DON
CASMURRO
-
Il romanzo di Joaquim Maria Machado de Assis ( 1839-1908) -
Miguel de Loyola
Don Casmurro (Bento
Santiago), protagonista e narratore del romanzo, ci racconta la storia della sua
vita con lo stile dei romanzieri europei della sua epoca, dove il narratore si
rivolge direttamente al lettore. Quasi la maggior parte dei brevi capitoli che
compongono la storia, si aprono con accenni del tipo: " Ora che ho spiegato
il titolo, passo a scrivere il libro." " Lettore agita la testa; fai
tutti i gesti possibili di incredulità; arriva addirittura a buttare il
libro, se la noia non te lo ha fatto fare prima, poiché tutto è
possibile." "Dunque siamo felici una volta tanto, prima che il lettore
si chiuda in se stesso." "Immagina (Lettore) un orologio che ha solo
un pendolo e una sola lancetta di modo che non sia possibile leggere l'ora.",
ecc. Questa particolarità delle opere di Assis, naturalmente, non piacciono
molto al lettore attuale, ma aiutano a capire quanto da allora si fosse allontanato
il genere romanzesco fino a ricomparire ai giorni nostri, al punto da arrivare
ad omettere definizioni che tendessero a riaffermarlo agli occhi del lettore.
Tuttavia il romanzo avanza così maliziosamente con momenti esasperanti,
alimentando una crescente attesa per sapere cosa accadrà nel capitolo seguente.
Spicca nella narrazione l'uso misurato del linguaggio, la precisione dei vocaboli,
le frasi concise, e la capacità di sintetizzare in brevi paragrafi quello
che altri oggi non riescono a fare con molte pagine. La storia di Bento Santiago,
malgrado le ripetitività del tema, è fatta di una freschezza capace
di sedurre fino alla fine, grazie alla perizia del narratore nel rendere attrattivo
il rapporto amoroso, ponendo enfasi nella personalità della giovane ragazza.
Così, Capitolina, prima amica, poi fidanzata e finalmente sposa di Bento
Santiago, prigioniera come le grandi eroine del romanzo russo (Anna Karenina),
francese (Madame Bovary), Margarita Gautier nel "La signora delle camelie",
portoghese (Lo zio Basilio), per la sua bellezza e per la sua personalità.
Nel lettore rimane sospeso il desiderio di sapere di più della sua personalità.
L'infedeltà della donna, è un argomento che ha catturato scrittori
di ogni epoca, ma in modo speciale quelli del XIX secolo, in cui vengono pubblicati,
come sappiamo, i romanzi più importanti che trattano il tema. E forse quelli
che, con il passare del tempo, riescono a fare giustizia rispetto alla discriminazione
maschile riguardo la questione. Prima si considerava imperdonabile l'infedeltà
della donna, ma non quella dell'uomo. Oggi, sappiamo che quando si arriva a condannarla,
lo si fa negli stessi termini per entrambi le parti. Machado de Assis ricrea
il tema con la maestria dei grandi romanzieri, conservando l'ultima carta per
il finale. Nel mentre, il lettore prende coscienza della tranquilla vita dei brasiliani
benestanti dell'epoca (1857-1900), conoscendo le loro abitudini, i sogni, le occupazioni,la
fede, la morale, ecc...La famiglia del protagonista, costituita dalla signora
Maria da Glória Fernandes Santiago, vedova, ma accompagnata dal fratello
vedovo Cosme di professione avvocato, la cugina Bustina, non sposata, e l'aggregato
José Tobias, personaggio singolare che in parte ci ricorda i buffoni delle
grandi casate dei latifondisti russi. Una famiglia benestante di Río de
Janeiro che vive nella strada Macavalos senza alcun problema economico. Bento
Santiago, il protagonista, chiamato Benitín dai suoi familiari e parenti,
è la ciliegina sulla torta della famiglia, e di chi spera, dovuto ad una
promessa fatta alla madre, di vederlo convertito in prete. Promessa che non si
compie e Bento Santiago abbandona il Seminario, diventa avvocato e si sposa con
Capitu, sua vicina e innamorata di tutta una vita. I classici, sicuramente,
sono romanzi indispensabili per gli amanti della letteratura.
