DOLORES E LE PAROLE IMPOSSIBILI


Chiara Cerri





Il locale era semideserto,solo i gestori che raccoglievano insieme i soldi dell'incasso e i camerieri che spazzavano con cura fra i tavoli avevano l'aria di chi non se ne vuole andare. Sembrava che il loro momento preferito fosse quello: il rito della chiusura. Quello che ti fa spegnere le luci e ti concede di asciugarti il sudore sulla fronte col grembiule sporco di birra. Tanto ormai nessuno può più vedere.
Il concerto era finito da un pezzo.
Thomas stava sul palco, all'ombra di una fredda luce a raccogliere le sue cose. Una chitarra e quattro fogli scritti a mano,qualche nota distratta e il suo cappello in velluto marrone.
Non era stato un granché. La gente lo aveva applaudito, sembrava contenta, aveva guardato attenta e sorpresa. Alcuni avevano inclinato la testa mentre suonava la chitarra, alcuni si erano avvicinati al palco come a volerlo vedere da una diversa traiettoria.
Gli era parso pure di vedere una goccia trasparente,come di lacrima, scendere sulla guancia di qualche donna, per le sue canzoni più lente e romantiche. Ma lo avevano compreso?
Si era chiesto però se oltre a guardarlo lo avevano ascoltato. Aveva il terrore di non essere ascoltato,era una sua fissazione. Proprio come un purosangue in procinto di una corsa ha il timore di non essere montato dal suo fantino. Proprio come un'arancia matura e succosa, ha il terrore di non essere scelta dal suo contadino, tra tante altre arance rosse e succose. Thomas pensò che era normale.
Per uscire dal locale dovette seguire un sentiero di strada buio e sconnesso,una stradina stretta tra due muri scrostati che lo fece rabbrividire. Si accorse che quello poteva essere l'ingresso di un luogo losco e pericoloso,di una bettola nella quale ci sono solo giri sporchi e malavitosi. Ripensò alle persone che aveva visto nel locale, anche loro avevano fatto quel percorso, anche loro lo avevano fatto magari portandosi appresso le loro belle mogli o fidanzate o magari da soli, portandosi dietro i loro cappotti costosi. Erano venuti per lui,avevano attraversato l'antro dell'inferno per lui.
Provò una fitta,che era un misto di orgoglio e compassione.
Quando uscì si ritrovò su un marciapiede spoglio, chiuse il cappotto con un gesto rapido e s'incamminò. C'era già nell'aria il profumo di un' ottobre invadente. L'autunno aveva spodestato gli ultimi pezzetti di caldo e li aveva sparpagliati per terra tra le foglie ingiallite. La nebbia e i lampioni stanchi non lasciavano spazio al silenzio, tra i pezzetti di rumori e qualche macchina che sfrecciava veloce. New York con i suoi palazzi enormi e i suoi grattacieli di ghiaccio attendeva le luci d'artista che anticipano il Natale. Per Thomas, New York era come una donna,un' amante. Forse. Una di quelle donne complesse, fredde e scostanti che ti accolgono senza un 'benvenuto'. A volerla descrivere sarebbe stata alta e affusolata, con una lunga treccia di capelli grigi portata di lato. Era una prostituta e una regina insieme, poteva avvolgerti accarezzandoti con dolci movenze e poteva opprimerti, soffocando i tuoi pensieri in lacrime dolciastre mescolate alla pioggia.
A New York potevi sentirti sia figlio che straniero. Thomas era perfettamente incastrato in quel labirinto di vie geometriche e perpendicolari, quando all'improvviso cambiò direzione. Come il vento senza preavviso, come la nebbia quando svanisce al mattino. Qualcuno stava cantando, poco lontano da lui. Sentiva intonare le parole di una canzone,le sentiva sussurrare da una voce femminile,morbida e acerba di donna o di bambina.
Erano parole d'amore e di smarrimento. Erano le parole di una sua canzone.
Si ritrovò in una strada sconosciuta senza sapere dove stava andando e da dove proveniva, fu una sensazione strana quella che provò e che lo ricondusse ad un' incubo ricorrente che faceva da bambino: si perdeva nel suo quartiere e non riusciva a trovare la strada per tornare a casa ,girava e girava come se avesse momentaneamente perso la memoria ,non sapendo che in realtà la porta di casa e i suoi genitori ad aspettarlo erano appena dietro l'angolo. Credette di essere pazzo,in balia di se stesso. Forse non aveva mai lasciato il locale,forse quello se lo stava immaginando, addirittura forse stava sempre cantando una delle sue canzoni. Si era così,stava ancora cantando sul palco di fronte agli spettatori e ad un certo punto le parole hanno cominciato ad inseguirlo a portarlo lontano. A spingerlo. E' come se le parole avessero voluto portarlo dove ancora non c'era niente di lui.
