SECOND-HAND LOVE
Mari Laanemets
Mi ricordo che ai tempi della scuola arrivavano pacchetti dall'estero con i generi alimentari piú strani - insieme alla farina, a zucchero e margarina, anche sanguinacci in conserva e lenticchie. Si era verso la fine della R.S.S. estone, al tempo del regime di penuria della perestrojka. I pacchetti e le scatolette ornarono per molti anni le credenze delle nostre cucine. Ci interessavano piú le belle etichette che i loro contenuti.
Tra gli indumenti consunti e le scarpe logore sparse sull'impiantito della palestra era invece raro trovare qualche pezzo chic. Non sapevamo cosa farne, non eravamo al punto di dover indossare quei panni lisi e impregnati del forte odore di lavatrice occidentale in cui erano stati centrifugati.
Agli inizi degli anni '90 invece l'Estonia era ormai un paese indipendente e noi eravamo ispirati dal grunge e da Julia Roberts, e ormai inflazionati di jeans stone-washed e di tutti i vestiti fluorescenti importati attraverso la baia finnica. Fu allora che i second-hand-shops divennero l'ancora di salvezza per gli adolescenti alla moda e per l'economia estone (furono proprio il commercio di vestiti e macchine usate, insieme ai piccoli video-bar, a fornire il primo plusvalore agli odierni VIP e imperi commerciali).
"Perché diavolo ci spediscono le loro vite dismesse?" Una domanda offesa e indignata come se l'è posta Mare Tralle col suo lavoro del 1995 Second-hand lovestories non è stata formulata molto spesso.
L'opera esposta alla fine dello scorso anno nella Galerie Giedre Bartelt (Linienstr. 161, 10115 Berlino) trae ispirazione da un mucchio di vestiti usati arrivati come aiuti umanitari. La summenzionata domanda si trasforma in un'autentica ossessione. Alla ricerca della "vita dismessa" - Storie degli Altri - l'artista cominciò a passare in rassegna i Charity Shops e i mercati delle pulci.
L'opera si divide in due parti: la prima è costituita dalle fotografie in cui l'artista posa indossando la biancheria altrui, come se cercasse di immedesimarsi nei corpi e, in senso lato, nelle storie altrui. Partendo da qui nasce la seconda parte dell'opera - love stories. Ogni capo d'abbigliamento ha la sua storia da raccontare. Ognuna di queste storie è tuttavia fittizia, inventata dall'artista o presumibilmente acquisita anch'essa di "seconda mano". Il "taglio" è ricalcato sul dozzinale romanzo rosa, ma con la sostanziale differenza che manca il lieto fine. Queste storie che non corrispondono all'ideale sono piuttosto una caricatura di storie d'amore (ma sono forse accadute a voi stessi o ai vostri conoscenti?) e tendono invariabilmente al fallimento. Il grande amore sempre anelato non arriva, è solo una chimera nella quotidianità grigia e triviale. Non si può nemmeno parlare d'amore. Si tratta piuttosto, come scrive Eero Epner nel testo accompagnatorio alla mostra, di "tentativi falliti di trovare qualcuno che dia un senso a tutto il resto"1
Notoriamente nella psicanalisi il sesso femminile viene definito un costrutto di natura secondaria, un uomo ridotto. Mancando alla donna un proprio valore, essa non è neppure in grado di dotarsi autonomamente di senso.
Qualcosa di simile accade anche a queste narratrici, che parlano da una prospettiva poco colta ma tanto piú passionale, un po' come la corrispondenza delle lettrici di una rivista femminile. L'autrice dà alle protagoniste i nomi di note artiste e teoriche femministe. Alla luce di queste storie private e triviali ogni teoria diventa però superflua, non essendo in grado di conciliarsi con le esistenze di coloro che per le quali l'artista afferma di parlare. E tuttavia Tralla si mantiene in una posizione ambivalente. Non risulta chiaro da che parte stia quando parodizza la banalità delle storie d'amore. Se davvero si tratta di una parodia.
L'opera è nata all'epoca in cui le eroine del lavoro sovietico venivano sostituite dalle bambole di Barbie, allorché le donne estoni venivano liberate dal lavoro e potevano finalmente restare a casa, in un'epoca in cui il femminismo era relegato a scandalo intellettuale.2 Di consenguenza l'opera di Tralla, distruggendo i sogni - ovvero le regole del gioco -, venne recepita come immorale, e la stessa autrice marchiata a fuoco come "disgusting woman". Il fatto che in Estonia Second-hand love-stories nel 1995 abbia suscitato uno scandalo è dovuto alla messa in scena di qualcosa che fino ad allora non era consentito vedere. Lo scandalo ha però poco a che vedere con la nudità femminile. La pornografia era sí severamente vietata nella R.S.S.E., ma gli artisti estoni avevano sempre avuto un talento speciale per ritrarre nudi. Solamente che essi, come le bambole di Barbie, non piangevano né sanguinavano. Inoltre le donne estoni erano sempre state eleganti, tant'è che i visitatori occidentali le prendevano tutte per prostitute. Da qui anche il disdegno aperto del mondo occidentale verso il ritorno dei vecchi indumenti - una donna informe che indossa una camicia da notte di poco prezzo - che si credevano ormai spediti via per sempre e dimenticati.
L'origine europeo-orientale dell'artista e quella occidentale degli indumenti dismessi sembra rimandare a una storia d'amore intereuropea.3 La storia di Cenerentola? Dal 1991 vestiti usati e vecchi elettrodomestici vengono spediti verso est, a partire dal 1999 - da quando esiste il visto libero trimestrale per i paesi Schengen - possiamo andare a vederci da dentro come funziona la festa. Con le spedizioni verso l'Europa orientale gli occidentali si risparmiavano i costi di smaltimento dei rifiuti. Ma è stato anche bene che noi ci siamo provati le scarpe e non le abbiamo rifiutate per principio. Il 1 Maggio arriviamo! Toc-toc!
Traduzione di Antonello Piana
1 Eero Epner, Korper ohne Sprache (Corpo senza lingua), in: (Un)dressed Körper in der baltischen Photokunst, Vol. 2: Estland. Giedre Bartelt Galerie, Berlino, 29 Novembre 2003 - 31 Gennaio 2004
2 Hasso Krull, Feminism and the EstonianCommunity, in Est.Fem., Catalogo della mostra, Tallinn, 1995, pp. 9
3 Secondo Marina Grzincic l'Europa orientale è di sesso femminile, vale a dire un'alterazione di quella occidentale. V. Marina Grzinciz, Fiction Reconstructered. Eastern Europe, Post-socialism and the Retro-Avantgarde, Vienna, edition selene, 2003, pp. 30 e sg.
Precedente GEGNER
- L'AVVERSARIO
Copertina
|