I FANTASMI DEL WTC

Carlos Fazio



Il terrorismo era già presente molto prima che l'ultima delle torri gemelle si "suicidasse in gran bellezza" nel lontano 11 Settembre. Per il filosofo francese Jean Baudrillard l'attentato contro il World Trade Center (WTC) di New York, è stato un atto di "autodistruzione" generato dalla stessa egemonia degli Stati Uniti. Proprio questo modello di mondializzazione immorale e onnipotente, incarnato, nell'immaginario, in questo paese, "e che produce discriminazione e una massa sempre più grande di esclusi", è ciò che ha generato la "violenza" culminata nell'"atto aereonautico più bello della storia moderna". Nel concepire la mondializzazione come modello unico, le contraddizioni non vengono dall'Estero. Sono all'interno del sistema. Come la fiamma di H.M.Enzensberger, l'"energia assassina" che devastò le torri gemelle è una manifestazione del presente, un fenomeno reattivo allo stato attuale della società mondiale.
Si tratta di un sistema di sterminio che cancella la realtà, con le sue differenze e le sue particolarità. Dopo che gli "esperti kamikaze" (Joaquín López Dóriga dixit) hanno completato le loro opere, gli Usa sono rimasti "disarmati", mentre l'"altro" (il terrorismo) è divenuto un "effetto spettrale" del suo proprio potere. Una "copia patologica" del suo avversario (H.M.Enzensberger).
Le torri gemelle si sono sfuse nella propria logica di guerra del sistema. E' stato terrore contro terrore in un conflitto asimmetrico. L'impressione che l'attacco sia venuto "dal di fuori" inganna. Non esiste uno spazio esterno per le azioni umane e disumane che sia fuori da un contesto "globale". L'Impero affronta un nemico "fantasmatico" che è da tutte le parti e dentro ognuno di noi.
Come nella Guerra del Golfo la copertura mediatica di ciò che è successo è stata asettica. E' tornata a prevalere una concezione di informazione per la quale occultare è più importante che mentire. Ma nemmeno si occulta deliberatamente, bensì per indifferenza, ignoranza o patriottismo. Nel'avvio del XXI secolo, siamo nello spazio iper reale in cui i fatti, anche i più clamorosi, vengono percepiti come simulacri e finiscono per essere vissuti come semplici spettacoli. Le morti si producono su un territorio fantasmatico restituito dai media e tradotto in emozioni vicine all'affettività effimera dello spettacolo.
Tecnicamente, l'attentato è stato ispirato dalla logica dell'immagine simbolica dell'occidente. Come dice Enzebsberger, in Il ritorno del sacrificio umano: il "massacro di massa" di New York non riflette una mentalità anacronistica. Anzi, è stato messo in scena come spettacolo mediatico con piena comprensione da parte della "civilizzazione statunitense". A sua volta, per Baudrillard, la demolizione del simbolo egemonico ha nascosto un "segreto fascino", visibile dappertutto, che nessuno osa esprimere perché sarebbe "immorale", dinanzi agli scrupoli moralisti dei padroni dell'universo e dei loro adulatori (Carlos Fuentes). Si tratta di una complicità clandestina, ambigua, inconfessabile, altrettanto immorale quanto l'onnipotenza del sistema. Per questo Baudrillard raccomanda di essere "immorali" per cercare di capire, al di là del bene e del male, un avvenimento che sfida qualsiasi tentativo di interpretazione, perché è "sicuramente diabolico".
Non è stato un caso che attorno al delirio sacrificale delle torri gemelle siano comparse diverse "teorie di cospirazione". Compresa quella che difende la caccia al "fondamentalismo islamico" scatenata dal Presidente Bush. Di fronte all'impotenza e alla paura provocate da questo fatto negativo "inspiegabile"; in mezzo ad una monumentale campagna di menzogne e di disinformazione montata dalla casa Bianca e dal Pentagono sul rigido schema amico-nemico ("con gli Stati Uniti o con il terrorismo"), la " cospirazione" di Bin Laden incarna il "nemico-fantasma-persecutore-vittima" capace di produrre "tutti" i mali (Carlos Pereda). Promossa da una condotta di segretezza (patrimonio per antonomasia della "comunità dell'intelligenza") che nutre a sua volta, la cultura cospiratrice che domina un immaginario collettivo impregnato di paura, la demonizzazione di questo nemico che ci accerchia e vuole il nostro sacrificio ("è anche una guerra contro il Messico", Jorge Castañeda), la guerra per "sospetto" di Bush contro il fondamentalismo talebano protegge la perplessità, la cupidigia, e le certezze di una società che per la prima volta ha sperimentato la vulnerabilità e che chiude un lungo periodo della "psicologia dell'immunità". Dopo la distruzione mitica dell'undici Settembre, sulla fortezza statunitense, sorvola un sentimento di vulnerabilità e di impotenza. Una sensazione di "assedio esistenziale". (Eduardo Subirats).
In questo contesto, il "vasto complotto" delle reti fantasmatiche dell'"invisibile" Bin Laden; la cospirazione dell' "impazzito" e potentissimo nemico senza volto che possiede armi "nucleari", e "chimiche", "missili" e una miliardaria ingegneria finanziaria mondiale destinata a farci "male" e a "distruggere la civiltà occidentale", costituisce parte di una trama destinata a convertirsi in un discorso blindato della soggettività collettiva. Non servono più a niente le "200 piste" sulle quali l' FBI sta indagando, secondo il suo direttore Robert Mueller. Ancora meno che non ci siano le "prove", come chiedevano i mullah dell'Afganistan per consegnare Bin Laden al diavolo. Si tratta di esplorare l'ingenuità vulnerabile all'inganno di milioni di persone in tutto il mondo. Che la formula che demonizza l' "altro", questo "nemico", si rivesta di verosimiglianza e si converta in un "luogo comune" ancorato nel linguaggio quotidiano (Pereda).
Come dice Baudrillard, si dovrebbe fare un'analisi "trasmorale" che non soccomba al pensiero manicheo illusorio e volgare concepito dal fondamentalista Bush. Nel "viaggio" della morte, gli auto-assassini che hanno eseguito la strage delle Torre Gemelle non hanno avuto "motivazioni" islamiche (Enzensberger). Qualche fondamentalista avrebbe fatto lo stesso. I para-militari del Chiapas, o della Colombia, o il terrorismo di stato di Washington (Vietnam, Cile, Panama, Sudan, Kosovo) e del suo Stato cliente Israele (Sabra e Chatila ai giorni nostri) hanno in comune con la "pazzia" delle bombe viventi del WTC l'auto distruzione, la paranoia, compresa una certa tendenza "al piacere del proprio tramonto" che sperimentano oggi le società industrializzate. Il problema non è sapere di quale "fantasma" si tratti, dice Enzensberger. Qualsiasi istanza "superiore" compirà la stessa funzione, sia essa un ordine di Alah, la libertà, il Dio Mercato o... un destino manifesto.




Carlos Fazio è un giornalista messicano, esperto di politica internazionale.




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