VIA COL PLENUM
Aristid Teofanovic
Il mattino dopo il Plenum*
Si
potrebbe raccontare nella seguente maniera:
La moglie, compositrice di musica per coro, aveva già comprato
il giornale, preparato il caffè e, appena sentito che scendevo
nella cucina, aveva gridato: "Il comunismo crollato! Non
sapevo cosa fare, svegliarti o no."
Capisco subito di cosa si tratta e butto lo sguardo sulla copertina
del giornale: "Vuol dire che ora siamo nazionalisti! "
"Sarebbe?"
"Secondo te?
Il tempo ci investe? Se da stamane la
storia ha svoltato verso destra, cosa fare se non svoltare anche
noi! Non si può cavar sangue dai muri. Non chiedere più
nulla! Per Dio, non ho detto cento volte: Ogni regime riconoscerà
l'uomo vitale!"
"Se il nuovo potere ci umilia? Comunque abbiamo avuto fama
come comunisti?!"
"Il potere non umilia se stesso."
"Non capisco."
"Ma vedi le foto in copertina? Non riconosci gli esecutori?
Siamo stati con loro per quarant'anni sul bastione del comunismo."
"Certo, gli scrittori sono più intelligenti dei musicisti,
ma non vorresti forse dirmi che questi sono i distruttori del
comunismo? Pensavo che fossero le vittime dei nuovi movimenti."
"Pensavi male."
"Ma come si può distruggere se stessi e uscirne da
vincitori?"
"Qui tocchiamo sfumature che è meglio non spiegare
ad un musicista. Ci potremmo intrappolare nelle teorie. Guarda
subito al vincitore! Pensi davvero che il comunismo potesse essere
sconfitto da qualcun altro al di fuori dalle nostre fila? Non
essere ingenua! E se fosse stato così, allora, fatti i
calcoli, non sarebbe stato meglio sconfiggerlo da soli, invece
che lasciarlo fare agli altri? Se il tempo ha dettato:
" cambia nome, cambia bandiera e governa quanto ti pare,"
dobbiamo forse chiudere gli occhi? Lascia perdere l'altruismo
è
la miglior cosa! Credi davvero che per le nuove lotte chiederanno
dei novellini, credi davvero che si appoggeranno sugli oppositori
e sui critici?"
"Bene, ma sai con esattezza per cosa lotterai ora? Ti fidi
della tua esperienza per cavartela anche questa volta?"
"Come se tu non sapessi che è il potere ad ispirarmi,
non il suo contenuto. Si inchinerà, ti dico, davanti al
mio talento imenico. Questi sono i fatti della vita, altro è
la melanconia! Mi conosci come un melanconico?"
"So per certo di aver sposato un sanguigno."
"Ti prego, anche il regime ha sempre pensato così
di me. Anche questo avrà bisogno dei predicatori."
"Quando avremo abbattuto il nazionalismo, cosa succederà,
ci hai pensato?"
"Non mi lasci pensare cosa rispondere. Solo cinque minuti
fa hai gridato che è crollato il comunismo! Mi hai lasciato
così. Non mi sono nemmeno abituato al nuovo ordine politico
e lo vorresti già cambiare. Come potrei saperlo? Forse
vince il comunismo di nuovo, non lo so, tanto per dire, ma pensaci
da sola, qual' altra idea potrebbe vincere in una relazione di
poteri così feroce? Se vuoi fare di me un democratico,
abbi pazienza, vedremo quale comando verrà."
"Non mi preoccupo per la mia musica, ma per i tuoi romanzi
comunisti. Nella musica corale basta cambiare una parola -- a
posto del commissario celebra il patriarca -- e nessuno noterà
il passato comunista della composizione. Ma i romanzi pieni di
nomi compromettenti, di dati tratti dalla rivoluzione
non
potrà passare inosservato!"
"Ma anch'io posso cambiare i nomi, le date e il clou della
partita. Siamo, oppure no, nell'era postmoderna? Un testo non
avrà tante facce? Bisogna solo un po' scavare. Posso noleggiarmi
uno scrittore povero per mettere su una redazione agiografica;
per colorare il testo con un frasario antico. Ecco, già
mi viene in mente una disputa vecchia, con la possibilità
di una fine completamente diversa. I nostri modernisti mi hanno
accusato di essere uno scrittore di "chiusura ermetica"
e, invece, avverrà che li supererò tutti con l'apertura.
Per la velocità della reazione, mi stimeranno ancora di
più. Per la velocità della stretta di mano vengono
riconosciuti i compagni."
Questa
era la mia prima conversazione con mia moglie, la compositrice,
dopo il crollo del comunismo.
