SE UN GIORNO D'INVERNO UNA VIAGGIATRICE
(GIOCO DA ESEGUIRE IN TRENO)
Christiana de Caldas Brito
Premesse Il
primo passo era sedermi e guardarlo, nell'assoluta consapevolezza dei bei momenti
da godere insieme.. Un respiro profondo e... all'attacco. Avete capito. Sto
parlando del vecchio piacere di leggere in treno, di sedermi con un libro, nuovo
o di seconda mano, magari preso alla destinazione precedente, magari avuto in
regalo da amici o familiari, gente che ormai sa che a me i libri sono l'unico
regalo gradito. Eseguivo l'inizio del rituale senza badare alle persone che
chiacchieravano e mi guardavano. Non davano fastidio le voci o gli sguardi. Funzionavano
da sfondo al piacere di leggere. Purtroppo, il mio godimento è stato
assassinato dalla cavalcata delle Walkirie, dalla marcia dell'Aida, dalla quinta
di Beethoven e - ahimè - persino dal requiem del povero Mozart. Per carità,
i grandi musicisti non sono direttamente responsabili ma, da un po' di tempo in
qua, ho cominciato a odiare certe loro composizioni. Le associo immediatamente
al rischio di dover seppellire la mia vecchia e amata usanza di leggere durante
i viaggi in treno. Vagone
002 - posto 55 - corridoio. Mi siedo e il rituale comincia. Formato ideale, 18
x 11, pattinato. Gradevole al tatto, questo Calvino capitatomi tra le mani a Bologna,
quasi per caso. Lo apro. Salto la presentazione, la cronologia e la bibliografia.
Chiudo gli occhi, quasi come a creare uno spazio mentale in cui depositare a poco
a poco il piacere che si preannuncia. Riapro gli occhi e... "Pronto!" ... "Sono
in treno. Tu, dove sei?" ... "A Milano." ... "Domani
sera." ... "No, dalla zia di Antonio. " ... "Se
hai qualcosa da dirmi, chiamami." ... "Ciao." Mi
domando perché quella lì è stata chiamata da uno o da una
che non aveva nulla da dirle. La richiamerà... C'era bisogno di disturbare
il mio rituale proprio quando il piacere stava per cominciare? La pace sembra
tornata. Mi preparo ad un nuovo attacco, ma il signore con i baffi ha appena tolto
l'aggeggio - rosso!- dalla tasca dell'impermeabile: "Pronto,
ohè là, ciao, no, no, sono in treno." ... "Ti sento
benissimo, dimmi tutto." ... "Potremo parlarci più tardi,
se vuoi." ... "Ti chiamo io, va bene? Ciao." Pure
qui, quello che avevano da dirsi, se lo diranno dopo. Si sono chiamati per non
dirlo. Ritorno a Calvino. Capitolo I: Stai per cominciare a leggere il nuovo
romanzo Entrano. Prima, timidamente, ma appena la signora toglie l'aggeggio
dalla borsa, aggressive e trionfali. Le Walkirie! Onnipresenti, invadono il vagone.
Ah, Wagner, se tu almeno potessi immaginare dove sono finite le tue Walkirie... "Pronto!" ... "Ciao!
Vicino Grosseto. Tu?" .... "No, martedì sera." ... "E
com'è andata?" ... "Va bene. Ci risentiremo. Grazie della
chiamata." Ma
se non hanno una valida ragione per chiamare, perché chiamano? "Ciao,
sono Franco. " ... "Hai fatto benissimo, ho ricevuto tutto. Ci
sentiremo per altri sviluppi." ... "Buona giornata, buon lavoro,
ciao, ciao, ciao." Dopo
queste comunicazioni (vere e proprie scomunicazioni), e quei tre ciao, quando
ne bastava uno, decido di prendere una decisione, un ultimo tentativo per non
abolire del tutto il piacere di leggere in treno. Mentre i maledetti aggeggi
ogni volta diventano più piccoli e s'insinuano nelle cavità inattese
delle giacche e dei corpi, io cerco disperatamente di difendere i miei diritti
di lettrice. Apro un parentesi: avete fatto caso che le borse, sia femminili sia
maschili, hanno addirittura degli spazi adibiti per contenere gli aggeggi? Alcune
possiedono un rettangolo esterno fatto su misura per adattarsi esattamente alla
misura dell'aggeggio. Come mai i designer di moda, gli artigiani del cuoio, quelli
che creano le borse, non hanno mai pensato di cucire un rettangolo per metterci
magari un Verga, un Pasolini o un Hemingway? I libri... Gli ingegnosi anglo
sassoni, hanno ideato i pocket books, ma le borse sono sempre strapiene
di chiavi, moleskini, occhiali, kleenex, penne e portafogli, che abbiamo finito
per trasformare i nostri amati pocket books in hand books e in casi
più estremi, in armpit books. È vero che leggo anche in
metropolitana o in autobus. Una volta, a Roma, aspettavo il 705, e il libro che
stavo leggendo era talmente interessante che non avendo trovato posto a sedere,
ho continuato a leggerlo in piedi, mezzo schiacciata. Data la mancanza di spazio,
ho dovuto piegare Cent'Anni di Solitudine, dico cento, mica dieci! Un'altra
volta, nel 64, non l'anno ma l'autobus, piegai non solo il Delitto ma anche
il Castigo. Ah, i libri... Vi confesso che potrei fare a meno di leggere
in autobus e in metropolitana, ma non in treno! In un mondo ormai contaminato
da invadenti aggeggi, quante peripezie per entrare in treno con un libro! La
nascita del gioco Arrivata
alla disperazione, di cui vi racconto il percorso, adottai una strategia, o meglio,
ho inventato un gioco. Vi assicuro che dà risultato e, tranquillizzatevi,
