ABERDEEN
Tomas Venclova
Sera. Un
fremito da nord-est ferisce la torbida superficie della baia, la biancheria
di blu colorata e il penetrante pianto di bimbo. Così il ginepro
s'aggrappa alla zolla, e la pupilla dilatata palpa una stella. Così il
fiume riconosce la propria sorgente, così
si ritorna. L'inconscio ai sogni disassuefatto quasi. S'appartano le automobili
per la tòrta contratoia, neanche un pollice di Gulliver. Il corvo
disegna a terra un cauto giro, per l'affanno fioco una lampada sfavilla, e
svanisce il contorno d'un passante nella
faringe delle pietre. Tutto sanno le città d'Europa sulla morte. La
nebbia dei prati pubblici risciacqua un carattere acuminato. Semicerchio, ovale, fèsso
contrafforte. Di platino scintilla il tesoro del mare. Nel vallone fresco,
come nella mano, luccicano i dadi. E un segnale nella
penombra approda quasi da un altro universo. Sono le dieci. Gli stanchi occhi
e riconoscenti sotto le ciglia arrestano il tempo. È il gioco eterno.
Il colloquio col proprio riflesso o eco. O più semplicemente detto: quel
che si addice chiamare libertà.
Tomas Venclova è nato a Klaipdda, il porto lituano sul mar Baltico,
nel 1937. È, probabilmente anche per le sua vicenda biografica, il poeta
lituano più conosciuto all'estero. Senz'altro il più tradotto. Ha
compiuto gli studi all'università di Vilnius nel 1960 e qui ha lavorato
fino alla metà degli anni Settanta, quando ha ottenuto, con difficoltà
per i contatti avuti col gruppo di Helsinki lituano, il visto per l'emigrazione
e si è trasferito in Occidente. Dal 1977 al 1990 ha vissuto come esule
negli Stati Uniti. Oggi insegna alla Yale University e collabora attivamente a
varie riviste culturali. Verso la fine degli anni Ottanta, i suoi scritti, prima
censurati, hanno ritrovato la strada del ritorno in patria. Una delle voci poetiche
più interessanti nel panorama della poesia europea contemporanea, appartiene
alla costellazione poetica dei Cz. Mi¨osz e dei J. Brodskij (entrambi suoi
traduttori, rispettivamente in polacco e in russo, e a loro volta tradotti da
Venclova in lituano). Raccolte delle poesie di Venclova sono state pubblicate
in traduzione in molte lingue (inglese, russo, polacco, svedese); in italiano
si ricordano Cinquantuno poesie e una lettera (a c. di P. U. Dini, "In
forma di parole", a. 23, n. 1, Bologna 2003) e l'antologia Ventisei poeti
lituani (a c. di P.U.Dini, Bologna, "In forma di parole" 2005),
da cui sono tratte le poesie qui presentate.
Precedente Successivo
Copertina
|