Il giorno dopo il Plenum
Oggi
per ben due ore mia suocera ha tenuto un soliloquio sulle convinzioni
morali. Con tanto di orgoglio ha dichiarato che lei, per niente
al mondo, si alienerà dall'idea che ha condiviso con i
suoi compagni più stretti. Lei, tradire un amico?! Si tratta
delle relazioni umane. La sopravvivenza dell'umanità. Solo
il verme mira al contrario. E così via.
Umiliazioni una dopo l'altra.
L'ho avvertita che forse i suoi compagni più stretti, i
suoi amici e la famiglia, potrebbero accettare la nuova realtà
e riappacificarsi con le idee nuove. Se tutti quanti sono vermi,
lei -- donna veramente onesta -- cosa potrà guadagnare?
Le loro relazioni rimarranno le stesse. Solamente lei cascherà
fuori dagli eventi relativi, dall'armonico rapporto sociale.
"L'unico amico che ti rimane è l'idea in cui nessuno
più crede. Sarai da sola con l'idea, contro la gente e
le sue abitudini!"
Mi ha risposto che il potere mi ha corrotto e che sono diventato
un cinico.
"Che cosa mi importa dei vigliacchi e dei cambia-idee, della
gente di costituzione debole? Come se questo potesse durare per
sempre. L'idea dura più delle debolezze umane e della corruzione
stessa."
"Allora, cosa farai?"
"Aspetterò che vi mostriate nella piena luce e quando
scoprirò il vostro tallone d'Achille mi porrò in
controffensiva."
"Ora si vede chi era un vero comunista," ha aggiunto
mia moglie.
E quando ho esposto la trama del mio romanzo in sviluppo sulla
immanenza del sentimento nazionalistico, sui vantaggi delle radici
rurali, sull'uomo astratto, universale, la suocera mi ha rimproverato:
"Radicati bene, perché domani, quando l'universalismo
avrà vinto il provincialismo, ti dovrai sradicare dall'erbacce
che ora offri come trama, né più né meno
di un romanzo. Mi ricorderò di ogni parola della tua stampa
propagandistica! Non mi scapperai dopo con la scusa che non sapevi
cosa avevi accettato!"
Naturalmente, lei non sapeva niente dei misteri dell'ispirazione
a cui le idee sono secondarie, ma che quello che conta è
il senso del potere soddisfatto. Il creatore è sempre più
ampio della sua idea. Sopra di essa lui esercita il potere della
propria ispirazione.
Durante i primi giorni della mia risurrezione, leggendo di sfuggita
i miei vecchi libri, mi sono convinto che il tono elementare,
e in più lo stile, la maniera di pensare, la mia frase,
con l'alternarsi minimo dei fatti, ma con le stesse espressioni
enfatiche, potrebbero anche sedurre il pubblico nazionalista.
Non si tratta della stessa massa compatta di lettori? Se non cambiassi
nemmeno una parola, i liberali mi potrebbero accettare tra le
loro fila!
Il fatto che io mi identifico con l'idea -- anzi che mi faccio
penetrare da essa -- è una parte del processo artistico.
Voglio essere autentico; che la febbre dell'energia creativa diventi
intensa quando la forza che sta al potere.
Un artista mai si dimette, lui sempre accetta!
Va bene, alcuni umanisti, anche prima, mi hanno accusato di essere
stalinista. Non dubito che ora mi accuseranno di essere fascista.
Ma il tempo è l'unico critico a proposito dell'eternità.
Ci metto dentro anche questo fatto. Ma qui ed oggi valgono solo
i giudizi critici del potere. E mi faccio scappare l'occasione
di non essere tra i capi? L'eternità non accetterà
le piccolezze della lotta odierna; né io né il mio
nemico non sappiamo se accetterà la mia opera oppure la
sua; e quindi non possiamo godere di qualche vantaggio da questa
situazione.
Lo scrittore del mio rango conquista i vantaggi della propria
esistenza nel suo tempo!
Quando ho detto a mia suocera che sbaglia a prendere le stesse
misure per l'arte e la morale -- che non si differenziano nel
rango, ma che le loro manifestazioni sono diverse -- mi ha sorpreso
con la sua risposta:
"Questo può valere per l'arte dionisiaca, cosa c'entra
l'arte impegnata con questa posizione?"
Le ho citato l'esempio di Goebbels, un artista assai impegnato,
per il quale lei avrebbe avuto ragione di affermare che non si
è troppo preoccupato della parte morale della sua opera.
Ma, chi le dà il diritto? L'opinione del potere degli ultimi
quarant'anni? Anche Goebbels aveva la sua ferma visione morale,
che deponeva su ogni pagina dei suoi romanzi e incontrava l'unanime
approvazione del suo pubblico. E dove è arrivato? Con la
sconfitta militare la sua visione ha perso la forza; allora, non
è che i poteri odierni, e non solo nostrani, vi trovano
una ricca ispirazione per le proprie imprese di cambiamento morale
dell'uomo?
