IL NONNO
Norberto Salinas
Le tue mani si posano sulle mie spalle
e odo la tua voce immensa
Angelo mio
sei fuggito ancora ?
Sapevo che eri qui
a guardare le lavandaie
Nel patio le patelle gridano Rafael ! Rafael !
Corro dalla finestra
ad aspettare che aprano la porta
sprangata per me
Barrio Amon 1959
Distinguo il tuo cappello
Il tuo vestito impeccabile
con tutti i suoi rammendi
Eri il più grande
tra i signoroni
e non importava
che odorassi di mentolo
Capace di potare tutta la povertà
e passeggiare il tuo sorriso bonario per la città
Tra camicie di flanella
sulle tue spalle immacolate
conobbi i fruttivendoli:
come fratello maggiore
ti salutavano
E soprattutto “Nonno”
grazie
per i camion gialli
che giravano l’angolo
Ancora vorrei sapere
dove vanno
XXV
Se mio nonno
mi avesse dato in eredità
il cappello
uscirei questa notte
elegantissimo
per San Josè
Fra strade
sporche di frutta
e petali
dei carrettoni
scenderei
dall’ultimo tranvai
nel boulevard
e sotto la tenda
della vecchia bottega
la porterei fuori
a ballare
sotto il cielo aperto
nella terza strada
del 1930
Poi fuggiremmo
al volo
quando le ultime insegne
delle barberie
si spengono
Fino all’alba
spettinati
Sorridendo
dello scandalo;
i lattai
i venditori di frutta
gli arrotini
e lo stagnino
meraviglioso
capace
di rammendare
tutte le caffattiere
rumorose e rotte.
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In lingua originale:
EL ABUELO a Rafael Ramírez
Tus manos se posan en mi hombro
y oigo tu voz inmensa
Ángel mío
¿escapaste otra vez?
Sabía que estarías aquí
viendo las lavanderas
En el patio las lapas gritan ¡Rafael! ¡Rafael!
Corro desde la ventana
a esperar que abran la puerta
trancada para mí
Barrio Amón 1959
Distingo tu sombrero
Tu traje impecable
con todos sus remiendos
Eras el más grande
entre los señorones
y no importaba
que olieras a mentol
Capaz de podar toda pobreza
y pasear tu sonrisa bondadosa por la ciudad
Entre camisas de franela
sobre tu hombro inmaculado
conocí los verduleros:
como hermano mayor te saludaban
Y sobre todo "Abuelo"
gracias
por los camiones amarillos
que doblaban la esquina
Aún quisiera saber
adónde van
XXV
Si mi abuelo
me hubiera heredado
el sombrero
saldría esta noche
elegantísimo
por San José
Entre calles
sucias de fruta
y pétalos
de los carretones
bajaría
del último tranvía
en el bulevar
y bajo el toldo
del viejo bodegón
la saco
a bailar
bajo el cielo abierto
en la calle tercera
de 1930
Luego nos fugamos
en la volanta
cuando las últimas melcochas
de las barberías
apagan
Hasta amanecer
despeinados
Sonriendo
del escándalo:
los lecheros
los vendefruta
los afilacuchillos
y el hojalatero
maravilloso
capaz
de remendar
todas las cafeteras
chillonas y rotas
(Nota biografica e traduzione dallo Spagnolo di Tomaso Pieragnolo)
Norberto Salinas è nato nel 1957 a San Josè, dove tutt’ora vive.
Ha studiato filologia all’Università di Costa Rica, dove si è laureato, coniugando fin da giovanissimo un grande amore per la poesia e un forte impegno sociale.
Ha partecipato alla Brigada Leonel Rugama durante la guerra di liberazione del Nicaragua e insieme al poeta Rodolfo Dada ha organizzato i mercati di Managua dal 1979 al 1981.
Fondatore di diversi laboratori di poesia, il suo impegno in campo letterario e sociale è vasto e appassionato; la missione che sembra muovere questo autore schivo e caparbio è quella di diffondere anche nei luoghi più isolati del suo paese la voce degli scrittori latinoamericani e riaccendere così l’interesse per la letteratura soprattutto nelle giovani generazioni, per ricreare una coscienza nazionale e dialettica relegata negli ultimi decenni dai tanti cambiamenti e dalle miopie amministrative e formative.
Con il recupero della storia comune e attraverso la poesia, tentare quindi la formazione di una nuova sensibilità al dialogo e all’etica.
La poesia di Norberto Salinas, improntata sulla volontà di ottenere la massima comunicabilità senza trascurare le illuminazioni e gli slanci lirici (tenuti volontariamente sotto ampio controllo), si muove in ambito realista tra denuncia sociale e speranza costruttiva, ricordo dei compagni di percorso e fiero sdegno verso le iniquità perpetrate nei paesi latinoamericani e verso le condizioni di indigenza ed emarginazione che ancora affliggono molta parte delle popolazioni.
Nondimeno, in questa poesia di composti argomenti, c’è spazio per narrare l’amore, la memoria di figure familiari rilevanti, il sentimento verso una città, un paese e una natura percepiti come entità vitali e fondanti, le riflessioni puntuali sul comune destino umano che tutti eguaglia, in una visione rettilinea e solida che tocca con le sue contraddizioni molti aspetti di un’ardua quotidianità.
In questa produzione più intima si riconosce l’influenza di quel lirismo crepuscolare che ha dato all’America latina alcuni dei suoi poeti migliori, sempre alla ricerca di un difficile equilibrio tra emozione e intelligenza, ironia e sentimento, fondendo la percezione dell’inconoscibile alla naturalezza di un quotidiano ricco di suggestioni e intuizioni, riuscendo così a trasformare l’isolamento dell’essere umano in un linguaggio comunicativo e diretto.
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