HASSAN
SANAQREH (FATAH) Hassan
Sanaqreh ha presieduto il Consiglio Studentesco dell'Università Al Najah
di Nablus nel 2004/2005, dove attualmente è il rappresentante di Fatah.
L'intervista si è tenuta il 17-08-2006. Domanda:
Cosa è cambiato per Lei da quando Hamas ha vinto le elezioni? In che misura
la guerra in Libano si riflette nella politica di Fatah?
Risposta:
Riguardo alla prima domanda: in verità Fatah ha piú sostenitori
di Hamas. La discordia alla testa del partito ha prodotto purtroppo la sconfitta.
È stato un duro colpo. Al momento cerchiamo di riorganizzarci, di identificare
ed eliminare i punti deboli. Sulla seconda domanda: il Libano è un paese
arabo, dove non vengono difesi solo gli interessi libanesi, ma anche quelli dei
palestinesi. Fatah sostiene il Libano e tutti i popoli del mondo che si battono
contro truppe di occupazione. In verità consideravamo l'UE come un sostenitore
dei palestinesi, ma dall'inizio della guerra, dopo ogni scontro tra israeliani
e palestinesi, l'UE prende partito per gli israeliani, i palestinesi sarebbero
terroristi, etc. Questo non lo capiamo. L'UE vuole forse la fine della resistenza
palestinese, in modo che gli israeliani possano occupare tutto il paese, uccidere
e fare tutto quello che vogliono? Anche il comportamento degli USA è insostenibile.
Temo che cosí si attraggano l'inimicizia dei loro concittadini arabi. Lo
sa, no, a ogni azione segue una reazione. D.
Cosa pensate della lotta armata come forma di resistenza? Cosa pensate delle brigate
di Al-Aksa? R.
Fatah si trova in un momento di transizione dalla resistenza militare a quella
politica. Le due cose insieme non funzionano. Prima che le truppe di Al-Aksa iniziassero
la lotta, la comunità internazionale si sforzava di trovare una soluzione
ai nostri problemi. Fatah al principio cercava una soluzione militare, ma dopo
aver conquistato nel 1996 il diritto a una Comunità Autonoma Palestinese,
siamo passati a una politica pacifica volta a muovere gli USA, l'UE e Israele.
Durante questo processo di pace i palestinesi hanno di nuovo perso tutti i loro
diritti. Fu allora che venne rispolverata l'ala militare del movimento, per attirare
l'attenzione del mondo su quel che accadeva qui. D.
Che importanza ha la religione all'interno di Fatah? R.
Io per esempio prego, digiuno durante il Ramadan e seguo tutte le regole dell'Islam.
Ma all'interno di Fatah può trovare persone che hanno idee proprie. Al
contrario di Hamas, che si batte per motivi religiosi, gli obiettivi principali
di Fatah sono la libertà dei palestinesi e la fine dell'occupazione. I
seguaci di Hamas si nascondono dietro la religione, ma alcuni di loro si comportano
peggio di noi. D.
In che senso? R.
Fanno cose cattive. D.
Cosa significa "cose cattive"? R.
I seguaci di Hamas dicono continuamente che bisogna fare questo e quello perché
cosí vuole l'Islam, pregare, digiunare, non fare sesso con minorenni, non
bere alcol, ma alcuni di loro non si attengono a queste regole! Vorrei aggiungere
qualcosa sui nostri obiettivi all'interno dell'università: il nostro compito
è quello di aiutare tutti gli studenti, non importa a quale organizzazione
essi appartengano. Distribuiamo opuscoli e cerchiamo di trovare una soluzione
ai problemi accademici e amministrativi. Ci occupiamo allo stesso modo di problemi
religiosi, per esempio organizzando i pasti duante il Ramadan, dato che molti
studenti hanno lunghe tratte da assolvere. Ci occupiamo delle matricole, discutiamo
sulla situazione in Palestina e sulle possibilità degli studenti dopo l'università. D.
Cosa pensate dei partiti piú piccoli come il PPP? R.
Fatah è in buoni rapporti con tutte le organizzazioni, non solo con le
maggiori. I piccoli partiti sono spesso la chiave della vittoria. Per esempio,
se nelle elezioni studentesche occorre una maggioranza del 42% ma noi raggiungiamo
solo il 40, dobbiamo coalizzarci con i partiti minori. D.
Ma cosa pensa dei gruppi di orientamento marxista-leninista? R.
Non giudico le persone secondo criteri religiosi o politici. In primo luogo si
tratta di palestinesi che vogliono superare l'occupazione. L'Islam ci insegna
a vivere insieme a tutti gli uomini, non importa se ebrei o cristiani o comunisti.
Nei rapporti con queste persone io vedo solo i comuni obiettivi.
Traduzione di Antonello Piana
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