarirsi, allungarsi e da rotonde
farsi lunghe ed eleganti e sensuali
E vidi quelli che mi
sembrarono due bellissimi angeli abbracciarsi, dove prima c'era
il fumo. E li sentii scambiarsi parole d'amore, mentre consumavano
la loro fame. Perché ogni bacio diventava morso. Perché
ogni sospiro chiamava la carne in un modo animale. Perché
ogni carezza diveniva stretta assassina in modo che le loro lingue
potessero esplorare, gustare, prendere possesso del proprio amore
ma
il loro non era amore! Era qualcosa di più simile a ciò
che provavo io! Era come una maledizione che li spingeva a tentare,
ad uccidere e ad assaporare tutto ciò che poteva dargli
il sangue. Per poi tornare a cacciare
allora capii! Erano
demoni! Come poteva essere differentemente?! Angeli caduti. Forse
nemmeno durante la grande guerra. Lo vidi. Lo lessi negli occhi
di lei, che sembrava godere nel sapere che io li guardavo. L'aveva
fatto apposta! Sapeva! Forse l'aveva letto nei miei pensieri.
Sapeva dell'uso di quel farmaco. Sapeva che rallentava i battiti,
sospendeva la vita ma lasciava lucidi. E forse anche qualcosa
di più. Forse in situazioni estreme dava anche qualcos'altro.
Forse era quello che mi faceva leggere nella sua mente. Forse
era questo che mi faceva sentire tutto. O forse era quella musica!
Non me n'era accorto prima. O, forse, prima non c'era. Una musica
lenta, ripetitiva, densa come melassa. Era come quei canti che
i monaci ripetono ossessivamente, che si fanno idea e poi carne.
E quel canto parlava della di lei, Lisa (doveva chiamarsi così,
lo sapevo, come se fosse stata lei a dirmelo
), di lui, di
loro. E parlava anche della loro maledizione, del loro peccato,
del loro essersi amati, non solo spiritualmente, ma nella carne!
E parlava di come lo avevano preferito a Dio stesso. E allora
ecco la punizione. Sarebbero stati rinchiusi, ma sempre vicini,
demoni tentatori, schiavi di Dio e prigionieri di un aspetto che
non permetteva loro di perpetrare di nuovo il loro reato. Come
avrebbero potuto? Come, se lei era una bambina e lui un animale,
un lupo, per l'eternità? E allora si propose la scelta.
"Abbandonate Dio! Quel Dio che vi ha imprigionato, che ha
rifiutato il vostro amore. Quel Dio che vi ha fatto suoi terribili
emissari sulla terra. Io renderò possibile il miracolo.
Del male che l'uomo può fare nemmeno Dio conosce i limiti.
E allora farò di te tentatrice e di te esecutore. E il
peccato sarà progenie e somma del bene che l'uomo ha da
offrire. Sarà il peccato nato dalla noia e dalla mancanza
di contatto. Un peccato che renderà tutto ciò che
è simbolo di bene, male! Rinunciate a Dio e, nel vostro
servirmi, sarete sazi di voi stessi e potrete vendicarvi di Lui".
(Un grande oratore! Come non ammirarlo?!). Loro erano stati angeli
e ora erano demoni! E lo sarei divenuto anche io! In altre forme,
certo. Con una maledizione diversa, certo. Ma sarei rinato! Anch'io
avrei fatto la mia scelta! Anch'io sarei divenuto progenie d'inferno!
E stavolta nulla mi avrebbe fermato: e anch'io, finalmente, avrei
potuto dire "ti amo" a due occhi grandi come la luna,
mentre, con una carezza, avrei tolto il sangue dal viso fanciullo
Sorrisi
mentre pensavo questo. Sorrisi mentre i due demoni tornavano alle
loro sembianze diurne. Lei bambina dagli occhi di luna. Lui
Poi, una paura mi assalì, mentre il dolore tornava e la
stanza si faceva distorta: io
io
io non volevo che mi
scambiassero per un cane!
La morte mi trovò con in viso una ridicola espressione
perplessa
Il
pazzo criminale autore di sta cosa è Lo Zio (anche se c'è
chi si ostina a chiamarlo Enrico Martini
), ha 25 anni (ma
è nato nel 1976!), è ricoperto di peli ovunque, inquina
le acque di Verona con la scusa che è perito chimico e dice
che, se il mondo fosse giusto, sarebbe il classico professore di
lettere figo e di sinistra
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