LE COSE LA DISTANZA Fabio
Franzin
(noi siamo, purtroppo,
divenuti i seguaci di una nuova religione che ama le cose e scorda le persone) da
"Il cominciamondo" di Tiziano Rossi
io lo so che le mani hanno bisogno delle cose e che le cose sono come
in attesa lì dove stanno e so anche che il sogno giunge spesso ad
una resa indecorosa con se stesso con l'inganno che sia natura delle cose
invece andare incontro alle mani ferme
qui
perché sognare più non sanno *
* *
fa che si scusino con noi le cose per il male che ci fanno e
anche col nome che le chiama a far mucchio qui con l'affanno di riuscire
a possederle e l'illusione che possano bastarci prima o poi che
ci usino perlomeno la cortesia di non ammiccare così esplicite dai
luoghi in cui si lasciano anelare che
non ci pesi più di tanto e non crei danno la distanza che le separa
a noi quella
che è legge ci sia, sempre fra l'oggetto e il suo desiderio e
che sempre ne avanzino cose e che sia
davvero sazio un bel giorno il possedere
* * * hanno
che poi ci si affeziona a forza di guardarle e anche chi le confeziona e
sa come esporle e
noi abbiamo uno spazio pronto per loro e un languore che pulsa specie se
lo sconto c'è e ci pare quasi
un dono che scatta allora assoluta quella brama che non accetta alcun consiglio
l'occhio è
già un ostaggio il portafoglio cede all'estorsione e il viaggio dalle
cose ai desideri si è compiuto * * * le cose che abbiamo
che abbiamo dimenticato e
l'innocenza dell'ombra che ce le cela entro i lievi crepacci della memoria
come biacca su una tela sia
il morso in una mela le bottiglie del latte fuori della soglia o solo il
sorriso che si sgretola come eroso e
liso si è fatto il pensiero fra questi greti fra queste grigie contrade
che videro l'opera dura dei contadini in
queste strade che vanno fra capannoni e condomini fra
i perché che gridano inutili l'ansia di un fiore le
cose che abbiamo che
abbiamo fra i mobili nuovi oramai perduto
* * * è anche che dopo un po' esse sembrano scansarsi pur
restando dove sono dove le abbiamo lasciate sembra
quasi che sbiadiscano che scadano e ci dicano addio quando
distratti le scorgiamo soffiano in noi come l'alone di
un ricordo che non ha tempo di fissarsi di farsi in nostalgia presi
come siamo a rincorrerne di nuove a tamponare quel vuoto che
sempre chiede che ci chiude tutti i desideri dietro una vetrina
* * *
i casi in cui esse cessano anche di essere cose e
si fanno care reliquie sull'altare dei ricordi che
noi sentiamo mute amiche uniche testimoni di
un segreto che teniamo stretto dietro le parole e
le prendiamo in mano allora le accarezziamo nel
silenzio che si crea in quel mentre così simile a
quello di una cattedrale il bacio che si avvicina a
quei piedi di gesso rosa accavallati le dure gocce in
bilico scarlatte sotto la borchia del chiodo
* * *
o quando lo sono e non lo sono che lo sono sì fisicamente ma che
senti mentalmente solo non lo sono: cose come il corpo il marmo di una
statua lo sguardo che fisso sosta dentro il tuo quel rosario a grani
neri o i fiori finti appesi alla lapide nel vaso il
raso del mantello viola di una recita persa lungo gli anni o la chiara perla
di un orecchino a catenella delicato metronomo che a lato del lobo dettò
il tempo rosa di un lontano innamoramento la
lettera di un pentimento mai espiato o l'aspetto solido di un suono se scorre
insieme alle lacrime il colore che cambia nella piccola statuina della
madonna quando piove e
ancora i souvenir i poster i soprammobili le bomboniere il
cappello a pied-de-poul di mio padre che mia madre vuole rimanga sulla
sedia destra in camera di fronte al letto in quella accanto una bambola
che lo guarda
* * * qualcosa
come un mozzicone di sigaretta schiacciato in un posacenere bianco nell'unico
tavolino libero, fuori da un caffè: il filo di fumo che ancora si libra sopra
il filtro macchiato di rossetto o
una colatura di cera rappresa dalla molletta al vassoio votivo in una chiesa
deserta, una sera mentre due spazi oltre mezza candela ancora tremola la
fiammella di una sua preghiera oppure
l'impronta di una scarpa che (causa un dispetto; una burla; o per una perdita
d'equilibrio; una spinta) per sempre rimarrà impressa in una gettata
di cemento presenze
e già distanze tracce
che qualcuno abbandona lì e che a noi fanno meditare immaginare: un
volto un destino diverso dal nostro eppure così diversamente simile il
fatto di giungere con quell'attimo di ritardo il fatto che qualcun altro giungerà
con un attimo di ritardo dopo di noi tentando
di immaginare chi eravamo
* * * Natura
morta con dadi rossi Sono
lì sopra il tavolo in sala lì quasi per caso il
vaso di vetro a righe azzurre con le conchiglie le
biglie e i dadi rossi sparsi intorno alla sua base e
poi c'è una vecchia rivista ripiegata un paio di occhiali privi
di una stanghetta il nero cappuccio di una bic al centro di
un posacenere in plastica giallo quasi per caso dicevamo poste
a dirci noi siamo i resti di una stella come a comporre una
natura morta per poeta i colori quelli di un addio
* * *
per alcuni gli oggetti hanno un'anima e si affidano ad essi come a dei
talismani così sacri li sentono (pure se il loro valore fosse solo
quello affettivo) che li collocano in luoghi nascosti per timore che un