non si tratta di un gioco bellico. Numero di giocatori: tanti quanti siano
i passeggeri di un vagone (qualunque) di un treno (qualunque). Uno dei giocatori
sarà la lettrice (o il lettore), e naturalmente avrà un libro che
cercherà di leggere. Gli altri giocatori devono essere in possesso di aggeggi
non necessariamente della stessa generazione (mi riferisco alla generazione degli
aggeggi, non dei giocatori). Attenzione: è importante che chi fa la lettrice,
abbia anche lei, un aggeggio in tasca e presto lo vedrete perché. Il
gioco ha inizio quando la lettrice apre il suo libro e, seguendo i passi del rituale
d'apertura, si prepara all'attacco. Tutti gli altri giocatori dovranno già
essere in possesso dei loro aggeggi. Dopo aver saltato, come si è visto,
la presentazione, la cronologia e la bibliografia, se mai ci fossero, la lettrice
inizia a leggere, senza mostrare un eccessivo interesse. Se abbastanza abile,
potrà mantenere un'aria indifferente e stanca, come quella di un'allieva
costretta a leggere. Appena suona il primo aggeggio, o appena uno degli altri
giocatori chiama qualcuno, avranno inizio, come sapete, quelle ignobili frasi
tipo "ciao, dove sei, "io sono in treno", "come va",
"ciao, ciao, ciao", la lettrice, con spiccata agilità e in modo
assolutamente imprevisto, toglierà dalla borsa il suo aggeggio spento,
facendo però credere agli altri che sia acceso. Lo reggerà con la
mano destra all'orecchio destro, mentre con la mano sinistra terrà il romanzo.
Fatto questo, dirà in un tono altissimo, il più forte che può: "Pronto,
Italo? Sono io." ... "Bene, e tu?" ... "In treno.
Tu, dove sei? ... "Davvero? Non ti credevo così lontano." ... "Scusami,
hai ragione." ... "Per dirti che sei fantastico!" ... "Certamente.
Ecco. (Qui, la lettrice, o il lettore, dovrà strillare ancora più
forte). "Sto leggendo ! Non voglio essere disturbato!" Forse non
ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: "Sto
cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!" Sicuramente
gli altri giocatori si sentiranno a disagio con una lettrice che parla quel che
legge, anzi, una lettrice che strilla il suo libro. Inversione
dei ruoli
A questo punto del gioco, si invertono i ruoli. La rompiscatole adesso, la maleducata,
sarà la lettrice che con il suo libro disturberà le comunicazioni
dei suoi compagni di vagone. Dettaglio importante: la lettrice dovrà riprendere
la sua offensiva al più pallido accenno di un possibile squillo di un aggeggio
degli altri giocatori. "Pronto,
Calvino? Sono sempre io." ... "Eh, provo a leggerti, ma è
difficile, sai?" ... "Sì, sì, sì (dirlo tre
volte!) ... "Sono alla pagina 83. (Qui, gridare): "è
sempre questo: c'è una cosa che è lì, una cosa fatta di scrittura,
un oggetto solido, materiale, che non si può cambiare, e attraverso questa
cosa ci si confronta con qualcos'altro che non è presente, qualcos'altro
che fa parte del mondo immateriale, invisibile, perché è solo pensabile,
immaginabile, o perché c'è stato e non c'è più, passato,
perduto, irraggiungibile, nel paese dei morti..." Chi
vince Ci
sarà, con ogni probabilità, una controffensiva da parte degli altri
giocatori che cercheranno anche loro di gridare, più di quanto già
gridassero prima. La lettrice comunque avrà eccellenti possibilità
di vincere la partita perché in mezzo agli strilli generali, non dovrà
sentire nulla sul suo aggeggio spento. Potrà conversare con Calvino per
ben 304 pagine! Ma, direte voi, è una noia questo di dover gridare un
libro. D'accordo, ma si tratta solo di un passo strategico per raggiungere la
vittoria. Gli altri compagni di gioco, scocciati, andranno a fare le loro chiacchiere
telefoniche lontano, il più lontano possibile. Il gioco finisce con
la lettrice che potrà finalmente dedicarsi al piacere silenzioso della
lettura nello stesso vagone di prima, non più infestato da sgradevoli aggeggi. Sviluppi
del gioco Potrà
succedere che gli altri giocatori chiedano alla lettrice di abbassare il tono
della voce, facendole capire che con la sua lettura non è proprio possibile
utilizzare gli aggeggi. Toccherà allora alla lettrice spiegare agli altri
giocatori che neanche lei riesce a leggere con i loro aggeggi, ossia che neanche
lei è disposta a continuare il viaggio in un vagone pieno di pimpanti Walkirie. Il
gioco potrà anche arrivare a delle situazioni estreme in cui il rumore
della discussione disturberà i più distanti viaggiatori. Se ciò
dovesse succedere, ci sarà bisogno dell'intervento del capotreno, ma non
vi spaventate, questo nuovo giocatore quasi sempre tifa per chi vuole viaggiare
in silenzio, essendo anche lui stufo degli aggeggi. Risultato
finale Questo
gioco è stato da me provato varie volte. Le sue regole vi saranno utili,
se amate anche voi leggere in treno. Vi confesso di aver vinto tutte le partite
giocate finora. Non mi resta che augurarvi buona fortuna, buon viaggio e, soprattutto,
buona lettura!
Christiana de Caldas Brito
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