UN PO' DI SPETTACOLO -
Brano tratto dal romanzo Non si uccidono così anche i cavalli -
Horace McCoy
ORE
TRASCORSE 752 COPPIE
IN GARA 26 I
derby facevano fuori i concorrenti come mosche. In due settimane era stata eliminata
una cinquantina di coppie. Io e Gloria c'eravamo andati vicini un paio di volte,
ma ce l'avevamo fatta a restare in gara per il rotto della cuffia. Ci bastò
cambiare tecnica per non avere più problemi: avevamo smesso di cercare
di vincere, e non ce ne fregava più niente dell'ordine di arrivo, a patto
di non essere gli ultimi. E c'eravamo procurati anche uno sponsor: la Birra
Jonathan, La Birra Che Non Fa Ingrassare. Appena in tempo: le nostre scarpe erano
ormai consumate, e i vestiti mostravano la corda. Era stata la signora Layden
a persuadere la Birra Jonathan a sponsorizzarci. Cerchi di convincere san Pietro
a farmi entrare, signora Layden. Mi sa che sto arrivando. Ci avevano fornito
tre paia di scarpe ciascuno, a me e Gloria, tre paia di calzoni di flanella grigia
e tre maglioni col nome della birra stampato sulla schiena. Dall'inizio della
gara avevo messo su oltre due chili, e stavo cominciando a pensare che, forse
forse, potevamo anche rischiare di vincere i mille dollari del primo premio. Gloria,
invece, la vedeva parecchio nera. "Che intendi fare, quando sarà
finita?" mi chiese. "Perché preoccuparsene ora?" dissi.
"Mica è finita. Non capisco cos'hai da mugugnare. Non ce la siamo
mai passata così bene... almeno abbiamo pranzo e cena garantiti."
"Vorrei morire", disse lei. "Vorrei che Dio mi fulminasse."
Non faceva che ripeterlo. Stava cominciando a darmi sui nervi. "Un
giorno o l'altro, Dio lo farà davvero", dissi. "Magari...
e magari avessi la forza di farlo da sola." "Se vinciamo, puoi prendere
i tuoi cinquecento dollari e filartela dove ti pare", dissi. "Puoi persino
sposarti. Ce ne sono a bizzeffe, di tipi che non aspettano altro. Ci hai mai pensato?"
"Ci ho pensato eccome", disse lei. "Ma non potrei mai sposare
il tipo d'uomo che voglio. L'unico disposto a sposarmi sarebbe quello che proprio
non mi va. Un ladro o un pappone, roba così." "Lo so perché
fai di questi discorsi", dissi. "Tra un paio di giorni starai bene,
e vedrai anche le cose in maniera diversa." "Non c'entra un bel
niente", disse lei. "E neanche mi fa venire il mal di schiena. Non
è quello. È l'intera faccenda, a essere un bel girotondo. Quando
usciamo di qua, ci ritroviamo al punto di partenza." "Abbiamo avuto
da mangiare e da dormire", dissi. "Be', a che ci serve, visto che
non facciamo altro che rimandare una cosa che succederà comunque?"
"Ehi, Birra Jonathan", disse a voce alta Rocky Gravo. "Venite
un po' qui." Se ne stava accanto alla pedana assieme a Socks Donald.
Io e Gloria ci avvicinammo. "Che ne direste di un bel centone, ragazzi?"
chiese. "Per fare che?" domandò Gloria. "Be', figlioli",
disse Socks Donald, "m'è venuta un'idea brillante. Solo che mi serve
un po' d'aiuto..." "Ecco l'influenza di Ben Bernie", mi disse
Gloria. "Come?" disse Socks. "Nulla", fece Gloria.
"Continui pure... Le serve un po' d'aiuto, diceva." "Già",
disse Socks. "Voglio che vi sposiate qui, voi due. Un matrimonio pubblico."
"Sposarsi?" dissi io. "Un momento", disse Socks. "Mica
è una tragedia. Vi darò cinquanta dollari a testa, e al termine
della maratona potrete pure divorziare, se vi va. Non dev'essere per sempre. Solo
per fare un po' di spettacolo. Che ne dite?" "Che lei è tutto
scemo", rispose Gloria. "Non dice sul serio, signor Donald",
intervenni io. "Dico sul serio sì", fece Gloria. "Non
ho niente in contrario a sposarmi", disse a Socks, "ma allora perché
non mi porta qui Gary Cooper o qualche pezzo grosso del cinema, un regista o un
produttore? Non voglio mica sposare questo qui. Già ho abbastanza guai
a badare a me stessa..." "Mica
è per sempre", disse Rocky. "Solo per fare un po' di scena."
