IO SONO CAMILLA DE FANZASI

 

Alessandra Nassuato

 

 

Come dico sempre ho ben poco di una donna: corti capelli corvini, fronte schiacciata sul naso e una tendenza prepotente alla trivialità che mi si legge addosso. Amo le braghe. Non i pantaloni, proprio le braghone sportive unte e zeppe di tasche. E le canotte aderenti sul mio petto invisibile.
Ma non sono lesbica, no.
Mi piacciono gli uomini, quelli sottili, bislunghi con gli occhialetti in titanio, quelli timidi che non sanno mai dove mettere le mani.
Il fatto è che io, di solito, non piaccio a loro.
– Dovresti essere un po’ più femminile.
Oppure.
– Forse con la gonna sembreresti più dolce.
Dolce. Io.
Io che di dolcezza nemmeno l’ombra. Io che di femminilità ho solo l’odore.
Potrei, volendo, scoprire queste gambe secche e muscolose, evidenziare il petto con un reggiseno imbottito, è che non mi piace.
Mettereste un cappello di paglia ad una donna in carriera?
Ho fatto una scommessa con Beppe, ieri, mi sono lasciata conciare come piace a lui, curiosa di capire se potessi stimolare meglio le sue erezioni.
Ho la fica rasata e qui non ha potuto metter mano, ma è riuscito a pettinarmi i capelli con la frangetta sugli occhi, come i cani.
Poi, da nuda, mi ha truccato il viso: fard rosato sulle guance, eye liner sottile sulle palpebre e rossetto da zoccola.
L’abito me l’ha comprato lui, un vestitino verde con le spalline sottili, la cui lunghezza mi copriva le ginocchia, forse l’unica zona del mio corpo che dovrebbe restare svestita.
E come contorno un intimo di voile nero, a righe lucide/opache.
Una zoccola, una zoccola davvero.
Di solito le donne si vestono da zoccole e ragionano da donne.
Io invece mi vesto da uomo e ragiono da zoccola.
Ma questo è difficile da capire.
Comunque, così addobbata, sono uscita con Beppe sul lungomare affollato di giovani ed abbiamo scelto un locale dove si suona musica etnica, senegalese, per la precisione.
Mi piace il ritmo, percussioni e cantilene nere, sobbalzi del corpo.
Ce ne stavamo in piedi, schiacciati come sardine, col bicchiere in mano, quando si inserisce tra di noi un omone corpulento dal sudore acido.
Senegalese.
E col naso rotto.
Proprio sanguinante.
Se lo copriva con un fazzoletto più rosso che bianco e piagnucolava vistosamente verso di me.
Detesto fare la crocerossina e non ho stomaco per il sangue.
Beppe, che mi conosce da sempre, mi si para davanti strisciando lungo il bancone.
– Hai bisogno di aiuto? Chiamo qualcuno?
Nessuno faceva caso alla scena, stipati com’eravamo ma il negro, zitto, muoveva la testa verso la mia frangetta.
– Andiamocene Beppe, questo è suonato.
– Ma no, Camilla, aspetta che vediamo se possiamo aiutarlo.
Finì che ce lo portammo a casa e lo medicammo con della semplice acqua e uno dei miei fazzoletti preferiti.
Poi, il negro, forse preso da una sbornia, si addormentò sul divano.
Nemmeno sapevo come si chiamava, non parlava mai, si limitava a mostrare dei denti giallastri e patinati.
– Adesso ti scopo.
Avevo dimenticato la scommessa, se Beppe fosse riuscito a farmi urlare almeno 4 volte, mi sarei vestita sempre come piace a lui.
Ma quel negro stravolto mi intimoriva.
– Aspettiamo che se ne vada, almeno.
– È cotto, non ci sentirà nemmeno.
Beppe, fondamentalmente è un timido, non abbastanza magro né intellettuale ma resta un caro ragazzotto cortese.
Di solito mi apre la cerniera della braghe e ci infila la mano, con prudenza, aspettando che gli dia il via.
I miei via sono da zoccola, naturalmente.
Cose che non sto nemmeno a ripetere per quanto sono oscene.
Le prime volte Beppe restava interdetto da tanta volgarità, poi ci si abituò, controvoglia.
Lui è il classico tipo che ti parla d’amore prima di toccarti la fica.
Io né prima né dopo.
Dopo mi addormento.
Ieri andò diversamente; Beppe mi infilò le mani sotto la gonna mentre io non riuscivo a pronunciar parola, presa com’ero dal pensiero di quel cornuto che dormiva di là. E poi senza sconcezze a me non mi tira.
– Tesoro, sei bellissima.
Rigida come uno stoccafisso mi concedevo controvoglia ai suoi baci lenti.
– Ma non è meglio se facciamo domani? Mica scappo, te la do domani.
– Hai promesso!
Insomma, dopo tre quarti d’ora estenuanti, finimmo a letto, nudi come sempre, solo che lui era in tiro pazzesco mentre io asciutta come la lingua di un fumatore.
E meno mi eccitavo più a lui veniva voglia.
Mi rigirava nel letto come fossi un involtino primavera, croccante e gustoso, mi leccava ovunque con la voracità di uno in digiuno da mesi.
Uno schifo, praticamente.
Poi, quando arrivammo finalmente al dunque, me lo infilò con tanta potenza che mi fece urlare. Secca com’ero venni in un lampo.
– Però, sei già al primo orgasmo!
Beppe era fuori di lui dalla gioia, io invece lo avrei squartato.
– Va bene, va bene. Ma adesso basta.
– No che non basta, la scommessa era chiara, entro domattina 4 orgasmi!
Mi piace essere pompata duro. Come fanno i maschi vigliacchi che solo a letto danno il meglio di sé. Beppe non era ancora venuto e lui è un vigliacco.
Mi riafferrò per i fianchi e pompò ancora con una velocità che mi rompeva il fiato.
Il secondo orgasmo arrivò dopo poco, con sua enorme soddisfazione.
Ma di tregua non se ne parlava ancora.
Dal salotto si udiva qualche rumore sconnesso.
– Il negro si è svegliato.
– Ma no, smettila, torna qui, dove vai?
Mi coprii con il lenzuolo e andai a sbirciare. Era girato di pancia e gli ciondolava un braccio sul pavimento. Dormiva lo stronzo.
– Io la smetto qui, Beppe. Non mi va questa storia e non riesco a sentirmi libera come vorrei.
– Ma se sei venuta due volte in pochi minuti? Non dire stronzate e torna qui!
Vigliacco era vigliacco, uno che vuole sfruttare l’occasione fortunata.
Gli altri due orgasmi avvennero a breve e poi ancora un quinto in rapida successione.
E il negro dormiva.
Oggi indosso una camicetta bianca trasparente, una gonnellina campagnola e un paio di sandali con la zeppa di sughero.
E non sembro una zoccola, sembro un cagnolino che imita una donna, zoccola.
Ora Beppe è contento ma io, senza il negro, non godo più
.

 



Alessandra Nassuato , trevigiana dal 1969, ex stilista di moda ora impegnata nell'assistenza agli anziani e ai malati terminali e nella crescita di 3 figli. Collabora con diversi siti letterari, il primo racconto lo pubblicherà su carta per Blue, in edicola ad ottobre ma ha altri progetti in corso che spera vedranno presto la luce.



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