MIZ POMERIGGIO SU UNA BICICLETTA RADIOSA -
Brano tratto dal romanzo Come far l'amore con un negro senza far fatica -
Dany Laferrière
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Tolgo
con dignità la fodera alla mia vecchia Remington 22. Mi fa un occhiolino
malevolo. È da tanto che non ci vediamo. Tiene il broncio. L'avevo appesa
al chiodo. Per farla contenta (non è divertente lavorare con una macchina
da scrivere depressa) bisognerebbe pulirla da capo a fondo. Allora la pulisco
con del petroleum jelly. La Remington gocciola come una rosa di bosco sotto la
pioggia. Il mio tavolo da lavoro (che serve anche da tavolo da pranzo, da sedia
supplementare e mi è capitato pure di scoparci sopra) è messo di
fronte a una sottile parete e dà la schiena alla finestra. Il muro ci separa
dalla camera di un ciclista professionista che pulisce notte e giorno la sua ferraglia.
Finalmente il giorno penetra nella mia stanza. Apro lo sportello laterale della
Remington per metterci un nuovo nastro. Il cursore scivola come su dei pattini.
Infilo dolcemente un foglio bianco nel tamburo, piazzo una sedia di fronte alla
macchina, mi siedo tranquillamente, metto ai miei piedi una bottiglia di vino
da poco e, una volta terminato il rituale, mi assopisco, sognando come tutti di
essere Ernest Hemingway. Tre ore dopo, la pagina ancora intonsa, decido di
fare le grandi pulizie (spazzare, pulire, lavare i piatti), segno che il genio
può esprimersi ovunque. Ondate successive di caldo penetrano dalla finestra.
Accatasto i libri in un angolo sotto il tavolo e sistemo la macchina da scrivere
sotto il letto. Questa camera è veramente sudicia. Continuo a dirlo,
ma è vero. Passo la scopa dappertutto, là dove è possibile,
e porto giù l'immondizia. Si potrebbe facilmente arrostire in questa stanza.
L'aria sa di zolfo. La stanza prenderà fuoco da un momento all'altro. Raccolgo
tutte le bottiglie sparse sotto il tavolo, sotto il letto, sotto il Divano. Scendo
da Pellat a rifilarle a un tipo che mi dà della moneta in cambio. L'America.
L'America. L'America! "Verrà un giorno in cui susciteremo un testimone
da ogni comunità. Non sarà data la parola a coloro che furon infedeli,
non saranno soddisfatti" (sura XVI, 84). Questo breve esercizio mi ha messo
in movimento. Ne approfitto per andare a segnalare il cambiamento d'indirizzo
all'ufficio postale della rue Sainte-Catherine. Percorro la rue Saint-Denis fino
a Sainte-Catherine per poi girare in direzione di Radio Québec. L'aria
formicola per il calore. Basterebbe accendere un fiammifero per far bruciare Montréal.
Cammino senza fretta. Poco più avanti una ragazza esce dalla libreria Hachette
con un Miller sotto il braccio e quasi nulla sul corpo. La mia temperatura monta
di colpo a 40 gradi. Fa 30 gradi all'ombra. Basterebbe un niente e prenderei fuoco
come una di quelle baracche nelle favelas di Rio. Mi ero detto che era meglio
evitare le ragazze all'aperto. Ogni estate divento pazzo. E sempre per colpa di
una ragazza con un gelato. Miz Hachette morde un ghiacciolo alla fragola. In fondo,
che cos'è una ragazza con un gelato se non qualcuno che ha fame o sete?