_________________________________________
Altre
recensioni di "Don Casmurro":
Già
tradotto in Italia alla fine degli anni '20, non si può tuttavia dire che
a Joaquim Machado de Assis (1839-1908), massimo scrittore brasiliano e uno dei
maggiori di tutte le letterature, sia andato quel vasto riconoscimento dei lettori
che sicuramente gli spetta. È probabile che a questo parziale ritardo presieda,
oltreché la disattenzione del pubblico per la letteratura cosiddetta classica,
il carattere stesso dell'arte di Machado de Assis, che è la discrezione,
l'ironia, l'originalità dei modi narrativi. Inoltre, l'eurocentrismo culturale
ha prodotto anche in questo caso i suoi danni. Non ne resta che invitare il lettore
a una tardiva traversata dell'oceano. Sull'altra riva, nella Rio de Janeiro del
secondo Ottocento, lo aspetta uno scrittore che non è inferiore a nessuno
dei grandi. La sua singolarità fatta di una delusa ma compassionevole conoscenza
dell'uomo, ha trovato nella rappresentazione romanzesca accenti e forme di insuperata
giustezza e di universale risonanza. Gli editori italiani, tra molte smemoratezze,
mostrano ogni tanto di ricordarsi di questo solitario e grandissimo artista. Come
il romano Fazi che pubblica una nuova traduzione del "Don Casmurro"
(pp. 297, lire 30mila). È il terzo dei capolavori di Machado (1900), venendo
dopo le "Memorie postume di Bràs Cubas" (tradotto anche come
'"Memorie dall'aldilà") e "Quincas Borba" (entrambi
da Rizzoli). "Don Casmurro" appartiene alla matura stagione creativa
del suo autore, tra il 1880 e il 1904, comprensiva anche dei racconti (oltre duecento)
dei quali una scelta, 'La cartomante', è apparsa presso Einaudi. Lo precede
il periodo cosiddetto romantico (1870-78) del Machado scrittore in versi, autore
di teatro e romanziere della prima maniera ('Elena'). Figlio di poveri mulatti
- la madre era stata schiava - l'adolescente Joaquim si provò in vari mestieri
come il venditore ambulante, il tipografo e, infine, il correttore di bozze nella
nativa Rio del mite imperatore Pedro II. La sua formazione fu quella di autodidatta
di genio, che le innumerevoli letture in varie lingue resero coltissimo. Giornalista,
burocrate ministeriale poi scrittore illustre e fondatore dell'Accademia Brasiliana
delle Lettere, non si allontanò da Rio e restò estraneo ai moti
di rinnovamento del suo paese (l'abolizione della schiavitù e il passaggio
alla repubblica). Il carattere schivo e pessimista, accentuato dal male che minò
la sua vita (l'epilessia), i lutti famigliari e l'unione strettissima con la moglie,
fecero di lui quasi esclusivamente e gelosamente lo scrittore che il mondo ammira.
L'uomo Machado si coglie in trasparenza nelle pagine dei suoi libri, tutt'altro
che disposto all'ottimismo sulle umane sorti, ma non per questo meno incline all'indulgenza
e perfino all'amenità. Perché Machado de Assis è molte anime
assieme, molte disposizioni del cuore e della mente, così da abbracciare
nella sua scena narrativa "la sostanza della vita", le molteplici e
sfumate varianti della natura umana, dalla "facezia" alla "malinconia"
- come egli ebbe a dire - e all'insegna della simpatia universale ("La simpatia
è il mio lessico") . In una struttura romanzesca del tutto particolare,
dal taglio breve e variato (squarci di racconto, ritratti, meditazioni, digressioni)
il lettore ha l'impressione di essere benevolmente guidato ("Vieni con me,
o lettore"
) nella conoscenza umoristica e accorata insieme, struggente
e ilare, dell'individuo particolare e del destino comune, l'uno e l'altro intesi
come illusorio miraggio, inganno, vanità, follia e brevissimo incanto.