"Oggi tu sei immorale!", l'ho detto.
"Ti avrei riconosciuto tutte queste bugie come fatti, se
ti apprezzassi come artista. Come apprezzare uno scribacchiatore,
un apologeta, un copiatore?!"
Così il nostro rapporto si è raffreddato completamente,
devo ammetterlo con dispiacere. Poiché una lottatrice come
lei non si incontra ad ogni passo.
Sette giorni dopo il Plenum
Oggi
ho ricevuto una lettera in cui un lettore anonimo mi accusa di
aver tradito l'umanesimo, e nel post scriptum aggiunge di aver
gettato tutti i miei "libracci" nella lavatrice.
Da dove questa reazione così impulsiva? Ormai da sette
giorni in un quotidiano assai letto escono dei brani dal mio "romanzo
visionario" con cui ho "annunciato la forza dei nuovi
avvenimenti di cambiamento".
L'ammiratore, è ovvio, usa il concetto dell'umanesimo nel
suo significato piuttosto ingenuo. Ma se guardasse alle cose con
più freddezza, se si allontanasse dalla confusione degli
avvenimenti momentanei, vedrebbe che sia i comunisti che i nazionalisti,
sia i lottatori per i diritti degli operai che i lottatori per
i diritti del popolo, provengono dalla stessa tradizione umanista,
e quindi, sono sullo stesso piano. La rivoluzione borghese, la
destra, la sinistra, il proletariato soprattutto, e così
via
Lui non sa che sopra tutti questi "nomi" sorveglia il
potere, sia dell'orientamento umanista che non. Da questo punto
di vista, non importa se abbandonerete, tradirete o calunnierete
tutti quei codici che non hanno nessun codice di potere.
Il desiderio di potere, il motore degli avvenimenti tra la gente,
segue il ticchettare delle forze del momento e sfrutta sempre
le occasioni.
Tutta la saggezza sta nell'aggrapparsi fermamente alla sfumatura
che infiamma le masse ed eccitarle. Il fatto che il nostro secolo
turbolento esiga di infiammare le masse non significa che noi
stessi dobbiamo eccitarci. Le nostre convinzioni sono, in ogni
caso, solo una scenografia per uno scontro di caratteri destinato
ad accadere.
Con
la logica dei diari mi dovrei fermare proprio su questo punto,
ma mentre sto annottando questo, mi appare davanti agli occhi
l'immagine della "lavatrice" e della carta bollita senza
nessuna colpa. Ecco, dove la gente viene portata dal risentimento
incontrollato! E fra qualche mese, o qualche annetto, se non vuole
stare dietro lo spirito del tempo, dovrà comprare i miei
libri di nuovo. Sicuramente a lui non è chiaro che la letteratura
di oggi, qualsiasi orientamento artistico abbia preso, non può
semplicemente schivarmi.
* Plenum - riunione dell'assemblea plenaria del Partito
Comunista iugoslavo che ha sancito la fine della storia del Paese.
(ndr)
Aristid Teofanovic (la forma slava del nome greco Aristofane) è
uno degli pseudonimi che lo scrittore bosniaco Slobodan Blagojevic,
nato a Sarajevo nel 1951, utilizza. Blagojevic ha pubblicato sei
libri di poesie con il suo vero nome e quattro con il nome di Anhel
Antonic insieme a due libri di saggi filosofici. Inoltre ha tradotto
l'opera omonima di Constantin Cavafy dal greco al serbo-croato..
Fino ad oggi Blagojevic è stato incluso in una serie di antologie
letterarie bosniache, croate e serbe.
Nella seconda metà degli anni '80 Blagojevic è stato
caporedattore della più nota rivista letteraria ex-iugoslava
Delo di Belgrado. Già a quel tempo era conosciuto per
i suoi opuscoli anti-nazionalistici, riportati nei vari quotidiani
e periodici. Nel 1992 gli è stato conferito il più
grande riconoscimento della città di Sarajevo, il Premio
"6 Aprile".
Con il nome di Aristid Teofanovic ha pubblicato un adattamento della
commedia di Aristofane "Acarnesi" e due libri di narrativa
da cui molti racconti sono stati tradotti e pubblicati in inglese
(Storm Magazine, 1994; Balkan Blues, Northon University
Press, Evanston, 1995; De Gids, Olanda, 2001).
Blagojevic è emigrato ad Amsterdam nel 1992 dove è
stato uno dei fondatori e il primo Presidente del Pen Club degli
scrittori ex-iugoslavi; sempre ad Amsterdam è stato redattore
della rivista letteraria Erewhon. In Olanda è stato
pubblicato un suo libro di saggi ed il suo ultimo libro Cappa
di piombo sarà pubblicato negli ultimi mesi del 2002,
parallelamente alla sua uscita in Italia con la Casa Editrice OPERA.
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