ASINI, BAMBINI E PROFESSORI


Andrea Bocconi

 



PROLOGO

Il mio calendario non è solare, è scolastico: va da settembre ad agosto. A settembre tutto ricomincia: è una palingenesi, un nuovo inizio del mondo. Arrivo dalle vacanze pieno di energia, pronto ad assumermi ogni genere di impegno: dico di sì a tutto e a tutti.

Quando chiama Claudio e mi propone un giro negli Abruzzi cogli asini e con in nostri figli più grandi, l'idea mi riempie di allegria. Tutti i progetti in cui Claudio mi ha coinvolto fino ad ora si sono rivelati originali, divertenti e sempre ambientati in posti stupendi : Sicilia, Svizzera, Toscana; gli Abruzzi mancavano e certamente gli asini sono una novità assoluta.

E poi mi piace molto l'idea di portare i bambini con noi in questa piccola avventura. Anzi, è proprio questa l'esca che mi fa abboccare. Di asini non mi intendo affatto, ma Claudio garantisce per loro: animali docili, utili, frugali… Lui si è informato, ha studiato, ha avuto un fitto scambio di corrispondenza con Luca della Boscaglia, che ci ha proposto il viaggio: sarà lui il nostro istruttore, ci inizierà ai segreti dell'asino-guida. Il problema più grosso sarà trovare la settimana che vada bene a tutti e due: risolto questo Claudio mi bombarderà di mail piene di proposte di itinerari, dettagli tecnici, informazioni generali sull'asino, e poi modifiche agli itinerari, richieste di pareri.

Dopo il disorientamento iniziale ho capito il trucco: rispondere OK a tutte, dopo una scorsa a volo d'uccello, nel migliore dei casi. A due settimane dalla partenza ho un momento di sgomento: sono appena tornato da un viaggio in Spagna, ho un sacco di lavoro arretrato. Mi conforta l'entusiasmo di mia figlia Martina, di certo favorito dall'idea di saltare una settimana di scuola dedicata ai ripassi.

Mi sembra di prendere un treno in corsa, lasciando i bagagli sul marciapiede. In effetti sono partito con uno zaino fatto in modo approssimativo e con idee ancor più approssimative sull'itinerario: ho detto a tutti che si va da Tagliacozzo a Sulmona, scoprirò invece che andremo da Scurcola Marsicana a Celano. Sempre in Abruzzo, comunque.


PRIMA GIORNATA

Dove si parla dell'arrivo al Casale Le Crete, del come asini si nasce e asinai si diventa, e di molti asini in fuga


Personaggi (in ordine di apparizione)

Bambini 2

Professori 2

Maestri della Boscaglia 2

Asini 4

Cani 1

 

Strada sterrata, come si conviene: Le Crete è un bel casale sobrio, piccolo. Sulla soglia ci accolgono Fabiana e Luca: lui ha le phisique du role della guida ambientale: alto, robusto, occhiali scuri e faccia cotta dal sole. Chiaro che le lampade non c'entrano e non c'entreranno mai. È laconico e ruvido il giusto, compensa il bel sorriso gentile di Fabiana.

Le stanze hanno l'eleganza della semplicità, nella sala al pianterreno c'è una grande biblioteca in cui mi perdo volentieri. Molti libri li ho anche io, c'è anche “Esperienza delle vette”, dello psicosintetista Piero Ferrucci. Lo avrà comprato pensando che parli di alpinismo, o abbiamo sintonie da esplorare? A volte le ipotesi di amicizia nascono e muoiono sullo scaffale di una libreria.

Martina, 10 anni, chiacchiera con Pietro, 11 anni. Il padre di Pietro chiacchiera con il padre di Martina. Luca non chiacchiera.

Nel pomeriggio il primo incontro ravvicinato con gli asini si rivela inaspettatamente comico: ammutinamento!

Sarà solo il primo di una serie di atti di disubbidienza civile degli animali verso Luca.

Nino è il maschio, anche se era più maschio prima dell'operazione che ha subito. Ogni tanto fa comunque eroici tentativi di accoppiarsi lo stesso con Eva, anche se non ricorda più perché. Nino è di razza amiatina, taglia media, età sui 7 anni, come Eva, la sua docile compagna, di razza sarda, e quindi taglia piccola. Poi ci sono i due asinelli.

Come si apre il recinto tutti gli asini si scagliano fuori, manco uscissero dalle gabbie di una gara di galoppo. La fuga naturalmente è guidata da Nino, ma, come nelle migliori evasioni, i fuggiaschi si disperdono in tutte le direzioni, per rendere più movimentato l'inseguimento.

Luca ci dice che per fermarli basta mettersi davanti con le braccia aperte: eseguo, conscio che sembro uno spaventapasseri in movimento, e il bello è vedere gli altri spaventapasseri che cercano di intercettare i ribelli.

Il cane di Luca, Pollino, non si capisce bene da che parte sta, ma di certo questa confusione imprevista lo eccita moltissimo, anche se sembra non avere capito bene il senso del gioco.

La rivolta rientra dopo una ventina di minuti, quando Luca blocca il capobanda Nino, secondo i più classici principi strategici dell' arte della guerra.

