I
FIGLI DI CAPITAN OMERO
Gintaras
Patackas
gettammo
le àncore presso le sponde della terra del decamerone sedemmo nella
scialuppa e remato sino a riva prendemmo a bere l'umore
migliorava con ogni secondo in fiere ci tramutammo orripilanti ululammo
e danzammo con le ninfe del posto intorno alla fiamma d'un falò sudaticci
soldati slacciaronsi le uniformi vennero alle mani e con strilla sonore cominciarono
un girotondo sparando nel cielo un missile rosso quando ecco capitò
una disgrazia (in quei casi non occorre attenderla a lungo) tramortiti tutti
ristemmo distesi sui rialzi della costa senza nulla avvertire mandria di bestie
spossate allora
agirono di Calipso gli incantesimi divenimmo porci fino all'ultimo uomo: capitano
e marinai ci scrutammo paurosi l'un l'altro un branco di grugnosi cinghiali
e nient'altro comprendemmo
che ormai non c'era nulla da fare e ci disperdemmo sull'isola ognuno per sé raccontano
che qualcuno di noi si salvò altri sostennero che Odisseo era fra di
noi non
c'è nulla da fare, nulla da fare la nuova vita è anch'essa interessante talora
ci mancan le ghiande e bruchiamo le tenere magnolie ad ammazzarci andiamo nel
palazzo di Calipso Calipso
è una donnicciola grassa e baffuta è una femmina fino alla radice
delle unghie dipinte ama bestialmente la carne di ventresca e i fegati crudi
fragranti noi egregiamente infoltiamo i suoi cannibalici ùzzoli nessuno
di noi che in mare abbia ardito gettarsi
Gintaras Patackas è nato a Kaunas
nel 1951, e nella stessa città ancor oggi vive e scrive. È poeta
e traduttore. Proviene da studi tecnici, compiuti nel 1973, e per alcuni anni
(sino al 1979) ha lavorato come ingegnere. Patackas rappresenta un caso notevole
nella poesia lituana degli anni Settanta, ovvero uno dei maggiori esempi di allontanamento
e innovazione (nei temi e nelle forme) dalla quieta melancolia caratteristica
della precedente tradizione poetica nazionale. Da una parte la sua prima poesia
è di stampo urbano; dall'altra vi prendono parte attiva sia il mondo della
tecnica, sia quadri di vita quotidiana. In seguito subentrano elementi e immagini
espressive e surrealiste, volte a stupire il lettore, oppure molto si concede
all'ironia e al grottesco. Più recentemente ancora Patackas inserisce tratti
kitsch che talora sospingono i suoi versi - secondo Donata Mitait? - al margine
della letteratura. Un altro tratto che Patackas condivide con alcuni altri suoi
contemporanei (K. Platelis, T. Venclova) è l'attenzione per il mondo classico,
in particolare quello greco, testimoniato già nel titolo di alcune sue
raccolte. L'uso che egli ne fa è però satirico e sarcastico e -
secondo Rimvydas Íilbajoris - per certi aspetti anche strumentale, giacché,
filtrato attraverso il mito e le dorate leggende della Grecia antica, Patackas
intende in realtà offrire una satira dei tempi presenti. Ha al suo attivo
numerose pubblicazioni e in Italia è incluso nell'antologia Ventitré
poeti lituani (a c.di P.U.Dini, Bologna, "In forma di parole" 2005).
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