D'estate è qualcosa di più. Proprio mentre sto per innamorarmi di
Miz Hachette scorgo un'altra ragazza che avanza fischiettando su una bicicletta
radiosa. Smetto di respirare. Lei frena e si ferma all'incrocio. Semaforo rosso:
il piede sinistro a terra, le reni leggermente arcuate e la nuca scoperta. Le
ragazze riducono i capelli al minimo d'estate. Il corpo teso come un arco. Semaforo
verde: dà una pedalata decisa con il piede destro. Il corpo proiettato
in avanti. Ultime immagini: una schiena pura, il movimento grazioso delle anche,
delle cosce gracili da adolescente. Emozione: dolore nel veder partire così
qualcuno che si è amato perdutamente, seppure per soli dodici secondi e
tre decimi. Lunga coda all'ufficio postale. Siamo stretti come sardine. Scorgo
una sardina, proprio davanti a me. Legge un libro. Sono una sardina maniaca di
libri. Appena vedo qualcuno che legge un libro bisogna che ne conosca il titolo,
che sappia se il lieto piace e di cosa parla. "Di cosa parla?" "Cosa?" "II
tuo libro?" "È un romanzo." "Di che genere?" "Fantascienza." "Ti
piace?" "Così così." "Allora non è
granché?" "Boh." "Non ti piace?" Solleva
la sua testa rossa. Ci sono sguardi che fanno paura. Tutti le ronzano attorno
e ne ha abbastanza. "Cosa vuoi?" Ha alzato il tono. "Scusami." "Ti
spiacerebbe lasciarmi in pace?" "Dimentica tutto", balbetto. Quasi
tutti nella fila si voltano per vedere il Negro che sta molestando la Bianca.
Una ragazza, un po' più avanti nella coda, i capelli rasati, si gira fuori
di sé dalla rabbia. Alza la voce per dire che sono tutti dei maniaci, degli
psicopatici e dei rompicoglioni che non smettono di attaccare bottone. "D'inverno
non li vedi mai, ma d'estate escono a grappoli dai loro buchi per rompere le palle
alla gente con i loro foulard, tamburi, bracciali e campane. Io me ne sbatto del
loro folklore. Se almeno ci fossero solo i Negri! Ma no, ora ci sono anche i sudamericani
con le loro catene al collo, i loro pendagli, anelli, spille, tutta la bigiotteria
che offrono di continuo nei caffè. Sempre qualcosa da vendere. Quando non
si tratta di gioielli falsamente maya, allora è il loro corpo. Non pensano
che a quello, i latinoamericani". All'inizio la gente è parzialmente
d'accordo con la ragazza dai capelli rasati, perché chi non è, prima
o poi, abbordato da un folcloristico rompicoglioni, ma attaccare il mestiere dei
poveri latinoamericani e le tradizioni dei Negri, questo è troppo. Un uomo
sui quarant'anni interviene. Il tipico sindacalista. Un viso dai lineamenti marcati.
"Non bisogna fare d'ogni erba un fascio, un rompicoglioni è un rompicoglioni,
e i Negri non sono tutti rompicoglioni. Se lei dice questo dei Negri, allora cosa
dovrebbero dire i Negri di noi colonialisti? Anch'io credo che i pappagalli siano
degradanti per la donna, ma che cos'è un innocente pappagallo rispetto
alla tratta dei Negri?" La gente è interdetta di fronte alla perversità
di un tale argomentare. Passato il primo momento di stupore, la ragazza dai capelli
rasati reagisce di nuovo. "Allora è sempre la stessa storia: i colonialisti
hanno realizzato i loro fantasmi di dominio fallico schiacciando gli altri e al
momento di pagare il conto questo bastardo propone, tranquillamente, che i Negri
ci scopino le donne." "Ci" scopino le donne! Ha detto "ci".
Tutti pensano probabilmente che si tratta di una lesbica che non fa altro che
difendere la propria causa. Finalmente riesco a effettuare il cambiamento d'indirizzo.
Poi passeggio sulla rue Sainte-Catherine. Il caldo è assolutamente insopportabile.
Mi rifugio in una banca, per l'aria condizionata, e chi ti vedo? Miz Capelli Rasati
e la ragazza dell'ufficio postale. L'ha conquistata. La seduzione è diventata
quasi impossibile con questa concorrenza sleale.
(Tratto dal romanzo
Come far l'amore con un negro senza far fatica, Baldini & Castoldi
editori, Milano, 2004. Traduzione di Federica Cane.)
Dany Laferrière è nato a Port-au-Prince, Haiti, nel
1953. A ventitre anni, per fuggire dal regime di Duvalier, si trasferisce in Canada,
a Québec. Racconta le sue prime esperienze nel romanzo Come far l'amore
con un negro senza far fatica, pubblicato nel 1985. Da allora ha scritto altri
nove romanzi. Vive a Miami.)
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