Claudio e io ci guardiamo sgomenti: e se questo scherzo si ripete quando siamo soli nel cammino, quando le vie di fuga sono infinite ?



Ore 15, lezione di guida

Prima di tutto l'asino bisogna vestirlo: una copertina sul dorso su cui appoggiare il basto e, dopo averlo ben fissato, si può mettere il carico. L'unico passaggio davvero facile è il primo. Scopriamo che il basto alpino è di ferro, piuttosto pesante, nato per durare e pazienza se l'asino fatica di più, è il suo destino: tocca a Eva.

Il basto francese è più elegante, un architettura complessa in legno chiaro, tre cinghie perché sia stabile in ogni condizione: una per il sottopancia, una per l'avantreno e una per il retrotreno. E' importante che questa sia messa bassa, perché l'orifizio dell'asino è retrattile e quando fuoriesce è bene che non trovi ostacoli sulla sua strada. Mi torna alla mente “Lessico famigliare”, di Natalia Ginzburg: il baco del calo del malo , il boco del colo del molo e via seguendo, gioco tra fratelli che subito mi rivendo con i bambini. Tanto le mamme non ci sono. La so la differenza tra asini e muli. So anche da che incrocio nasce il bardotto. Ma per la filastrocca vanno bene i muli.

Tiriamo la cinghia in giù sperando che non risalga. Messo il basto si impara il trucco per stringerlo. L'asino gonfia la pancia perché evidentemente gli dà fastidio. Dieci minuti dopo si distrae, si rilassa e allora a tradimento si stringe fino all'ultimo buco possibile. Mi immagino se lo facessero a me, con la cintura dei pantaloni. L'asino evidentemente non ha l'ossessione della pancia, anzi, quando gli conviene la mette in mostra.

Luca sottolinea con gravità: il bilanciamento del peso è fondamentale, bisogna dosare i bagagli che si infilano nelle tasche laterali del basto. E' un'operazione da orafi, che spaventa perché Luca è categorico: la massima tolleranza è mezzo chilo di differenza. Davvero poco su trenta chili. È buffo vedere l'espressione seria con cui io e Claudio soppesiamo. Attacchiamo la lunghetta alla cavezza: è come se mettessimo le mani sul volante per la prima lezione di guida, stessa emozione. Ci muoviamo con cautela, con piccoli strappi cerchiamo di mettere in moto gli asini, che sorprendentemente ci danno retta. Il tutto ha anche una colonna sonora fatti di versi, schiocchi con la lingua, esortazioni tipo “ vai bello”, lunghe frasi ipnotiche, citazioni letterarie. Stevenson giurava sull'efficacia di “prut”, un mantra che gli era stato insegnato da un contadino delle Cevennes, impietosito dalle sue difficoltà. Sarà, forse funziona con gli asini francesi, questo è un toscano che vive in Abruzzo.

Luca insegna con sicurezza professionale i trucchi del mestiere. Che fare sul ripido, nello stretto, se c'è una pozza d'acqua profonda, se zoppicano.

Ci mettiamo in moto per la prima prova. Martina e Pietro sono concentratissimi, noi con assoluta presunzione li riempiamo di suggerimenti, avvertimenti a tutto raggio, dal “ Tieni più corta la lunghetta” a , “Non alzare la voce, si innervosisce”. Loro sono tranquilli, sono i genitori che andrebbero sedati, o almeno tacitati. Più ci diamo da fare, più facciamo noi la figura degli asini. Meglio stare zitti.

Ma la giornata è bella, il cammino facile e ben segnato, tutto sembra fatto per rassicurare gli inesperti asinari. Le coppie sono fatte: Pietro con Nino, Martina con Eva. Eva segue sempre Nino. Se lui va, lei va, tre passi indietro come una moglie giapponese. Occasione di battute sessiste che non ci azzarderemmo a fare in presenza delle rispettive consorti.

Stili diversi di conduzione: Martina taciturna, Pietro argomentativo. Sono seri, attenti, compresi del compito. Ci scambiamo sguardi da padri compiaciuti: sì, sarà una grande esperienza. Torniamo indietro rilassati, ce la dovremmo fare. Forse.

La prima giornata si conclude di fronte a un piatto gigantesco di fettuccine fatte in casa a Tagliacozzo. La piazza dell'obelisco è assai bella, subito attorno vicoli bui, stretti, che ai bambini non piacciono.

Il figlio dell'ostessa ci dice imbronciato che il campionato lo ha vinto l'Inter. E' strano, siamo forse gli ultimi italiani a saperlo, sfuggiti per miracolo al bombardamento mediatico. Ci sentiamo come quei giapponesi che, vissuti nella giungla, scoprono che la guerra è finita e nessuno glielo ha detto. Mi conforta essere lontano dai cortei di macchine, dalle trombette, dalle bandiere. O qua sono più saggi, o sono tutti romanisti.


(Tratto dal saggio In viaggio con l'asino , Guanda editrice, Parma, 2009.)







Andrea Bocconi (Lucca, 1950) vive ad Arezzo. Dopo aver lasciato l'insegnamento, si divide tra l'attività di psicoterapeuta e quella di scrittore. Ha scritto Il monaco di vetro (Jaca book/Grandevetro) e Il Matto e il Mondo (Nomina).


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