"Proprio così", disse Socks. "Chiaro, la cerimonia andrà
fatta con tutti i crismi... per forza, se vogliamo richiamare le folle. Ma..."
"Non le serve un matrimonio, per attirare la gente", disse Gloria.
"Già è pieno zeppo così com'è. Per dare spettacolo,
non vi basta far vedere questi poveri disgraziati che finiscono a gambe all'aria
tutte le sere?" "Tu non capisci il punto", disse Socks, corrucciato.
"Altro che se lo capisco", disse Gloria. "Sono già un
bel pezzo avanti." "Se vuoi entrare nel mondo del cinema, questa
è la tua chance", disse Socks. "Ho già dei negozi pronti
a fornirti l'abito da sposa e le scarpe, e un salone di bellezza che ti sistemerà
a puntino. Ci saranno valanghe di registi e funzionari, qui, e avranno tutti quanti
gli occhi puntati su di te. Quando ti ricapiterà un'occasione così?
E tu che ne dici, figliolo?" mi chiese. "Non saprei", risposi,
per non irritarlo. Dopo tutto, era l'organizzatore. Sapevo che bastava farlo incazzare
per rischiare la squalifica. "Dice di no", fece Gloria. "'Sta
tipa pensa anche per lui", disse Rocky sarcastico. "Ok", disse
Socks alzando le spalle. "Se non vi frega nulla dei cento dollari, interesseranno
di certo a qualcun altro. Almeno" disse rivolto a me, "hai capito chi
è che porta i calzoni, in casa tua." E scoppiò a ridere assieme
a Rocky. "Non riesci proprio a mostrarti gentile con nessuno, eh?"
dissi a Gloria dopo esserci allontanati. "Possiamo ritrovarci in strada da
un momento all'altro." "Meglio ora che domani", rispose lei.
"Mai conosciuta una persona così deprimente", dissi. "Certe
volte penso che staresti meglio da morta." "Sicuro", disse
lei. Quando raggiungemmo di nuovo la pedana vidi Socks e Rocky che parlavano
animatamente con Vee Lovell e Mary Hawley, la coppia numero 71. "Mi sa
che Socks gli sta rifilando la fregatura", disse Gloria. "Quell'Hawley
non riesce proprio a togliersi dai guai." Fummo raggiunti da James e
Ruby Bates, e avanzammo per un po' a braccetto. Eravamo tornati in buoni rapporti,
da quando Gloria non cercava più di convincere Ruby ad abortire. "Non
è che Socks vi ha chiesto di sposarvi?" domandò Ruby. "Sì",
risposi io. "Come fai a saperlo?" "L'ha chiesto a tutti",
disse lei. "L'abbiamo fatto rimbalzare ben bene", disse Gloria.
"Non è poi così male, un matrimonio pubblico", disse
Ruby. "Il nostro..." "Il vostro?" dissi stupito. James
e Ruby erano così distinti e tranquilli, e così innamorati che non
me li riuscivo a figurare in un matrimonio pubblico. "Ci siamo sposati
durante una maratona di ballo in Oklahoma", disse lei. "E ci abbiamo
guadagnato circa trecento dollari di roba..." "Come regalo di nozze,
suo padre ci ha dato la doppietta", disse James ridendo. Di colpo, una
ragazza alle nostre spalle attaccò a gridare. Ci voltammo. Era Lillian
Bacon, la compagna di Pedro Ortega. Camminava all'indietro, nel tentativo di sfuggirgli.
Pedro la raggiunse e la colpì in viso con un pugno. Lei piombò a
sedere sulla pista, gridando di nuovo. Pedro la afferrò per la gola con
entrambe le mani, strozzandola, cercando di tirarla in piedi. Il suo volto era
quello di un invasato. Non c'era alcun dubbio che stesse cercando di ucciderla.
(Brano tratto dal romanzo Non si uccidono così anche i cavalli [titolo
originale: They shoot horses, don't they?, del 1935] Traduzione di Luca
Conti. Terre di Mezzo edizioni, Milano, 2007.)
Horace
McCoy, scrittore statunitense (1897-1955) è conosciuto soprattutto
per questo romanzo, che è diventato un film diretto da Sydney Pollack nel
1969, con Michael Sarrazin, Suzanna York e Jane Fonda nel ruolo di Gloria Beatty.
Ha pubblicato anche i romanzi Kiss Tomorrow, Goodbye; Scapel e Corruption
City.
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