La voce cantava sempre più vicina..
E pensò di essersi veramente perso quando sbucò lei ,la donna che cantava.
-Cosa sta facendo signore?- Thomas abbassò il capo sollevò con due dita il cappello che gli copriva gli occhi e sorrise dentro.
-Sto cercando la strada di casa -
-E non la sta trovando,signore?- La ragazza era felice di poter osare curiosità.
-Non proprio,vedi,credo di essermi perso tra le mie parole - rispose
-Le parole possono intorpidire la mente e ingannare con la loro forza sottile. Possono rendere opaca anche la strada più limpida- disse la ragazza.
Thomas la guardò stupito e pensoso.
Dolores era una cartomante. Una strega. Una di quelle brave che per uno strano gioco del caso o per una capacità che non si osa immaginare, prediceva davvero il futuro alle persone che andavano da lei. O più semplicemente sapeva capire.
Thomas si sentì nel posto giusto,si fece guidare da quella malia silenziosa fino dentro ad una stanza sotterranea. Era invasa da un fumo nebbioso che aveva un profumo misto di rose e bosco selvatico. Dolores, che portava una lunga collana di perle al collo lo fece sedere,davanti a lei.
I fili dorati che attraversavano la stanza lasciavano intravedere poco,l'unica cosa che riusciva a vedere distintamente sul tavolo era una grossa sfera di cristallo trasparente.
Thomas guardò a lungo nella sfera e vide New York. Vide i suoi grattacieli, protagonisti e altezzosi che un tempo lo avevano tanto oppresso,vide il grigio malinconico diventare una patina luminosa e sottile che si stendeva sulle strade della città. Guardò la gente che non sa di esistere, guardò i barboni sbattuti sulle loro panchine di cartone,i bambini che piangono, le prostitute scaldarsi negli angoli delle strade e sembrò davvero tutto così limpido. Come se quel cristallo trasparente fosse l'occhio che aveva sempre aspettato,la sicurezza che non aveva mai avuto. Che fantastico mondo stava sfilando sotto i suoi occhi, così silenzioso e limpido. Riuscì perfino a ritrovare la strada di casa, che non era poi tanto lontana, come in quel sogno da bambino.
Dolores fu rapida con le sue carte,le dispose in fila sul tavolo e poi le capovolse ad una ad una. Aveva un ghigno strano e una stanchezza senza tempo sul viso. Quello che le carte le rivelarono era una delle tante storie che aveva previsto,una delle tante disgrazie che aveva annunciato. Dolores si ricordò quello che sua madre le aveva detto fin da bambina,che era figlia di streghe e come nelle più antiche tradizioni le streghe curavano facendo magie, sortilegi e portavano con loro dei segreti,grossi quanto una verità.
E allora successe che la strega mentì sulla verità delle carte. Successe che inghiotti quelle futuro fatto di parole pesanti e ingombranti.
Fu così che Thomas si rimise in testa il suo cappello e tornò a casa decidendo da parte sua che delle parole non ne aveva più bisogno.
Si mise a comporre canzoni senza testo,perché non era necessario in fin dei conti rischiare di perdersi per così poco.
Dolores non cantò più lamenti per attirare sconosciuti se ne andò in qualche luogo lontano a cercare di viversi il presente.

Può essere che da qualche parte a New York ci sia una strega stanca di dire la verità.
Che un purosangue perda la sua corsa e un'arancia non venga mangiata.

Può essere che un musicista si perda e ritrovi la sua strada dentro una sfera di cristallo.
Può essere che da qualche parte qualcuno sia stufo di parlare.
E sicuramente in ogni posto in cui vai c'è un cielo che ti segue silenzioso.
E questo può bastare.




Chiara Cerri: Ho 25 anni e sono del segno dei gemelli,olltre a scrivere mi piace fotografare.
Questo è il mio space: http://www.myspace.com/chiaracerri .
per contattarmi: chiara_cc83@libero.it




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