qualsiasi estraneo passandovi accanto per caso li scorga e allunghi una
mano anche solo per sfiorarli gelosi di una gioia del tutto privata custodiscono
reliquie di un qualcosa che non sono più capaci di replicare
* * * ben
lo sa chi le colleziona e spende tutta la sua vita a cercarle a rimpiangere
le mancanti mai pago delle molte che possiede disposto anche a
rovinarsi per non perdere un pezzo raro che insegue da sempre come
se esso fosse il virus annidatosi nel suo sangue di un qualcosa sottrattogli o
perduto già nell'infanzia
* * *
ma c'è invece anche chi ad esse si sottrae ben
volentieri e si priva delle cose a lui più care per
fare l'inattesa felicità di qualcuno cui vuol bene o
a perpetuare un'antica consuetudine familiare (quell'anello d'oro con giada che
si tramanda da madre in figlia da suocera a nuora per esempio) o chi si
disfa di
ogni suo bene per partire scalzo verso il sacro tempio del bisogno e della
poesia * * *
le cose che ho perso una
statuina di sapone giallo a forma di Charlie Brown che una ragazza mi regalò per
amicizia trent'anni fa tutte
le foto e le lettere di una vita preparate in un sacco nero prima dell'ultimo
trasloco che mia madre accidenti a lei scambiò per cartacce il
pennello da barba di mio padre col manico d'osso che non si è più trovato
dopo la sua morte la
macchinina rossa senza una ruota che mio figlio doveva stringere in mano
per potersi addormentare la
vera del mio matrimonio andato a male che ero certo di aver messo dentro
un vaso giallo a casa dei miei genitori le
cose che ho perso per
caso che ho perso proprio perché cose che forse non ho nemmeno perso
perché nel pensiero sono ancora qui con me *
* *
stipate alla rinfusa nei cassetti o adattate a fungere da soprammobili ci
dicono cosa furono cosa rappresentarono per noi in un passato più
o meno prossimo più o meno remoto cosa noi rappresentammo per
loro allora cosa ci indusse ad acquistarle e poi ad accantonarle a
confidarle cose senza voce *
* *
lasciano che le si scopra e che poi le si trascuri che
le si senta un dono e poi le si abbandoni le
si accantoni lise ormai o ancora intatte a
comporre un eden di caos nelle soffitte
* * *
occupano spazi e
fra quegli spazi i nostri sguardi distratti scivolano lievi lungo i
loro contorni nudi vanno incontro alla sostanza di cui sono composte legate
intessute assemblate e
tramite quegli sguardi i nostri vaghi pensieri pesanti urtano nei loro corpi
e regrediscono sino all'alfa di ciò che ancora custodiscono una
trama cioè di memoria e reliquia una sostanza che si sconta come
occaso ammiccante nello spazio occupato *
* *
figlie del tempo della storia di
tali entità ne serbano intatte il sigillo anche se rotte consunte
sbiadite uno
stampo ne fu madre padre un'idea un disegno copie
di copie prototipi o pezzi unici impongono la
loro data di nascita il loro stile la loro forma
alla furia famelica delle mode
* * * gratis è il sorriso che tradisce e gratis è l'attesa
e l'ombra che cresce nella borsa della spesa è gratis sì
anche quella sembra dire quasi un'altra specie di grazia la magica parola crederci
poi è arte che consola ma
così raro è il regalo ormai e gratis solo un nome antico
che muore idiota nell'alveo di devote illusioni *
* * proprio così le cose così come sono1
muse
del desiderio o arpie di una mancanza la stanza od il museo in cui son pose poesia
per un catalogo ancor tutto da sfogliare il furto poi il dono che dice
dannazione siano
un frutto di ceramica o memorie di un luogo antico le chiavi e il tintinnio
le dita gelate
che cercano a tentoni l'interruttore le cose che lo sanno il nostro amore
le cose che
conoscono tutte le nostre debolezze così le cose proprio così
come sono e come stanno in
noi come se ne vanno via lontano insieme coi giocattoli l'onda la fionda
che si spezza
Nota Questo
verso è di Roberto Cogo, da "DI ACQUE / DI TERRE", edizioni Joker, 2006
Fabio Franzin è nato nel 1963 a Milano. Ma dall'età di 6 anni si è trasferito
nel paese natale del padre: Chiarano, e, successivamente, a Motta di Livenza,
in provincia di Treviso. Ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche: "EL COEOR
DEE PAROE" scritto nel dialetto dell'Opitergino-Mottense, con la prefazione
di Achille Serrao; Zone, 2000; nel 2003, presso Ecig "IL CENTRO DELLA CLESSIDRA"
(Premio "Ugo Foscolo 2002" con giuria presieduta da Giuseppe Conte; Nel 2005,
la raccolta, in dialetto "CANZÓN DAA PROVENZA (e altre trazhe d'amór)"
(premio "Edda Squassabia 2004" in giuria Franco Loi, Umberto Fiori, Ernesto Treccani)
Fondazione Corrente, Milano; Ancora nel 2005, "IL GROVIGLIO DELLE VIRGOLE"
premio "Sandro Penna 2004 sezione inedito" con introduzione di Elio Pecora, Stamperia
dell'arancio. Nel 2006, ancora in dialetto "PARE (padre)", con introduzione
di Bepi de Marzi, Helvetia. Per la narrativa: "LA', DOVE C'ERA L'ERBA",
testo finalista al premio "Italo Calvino 2003, Filca Cisl. Il racconto "Lettera
ai prati" è presente nel volume "IL VENETO DEL FUTURO. Sogni e visioni. Dieci
racconti", edizioni Marsilio-Corriere Veneto, 2005. Sue poesie sono apparse
in numerose riviste e antologie e sono state tradotte e pubblicate in inglese,
cinese, tedesco e sloveno. Ha partecipato a rassegne poetiche in Italia e all'estero.
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