ZÉLIA GATTAI AMADO: UNA “CONTADORA DE HISTÓRIAS” ITALO-BRASILIANA
Antonella Rita Roscilli
“Per 56 anni Jorge Amado é stato mio marito, il mio maestro, il mio amore”. Questa frase Zélia Gattai amava ripeterla in tutti i discorsi ufficiali, dopo la morte del grande scrittore brasiliano Jorge Amado. Ma ora la dolce Zélia starà per sempre vicino a lui. Scrittrice, memorialista, fotografa, se n’è andata sabato 17 maggio 2008 a Salvador, capitale dello stato brasiliano di Bahia. Sotto a un cielo piovoso che pareva partecipare al grande dolore, si sono riuniti amici, politici , artisti e scrittori per salutare la grande “contadora de histórias”, così amata che Jacques Wagner, governatore dello Stato, ha decretato tre giorni di lutto nazionale per ricordare colei che, alle grandi doti di memorialista, univa una carica umana eccezionale. Il Presidente della Repubblica Luis Inacio Lula da Silva ha inviato un messaggio per “Zélia, figlia di immigranti italiani, simbolo di forza, di dolcezza e perseveranza, caratteristiche presenti in tutta la sua letteratura”. Oggi Zélia continua a vivere attraverso i suoi preziosi libri, testimonianza di una parte della storia dell’emigrazione italiana in Brasile e memoria della sua straordinaria vita accanto a Jorge Amado con cui visse condividendo tutto, anche l’amaro esilio dal 1948 al 1952. Era nata il 2 luglio 1916 a São Paolo, nipote e figlia di emigranti italiani, toscani e veneti, sognatori che avevano attraversato l’oceano alla ricerca di una vita migliore portando con sé i loro ideali. Il padre Ernesto Gattai, meccanico e pilota per diletto, apparteneva a una famiglia toscana che alla fine del secolo XIX partecipò al sogno della Colonia Cecilia, un esperimento socialista nel Paraná. La madre, Angelina da Col, operaia, apparteneva ad una famiglia veneta cattolica giunta in Brasile per lavorare nelle piantagioni di caffè, dopo l’abolizione della schiavitù, avvenuta nel 1888. Ultima di cinque figli, Zélia trascorse l'infanzia e l’adolescenza in mezzo alle prime manifestazioni operaie nei quartieri degli immigrati. Nel 1938, durante la dittatura di Getulio Vargas, i poliziotti fecero irruzione nella sua casa e ammanettarono il padre definendolo sovversivo e lo accusarono di sapere dove si nascondeva il latitante Luís Carlos Prestes. Ernesto Gattai venne gettato in carcere e torturato. La sua salute ne risentì a tal punto che morì di febbre tifoide nel 1940 all’età di 54 anni. “Tu sei la mia speranza” disse alla figlia. Ciò spinse Zélia a impegnarsi ancor più e a lottare per la giustizia e i diritti sociali. Conservò nel cuore la luce del sogno che aveva varcato l’oceano e non perse la speranza coltivata nella militanza politica. Nel 1945, accompagnata da questa grande forza, incontrò a São Paulo lo scrittore Jorge Amado nel corso del “1° Congresso Brasiliano degli Scrittori”. Jorge Amado aveva 32 anni, era già molto noto e aveva patito il carcere e l’esilio per l’impegno politico nella sinistra brasiliana.
Con l’avvento dell’Estado Novo di Getulio Vargas i suoi libri erano stati sequestrati e bruciati nella pubblica piazza. Zélia li aveva letti tutti e considerava Jorge un uomo coraggioso e pieno di fascino. Si era appena separata dal primo marito, Aldo Veiga, un intellettuale di sinistra che aveva sposato all’età di 20 anni e dal quale aveva avuto un figlio di nome Luís Carlos in onore di Luís Carlos Prestes. Iniziò quindi a lavorare con Jorge nel movimento per l’amnistia dei prigionieri politici. L’amore nacque con la complicità di una canzone di Dorival Caymmi, amico di Jorge e con una singolare dichiarazione di amore alla quale assisté un altro illustre amico: Pablo Neruda. “…Comadre, los clovedos en la madrugada!”. Da allora Neruda ogni volta che incontrava Zélia le ricordava la cascata di garofani rossi con cui Jorge l’aveva inondata nel taxi per manifestarle il suo amore, un amore puro che il tempo non ha mai spezzato. Nel 1946 Zélia appoggiò l’elezione di Jorge Amado alla Camera Federale e con lui si trasferì a Rio de Janeiro ove l’anno seguente nacque João Jorge, il loro primo figlio. Memorabili le leggi proposte da Jorge Amado sul diritto d’autore e sulla libertà di religione in Brasile. Jorge e Zélia ufficializzarono la loro unione nel 1978, dopo 33 anni di vita in comune. Ma prima vissero l’esilio in Francia e in Cecoslovacchia, durante il quale nacque Paloma, la loro seconda figlia. In quel periodo iniziò l’amicizia con intellettuali e artisti come Pablo Picasso, Nicolas Guillén, Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir. Zélia amava tanto il suo Jorge che da São Paulo, Terra del caffè, nel 1963 lo seguì fino alla Terra del cacao, Bahia, che nel 2005 la insignì del titolo di “Cittadina onoraria dello Stato di Bahia”. Zélia amava dire che era paulista di nascita e baiana nel cuore, tanto baiana da essere nata il giorno 2 luglio, data dell’indipendenza di Bahia dai portoghesi. L’indirizzo scelto per la loro dimora fu il numero 33 di Rua Alagoinhas, nel quartiere di Rio Vermelho a Salvador. La famosa casa, piena di ricordi e oggetti acquistati in ogni parte del mondo, é oggi in processo di trasformazione in museo e per molti anni la coppia vi ricevette amici illustri del mondo intero. Al lato di Jorge Zélia viaggiò ai confini della terra. “Jorge mi ha dato la mano e mi ha condotto in altri mondi, i più fantastici, i più distanti”, disse, ma mai divenne superba per via del cognome Amado. Infatti quando iniziò la sua carriera di memorialista, all’età di 63 anni, nel 1979, non utilizzò il cognome del marito. Per tanti anni lo aiutò nel lavoro di revisione dei testi commentando con lui il carattere e le azioni dei personaggi, affezionandosi a loro come fossero persone di famiglia.
