TRANSIT
- Un breve estratto del romanzo Transit -
Anne Seghers
Per
tutta la vita Anne Seghers ricusò le domande sulla sua vita. Un 'trauma'
di cui non parlò nemmeno con la figlia Ruth fu per lei l'assassinio della
madre in un campo di concentramento nazista in Polonia. Dall'esilio messicano
aveva cercato fino all'ultimo di salvarla, invano. D'altra parte alcune tra
le sue opere tradiscono forti elementi autobiografici. Il romanzo "TRANSIT",
elaborando tra gli altri il tema della perdita della madre, rappresenta per molti
critici l'approccio piú significativo al tema dell'"esilio europeo"
in lingua tedesca. Dopo l'entrata dei tedeschi a Parigi nel giugno del 1940,
il medico e scrittore Ernst Weiß si tagliò i polsi nella sua stanza
d'albergo, non riuscendo ad apprendere in tempo che grazie all'intervento di Thomas
Mann presso Roosevelt gli era stato concesso un visto per gli USA. Immediatamente
dopo la morte di Weiß, Anna Seghers aveva provato a fargli visita nel suo
albergo. Questa situazione è stata rielaborata nel seguente brano del romanzo.
La morte dello scrittore, ovvero il suo continuare a vivere nella fissazione interiore
dei protagonisti del romanzo, è un motivo centrale di "TRANSIT". Anna
Seghers cominciò a lavorare al romanzo in Francia durante la sua fuga e
lo concluse in Messico.
L'albergo
sulla rue de Vaugirard, stretto e alto, era ordinario. La padrona invece era piú
bella dell'ordinario. Aveva un viso delicato e fresco e capelli neri come la pece.
Indossava una camicia di seta bianca. Domandai senza pensarci se c'era una stanza
libera. Sorrise mentre i suoi occhi mi scrutavano freddamente. "Quante
ne vuole." "Prima un'altra cosa", dissi "Lei ha qui un
inquilino, il signor Weidel. È per caso nella sua stanza?" Il suo
viso e il suo atteggiamento cambiarono come si può osservare solo nei francesi.
La piú cortese e inimitabile indifferenza si trasforma improvvisamente,
quando perdono il controllo, in collera furiosa. Disse, con voce rauca per la
stizza, ma già nella consueta loquela: "Oggi è la seconda
volta che mi si domanda di costui. Il signore ha cambiato domicilio - quante volte
lo devo ancora spiegare?" Replicai: "Almeno a me, in ogni caso, lo
spiega per la prima volta. Abbia la compiacenza di dirmi dove abita adesso". "Come
faccio a saperlo?", disse la donna. Cominciavo a notare che anche lei aveva
paura, ma per quale motivo? "Il suo attuale domicilio mi è sconosciuto,
non Le posso davvero dire altro". Alla fine l'ha prelevato la Gestapo, pensai.
Posai la mano sul braccio della donna. Lei non ritirò il braccio, ma mi
guardava tra il beffardo e l'inquieto. "Io non conosco quest'uomo",
la rassicurai "mi è stato chiesto di recargli un messaggio. Questo
è tutto. Qualcosa di importante per lui. Anche se è uno sconosciuto,
non voglio farlo aspettare inutilmente." Mi osservò attentamente.
Quindi mi condusse nello stanzino accanto all'ingresso. Dopo qualche traccheggio,
sciolse la lingua. "Non può immaginare quanti fastidi mi ha procurato
quell'uomo. È arrivato il 15 sera, durante l'invasione dei tedeschi. Io
non avevo chiuso l'albergo, ero rimasta. Quando c'è guerra, diceva mio
padre, non si va via, altrimenti ti distruggonno e saccheggiano tutto. E poi che
cosa dovrei temere dai tedeschi? Per conto mio sono meglio dei rossi. Almeno non
ti toccano il conto in banca. Dunque arriva il signor Weidel e trema. Per me è
strano che uno trema davanti ai suoi compatrioti. Ma ero contenta di avere un
inquilino. In quel momento ero quasi la sola in tutto il quartiere. Però
quando gli porto il formulario per la registrazione, mi chiede di non registrarlo.
Il signor Langeron, come sa, il Presidente della Polizia, insiste sulla registrazione
di ogni forestiero. Bisogna mantenere un po' d'ordine, non è vero?" "Non
so", replicai "dopotutto anche i soldati nazisti sono forestieri, e
non si sono fatti registrare." "Comunque, questo signor Weidel faceva
questioni con la registrazione. Non aveva disdetto la sua stanza ad Auteil, era
registrato lí. Non mi piaceva per niente. Il signor Weidel aveva già
abitato qui, con sua moglie. Una bella donna, solo che non si sapeva contenere
e piangeva spesso. Le assicuro, quell'uomo ha causato fastidi dovunque. Per pietà
di Dio gli ho dato una stanza senza registrarlo. Solo per stanotte, gli dissi.
Pagò in anticipo. La mattina dopo non mi viene giú. La faccio corta.
Apro con la seconda chiave. Apro anche il chiavistello, mi sono fatta preparare
un affare che tira anche i chiavistelli." Aprí il cassetto e mi
mostrò l'affare, un gancio costruito ingegnosamente. "L'uomo è
steso sul suo letto vestito, una fialetta di vetro sul comodino. Se la fialetta
era piena, aveva in stomaco una dose con cui si sarebbero potuto ammazzare tutti
i gatti del quartiere. Per fortuna ho un buon conoscente nella polizia di Saint
Sulpice. Mi ha messo a posto tutto l'affare. Abbiamo fatto una registrazione predatata.
Solo dopo lo abbiamo fatto morire. Poi è stato seppellito. Quell'uomo mi
ha causato piú problemi dell'invasione dei tedeschi." "Almeno
adesso è morto" dissi io, e mi alzai.
(Traduzione di Antonello Piana. Tratto da www.terradenadie.de)
Anne Seghers
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