FUGA DI MORTE
Julieta Dobles
A proposito di un video sulle vittime indigene
di Alteal, Chiapas, filmato in dicembre del 1997.
Ma, dove vanno?
Percorrendo monti alieni di solitudine,
caricando peso a peso il proprio abbandono,
attraverso gli ostili deserti in cui la morte annida,
il passo molto piccolo e lo sguardo allungato
per tutte le fatiche e il freddo di questo mondo,
dove vanno? Dove il loro riparo, il loro mais, il loro canto? La mano fraterna che li restituisca
alla roccia materna, anteriore alla ferita? Apolidi perenni,
quando terminerà il loro errare di secoli attraverso le terre dove i loro nonni
fecero déi il colibrì e il puma, perpetuarono l'aquila nei suoi cieli di fango policromo e colmarono di rane gli specchi dell'acqua e della pietra? Oppressi sotto il peso della fame, partorendo nella pioggia, singhiozzando per le case distrutte e il grido agonico dei loro morti recenti che li perseguitano come un cattivo sogno. Trascinando i propri figli fuori dall'uragano e dalla febbre, sotto il riparo triste di una foglia annegata, dove vanno? Indietro lasciarono tutto:
i güipiles fioriti di rosso grazie ad abili mani rimasero nel fango dell'odio. La pietra per la molitura, spezzata,
non tornerà a cantare sopra il mais prezioso. E della casa, solo uno sciame di latta e ossidi sostiene la memoria. Si nascondono dall'esercito, dalla sua maschera violacea e dissanguata. Si nascondono dalla mano del vicino, inaspettatamente crudele.
E fuggono, fuggono perchè la lontananza
è la dubbiosa porta verso la vita, dove non giunga il tradimento,
né la tortura covi le sue dolorose larve,
né le domande portino il timore e il sangue. Ma, per Dio, dove vanno sotto la pioggia cieca
e la notte ancor più cieca dell'uomo?
(Traduzione e introduzione di Tomaso Pieragnolo)
In lingua originale:
FUGA DE MUERTE
Julieta Dobles
A propósito de un video sobre las víctimas indígenas
de Alteal, Chiapas, filmado en diciembre de 1997.
Pero, a dónde van?
Atravesando ajenos montes de soledad,
cargando peso a peso su propio desamparo,
por los hostiles páramos en que la muerte anida
el paso muy pequeño y la mirada larga
por todas las fatigas y los fríos de este mundo,
a dónde van?
Dónde su albergue, su maíz, su canto?
La mano fraternal que los devuelva
la roca materna, anterior a la herida?
Apátridas perennes,
cuando terminará su errar de siglos
por las tierras en donde sus abuelos
hicieron dios al colibrí y al puma,
perpetuaron al águila
en sus cielos de barro policromo
y llenaron de ranas
los espejos del agua y de la piedra?
Aplastados bajo el peso del hambre,
pariendo entre la lluvia,
sollozando por sus casas derruidas,
y por el grito agónico
de sus muertos recientes
que los persigue como un mal sueño.
Arrastrando a sus hijos
fuera del vendaval y de la fiebre,
bajo el abrigo triste de una hoja anegada,
a dónde van?
Atrás dejaron todo:
los güipiles florecidos en rojo
por manos primorosas
quedaron en el barro de los odios.
La piedra de moler, despedazada
no volverá a cantar sobre el maíz precioso.
Y de la casa, sólo
un enjambre de latas y de óxidos
sostiene su memoria.
Se ocultan del ejército,
de su antifaz violáceo y desangrado.
Se ocultan de la mano del vecino,
inesperadamente cruel.
Y huyen, huyen, porque la lejanía
es la dudosa puerta hacia la vida,
donde no llegue la traición,
ni la tortura incube sus dolorosas larvas,
ni las preguntas lleven el pavor y la sangre.
Pero, por Dios, a dónde van
bajo la lluvia ciega
y la noche, aún más ciega,
del hombre?
(Tratta
da "Poemas para arrepentidos" 2003.)
Julieta Doblesè nata a San José in Costa Rica, l'11 marzo del 1943. Si è laureata in Filologia Spagnola, con specializzazione in Letteratura Ispanoamericana, all'Università di New York, Campus di Stony Brook (1986) e in Scienze Biologiche all'Università di Costa Rica (1965), dove attualmente insegna Letteratura nella Scuola di Studi Generali. E' membro della Associazione Casa de Poesía.
Fu coordinatrice del Laboratorio Letterario "Círculo de Poetas Costarricenses" (1967-1978) con figure di spicco come Laureano Alban, che fu suo marito per 37 anni, e Ronald Bonilla. E' stata professoressa di scienze e biologia nella scuola secondaria (1964-1978), e professoressa di Letteratura, Comunicazione e Linguaggio nella Scuola di Studi Generali dell'Università di Costa Rica (1990-1998). Rappresentante diplomatica del Costa Rica a Madrid e Gerusalemme e presso l'ONU e l'UNESCO.
Ha publicato tredici libri di poesia, tra i quali: Reloj de siempre (1965); El peso vivo (1968); Los pasos terrestres (1976); Hora de lejanías (1979); Los delitos de Pandora (1987); Una viajera demasiado azul (1990), Costa Rica poema a poema (1997); Poemas para arrepentidos (2003) y Amar en Jerusalem; Hojas Furtivas (2005). E' stata inclusa in diverse antologie di poesia centroamericana e costaricense, tra le quali, la Antología Crítica de la Poesía de Costa Rica, di Carlos Francisco Monje, 1992.
Tra i molti premi ottenuti figurano: Premio Nacional Aquileo J. Echeverría, El peso vivo (San José, 1968); Premio Editorial Costa Rica Los pasos terrestres. (San José, 1976); Premio Nacional Aquileo J. Echeverría, Los pasos terrestres (San José, 1977); Primer Accésit del Premio Adonais Hora de lejanías (Madrid, 1981); Premio Nacional Aquileo J. Echeverría, Amar en Jerusalén (San José, 1992); Premio Nacional Aquileo J. Echeverría, Costa Rica poema a poema (San José, 1997), Premio Nacional Aquileo J. Echeverría, Poemas para arrepentidos, (San José, 2003).
La sua poesia si è sempre distinta per la visione realista e quotidiana, per la colloqualità complice e fluida che accompagna i suoi versi, privi di ermetismi ed eccessive introspezioni
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