Zélia esordì con il libro “Anarchici grazie a Dio”, nel quale scrisse i ricordi legati ai suoi genitori, all’infanzia e adolescenza raccontando la vita degli emigranti italiani a São Paulo all’inizio del secolo XX: fu un grande successo con 200.000 copie vendute in Brasile. Rete Globo ne ricavò una fortunata miniserie interpretata da Deborah Duarte e Ney Latorraca con la regia di Walter Avancini, che ora sta per essere venduta in formato DVD nelle edicole brasiliane. Tradotto in varie lingue, nel 1983 il libro era apparso in Italia pubblicato dalla Frassinelli e nel 2003 é stato riproposto dalla casa editrice Sperling e Kupfer nella collana “Continente desaparecido” diretta da Gianni Minà. Dal 1979 in poi Zélia, utilizzando un linguaggio diretto e intriso di emozione, divenne colei che raccontava minuziosamente le incredibili memorie della famiglia Amado e della famiglia Gattai. Tra le sue opere ricordiamo “Un cappello da viaggio”, “Giardino d’inverno”, “La casa di Rio Vermelho”, “Città di Roma”, “Vacina de sapo” e il libro di fotografie “Reportagem incompleta” con traduzione in francese a cura di Pierre Verger. Pubblicò nel complesso undici libri di memorie, tre libri per bambini, un romanzo e un libro di fotografie. Negli ultimi tempi stava scrivendo il suo secondo romanzo ed io che in questi anni sono stata onorata dalla sua amicizia, ho avuto il privilegio di ascoltarla leggere i primi due capitoli. Ricordo che era pervasa dall’entusiasmo per i personaggi in quello studio ove Jorge Amado la guardava sorridendo da una gigantografia appesa alla parete. Zélia era una fotografa formidabile e sono sue tutte le immagini che possediamo oggi di Amado: 15.000 negativi circa si trovano nella Fondazione Casa de Jorge Amado, la grande casa azzurra nel Pelourinho, il quartiere storico di Salvador. Entrò a far parte nel 2002 dell’Accademia Brasileira di Letras di Rio, di Salvador e di Ilhéus (gli amici più cari la chiamavano “tri-academica”). La sua carriera letteraria é costellata da successi e da riconoscimenti internazionali tra i quali il grado di “Commendatore di Arti e Lettere” in Francia, il Gonfalone d’Argento della Regione Toscana; il grado di “Grande Ufficiale della Stella della Solidarietà italiana”, concessole dal Presidente Giorgio Napolitano nel 2007 e consegnato da Michele Valensise, ambasciatore d’Italia in Brasile; la Laurea Honoris Causa presso la UFBA (Universidade Federal da Bahia). Ma ha continuato ad essere sempre una donna semplice e diretta, soprattutto vera. Ora Zélia e Jorge sono di nuovo insieme, le loro ceneri sono nel giardino della casa di Rio Vermelho che presto diverrà uno dei Memoriali più importanti del Brasile e dell’intera America Latina. Chi ha conosciuto Zélia Gattai non la dimentica più e io ricorderò per sempre la sua passione per la vita, la sua acutezza di memorialista e il suo grande senso di umanità.
Antonella Rita Roscilli - Giornalista-brasilianista, scrittrice e traduttrice, vive a Roma. Si dedica alla divulgazione di attualitŕ e cultura del Brasile e dei Paesi dell’Africa lusofona. Collabora con varie riviste italiane e internazionali tra cui “Latinoamerica e tutti i Sud del mondo” diretta da Gianni Minŕ, “Patria”, “Iararana” (Salvador), “Latitudes-Cahiers lusophones” (Parigi) ecc. Laureata in Letteratura Brasiliana, é in Italia la biografa della memorialista Zélia Gattai Amado e ha pubblicato in Brasile il primo saggio su di lei: “Zélia de Euá rodeada de estrelas” (ed. Casa de Palavras, 2006). Collaboratrice della “Fundaçăo Casa de Jorge Amado” a Salvador (Bahia) , ha curato la post-fazione dell’edizione italiana del libro “Un cappello da viaggio” di Zélia Gattai (ed. Sperling & Kupfer, 2007).
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