"Bràs Cubas" racconta in versione postume e dall'aldilà
la mediocre parabola della sua vita e dei suoi amori e il miserando tentativo
di inventare un balsamo antiipocondriaco; nel "Quincas Borba" seguiamo
il lento scivolare nella follia di Rubiao, il protagonista; ed ecco, nel "Don
Casmurro", il fatale dissolversi delle illusioni. Bento Santiago, detto Casmurro
per il carattere chiuso, ha amato nell'adolescenza Capitù, una fanciulla
che partecipa dell'angelo e della zingara "obliqua e dissimulatrice"
. A questo idillio, nel racconto in prima persona, tiene dietro il matrimonio
felice e la sospirata nascita di un figlio. Se nonché, questo figlio svela
un'impressionante e crescente somiglianza col migliore amico di famiglia, Escobar,
morto in un incidente. Don Casmurro, morso dalla gelosia, desume ostinatamente
da quella somiglianza il tradimento della moglie amatissima con l'amico fidato.
In questa certezza che nulla può smentire né confermare, insondabile
e ineluttabile come la crudeltà del destino, si spengono i giorni accidiosi
di Don Casmurro e si chiude dolorosamente il libro bellissimo. Che è il
romanzo della perdita e dello smarrimento, della caduta irreparabile. Il romanzo,
infine, della "tristezza del mondo", di quel particolare clima di infelicità
remissiva, di piena contenuta, di tragedia temperata, alleviata, che è
proprio di Machado de Assis e che si trasferisce nel lettore come un verdetto
senza appello e un prolungato conforto. Una didattica morale nutrita di "un
sentimento amaro e aspro" sottostà alla narrativa di Machado de Assis,
che è la proiezione della sua filosofia esistenziale. Ma è altissima
prerogativa del suo genio che questo presupposto non sopraffaccia la rappresentazione,
anzi la animi, la rinvigorisca e la allieti fino a sanarla così della teoria
come della negazione, nella sintesi perfettamente compiuta di poesia e verità.
Italo
Vanni _____________________________________________
Joaquim Maria Machado de Assis Esperti
e curiosi di letteratura brasiliana accoglieranno soddisfatti l'uscita di "Don
Casmurro" considerato il capolavoro di un autore che i manuali non esitano
a definire " il maggior scrittore del Brasile" e di cui l'editoria italiana
si é invece occupata in modo poco sistematico. La pubblicazione dell'opera
di Machado de Assis (1839 - 1908), costituita da tre romanzi e da una nutrita
serie di racconti ( circa duecento) é incompleta e contesa - a quanto pare
senza troppa convinzione - da diversi editori ( Einaudi, Lucarini, Bulzoni, Lindau,
Biblioteca del Vascello, Rizzoli, Fazi). Machado de Assis, autore dagli interessanti
dettagli biografici - mulatto, autodidatta, epilettico e balbuziente - e fine
osservatore, in virtù della sua attività giornalistica, della società
fluminense a cavallo tra i due secoli, é anche noto come il "meno
brasiliano dei letterati brasiliani", per lo stile da feuilleton che hanno
certe sue storie borghesi e coniugali e per lo humour alnglosassone con cui racconta
bizzarre conache urbane. "Don Casmurro" (1899), che chiude la famosa
trilogia composta da "Memórias pòstumas de Brás Cubas
( Memorie dell'aldilà, Rizzoli, 1991, ed. orig. 1881) e "Quincas Borba"
(1891), sfrutta una situazione classica qual'é quella del triangolo amoroso
- con i corollari della gelosia e della paternità illeggitima e altri immancabili
ingredienti del drammone ottocentesco - temperando ogni possibile enfasi o patetismo
mediante un punto di vista scanzonato, qual é quello di un narratore che
entra ed esce dalla diegesi rivelandone le malizie al lettore. Convinto di condividere
lo sguardo disincantato del narratore, il lettore dovrà invece accorgersi
con sorpresa, nelle ultime venti pagine, di essere stato vittima di una sorta
di tranello e di dover considerare tutta la vicenda in una luce nuova. Come in
un poliziesco riuscito, gli elementi erano sotto i suoi occhi fin dalle prime
pagine ma...
