BLACKOUT
Gregorio Carbonero
Queste
candele ricoperte di gobbe e scarabocchi sognano uno spazio di neri riflessi,
una natura non direi morta ma tramortita: mele incipriate, pere effeminate,
un mandolino rovesciato, il culo bombato per aria, e drappi e cristalli,
specchi e chiavistelli e un urlo che urta uno specchio e dopo tace. Queste
candele ricoperte di scarabocchi e gobbe di cera sognano una chiesa disordinata
e oscura come un ripostiglio, e tra fantasmi guardinghi e polvere d'ossa e
tarme nei confessionali vecchie cocciute e implacabili che pregano inginocchiate e
si rimpiccioliscono e si agrovigliano come matasse di rughe. Queste
candele ricoperte di
sognano turbinii di foglie, stracci di vento tende
ansimanti, una finestra che sbatte un vaso spinto dal nulla che cade e si frantuma
e l'Irrimediabile che siede in un angolo in disparte poggia la guancia
sulla mano e riflette e di tanto in tanto si gratta la barba. Queste
candele servili e ossequiose si spengono quando rinviene una luce carica di
cose il buio, lingua di vipera pulce nell'orecchio, impaurito sparisce porta
con sé vuoti a perdere pieni di memoria si riaccende tutto, anche la
televisione rimane nell'aria una toccata e fuga per quattro piedi e uno
sbadiglio.
Gregorio
Carbonero è nato nel 1953 a Boconò, in Venezuela, da genitori italiani emigrati
nel dopoguerra. Ha ultimato gli studi di fisica e musica presso l'Università de
Los Andes, Merida, e da dodici anni si è trasferito in Italia. Vive a Cremona,
dove esercita la professione di oboista orchestrale. Sue poesie sono state pubblicate
in diverse riviste letterarie spagnole.
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