Vittoria
Martinetto ________________________________________________ Bisogna
essere grati ai piccoli editori se talvolta si leggono autori stranieri, anche
molto importanti in patria, da noi poco o mai tradotti. E' il caso di questo significativo
Don Casmurro (1890), opera celebre di Machado de Assisi, pubblicata da Rizzoli
nel lontano 1954 e solo ora ripresentata al pubblico italiano da Fazi Editore.
De Assis è forse lo scrittore più prestigioseo e al contempo meno
rappresentativo della letteratura crioca dell'Ottocento. C'è nella sua
narrativa una vena cinica, erosiva che allontana sia dal realismo dei brasialiani
suoi contemporanei. ed è proprio questa vena, che scorre lungo tutto Don
Casmuro, a renderlo di fatto un romanzo "sempre-verde". Bentinho, narratore
e protagonista della vicenda, ricostruisce da vecchio le fasi cruciali della sua
esistenza: l'infanzia serena ma gravata dall'imminente carriera ecclesiastica
(per voto della madre il bambino è destinato a diventare sacerdote), l'educazione
sentimentale, boicottata eppure vivificata dalla moralità asfissiante dell'ambiente
familiare, l'agognata liberazione dai vincoli delle volontà materne e il
compimento dell'unione con l'amata Capitu in regolarissimo matrimonio. Fin qui
il romanzo sembrerebbe il memoriale di una vita tutto sommato fortunata: difficoltà
superate, lieto fine garantito. E invece no. Tutto l'entusiasmo della giovane
coppia, si stempera nel ménage quotidiano. L acorsa rallenta, gli ostacoli
spariscono e tutto diventa piatto, facile, noioso. i due diventano onorati membri
di quella buona società che li aveva allevati e ne aveva contenuto gli
ardori. Frequentano pochi amici, vecchi e nuovi, della medesima moralità,
della medesima agiatezza. Tra questi c'è Escobar, l'ex compagno di seminario
di Bentinho, che diventa, insieme alla moglie, uno dei visitatori più assidui
di Rua de Matacavalos. E qui la vicenda si complica si scioglie insieme: Escobar
muore, ma di lui resta la somiglianza straordinaria con il bambino di Capitu e
Bentinho. Il protagonista vede crescere il proprio figlio e, nello stesso tempo,
il sospetto che non sia suo. Nei tratti di Ezequiel ci sono quelli di Escobar
che gridano che quel bambino è frutto di adulterio: l'adulterio della moglie
più santa del mondo, di CApitu, fino a quel punto esempio di autenticità,
modello di purezza, l'unica donna che il protagonista, per sua stessa missione,
potesse amare. Il verdetto di Bentinho non ammette repliche. L'ossessione del
tradimento prevale sul pianto incredulo di Capitu, prevale sull'incanto amoroso
del passato. I due si lasciano. Invecchieranno da soli. Eppure questa conclusione
non viene affatto drammatizzata. E' anzi l'epilogo coerente della vita, in una
prospettiva scettica e disincantata, qual è quella di Assis. In tutto il
romanzo il suo pessimismo non rischia mai di oscurare l'umorismo cinico che lo
contraddistingue. Verrebbe da scomodare il Satyricon di Petronio: la causticità
è la stessa, solo in parte diluita nelle illusioni del discorso amoroso.
Anche nei confronti della società brasiliana, l descrizioni dell'arretratezza
culturale, del dogmatismo religioso, dei pregiudizi morali mirano a ridicolizzare
i costumi delle classi elevate per quello che sono, senza particolari intenti
"sociali". E questo, considerando la letteratura-denuncia di fine Ottocento,
appare ancora più singolare. Singolare e ante litteram, se si pensa all'inettitudine
presveviana e al rapporto con la madre preproustiano, che hanno spinto il protagonista
di Assis a rinunciare a tutto. Suicidio compreso.
Mauro
Covacich
(L'articolo
di Miguel de Loyola è stato pubblicato nel giornale La Insignia,
Cile, aprile 2007 e tradotto in Italiano da Samanta Catastini. Gli altri articoli
sono presenti nel sito italiano www.libuk.com )
Miguel de Loyola
.
Precedente Successivo
Copertina
|