I SUOCERI

- Tratto dal romanzo Con le peggiori intenzioni -


Alessandro Piperno



(...) "Almeno li ha assicurati?" chiede Alfio, alludendo ancora ai quadri.
"Certo che li ho assicurati" risponde Bepy piccato. Finché vengono interrotti dalla domestica: signori, la cena è servita.
In tavola troneggia un classico culinario di casa Sonnino. Per la verità si tratta d'un vero e proprio reperto archeologico esumato per l'occasione. Sia per la difficoltà e i tempi lunghi d'esecuzione, sia per la sovrabbondanza calorica in contrasto con i divieti dietetici di Bepy, sono almeno dieci anni che il Pasticcio Dolce Di Nonna Rachele è stato bandito dalle abitudini conviviali dei Sonnino. Ma questa volta Bepy ha preteso che la cuoca si attenesse a un rigido programma filologico. Nessuna aggiunta, nessun aggiustamento. E allora ecco il dorato timballo di pasta frolla - che al proprio interno custodisce un gustoso tesoro di ziti, polpettine e ragù di funghi - mostrare il classico profilo cilindrico a quella fiera coppia di padroni di casa e a quei due convitati diffidenti. Bepy guarda l'indimenticato pasticcio di sua nonna con un orgoglio quasi comico. Ma ad Alfio basta che il palato - viziato dalla gustosa consuetudine a carbonare e a lombate - venga carezzato da un ardente boccone di timballo per liquidare l'operazione come una schifezza pretenziosa, intrugliata e agrodolce. "Proprio come quella gente!" si sfogherà ore dopo con la moglie. "Gente pretenziosa, intrugliata e agrodolce." Tuttavia Alfio, fedele ai proclami pauperisti, pulisce il piatto, infastidito dalle ciarliere sciocchezzuole delle signore. Nessuno evidentemente osa affrontare gli argomenti per cui hanno deciso d'incontrarsi. Bepy è stranamente intimidito. D'altronde solo la mattina è stato catechizzato dal figlio: "Mi raccomando papà, sii tollerante, cedi sul possibile e non parlare di religione".
"Ma che gente è?" gli ha chiesto Bepy incuriosito. "Diversa da noi. Sono chiusi, opachi. Ma adorano Fiamma".
"Ma perché tu e Fiamma non venite?"
"Non lo so, me lo ha chiesto lei. Ha detto che erano i suoi a volerlo. A pretenderlo. Credo che lui debba parlarti di qualcosa."
"Ma lui che tipo è?"
"Un tipo tutto d'un pezzo. Un po' trombone. Ma è essenziale che lui sia d'accordo."
"Almeno sai di che vogliono discutere?"
"No. L'importante è che tu sia tollerante."
È il ricordo delle parole del figlio ad aver spinto Bepy a procrastinare il momento della verità ben oltre il dessert. Ma a questo punto, mentre Ada serve i caffè in salotto, Bepy rompe gli indugi.
L'esordio è indimenticabile, un incrocio tra Indovina chi viene a cena? e I promessi sposi. Bepy attacca con una dichiarazione che potrebbe offendere chiunque ma che, invece, galvanizza gli astanti:
"Insomma, a costo di apparire scortese, non posso nascondervi le mie perplessità..."
Così Bepy, in modo deciso e teatrale, anche se non è poi tanto in disaccordo con la scelta del figlio. Lui e Ada hanno già metabolizzato lo shock del matrimonio con quella ragazza (anche se il mio bisnonno in modo bizzarro l'ha soprannominata "la Cananea". "Anche oggi c'imporrai la compagnia della Cananea?" non fa che chiedere a quel suo strano nipote tanto più canuto di lui). Però Bepy non resiste alla tentazione di blandire i suoi interlocutori: gli piace aderire alle inquietudini del suo futuro consuocero. Vuole essere completamente dalla sua parte. E come può quel gentiluomo di Alfio deludere le aspettative d'un così imprevedibilmente solerte piaggiatore?
"Sono contento che anche lei la pensi così" risponde secco. "Non osavo dirglielo, ma visto che lei va sull'argomento..."
"Ecco, guardi, non è una questione di razzismo o altre scemenze... né forse di compatibilità..." si sbriga a spiegare Bepy, "anzi, aggiungerò che ho conosciuto Fiamma e mi sembra una ragazza incantevole, così piccolina, così timida, insomma un vero amore: il mio Luca è pazzo di lei... Tuttavia, insomma, credo che siano molti gli ostacoli a questa unione, alcuni, direi, quasi insormontabili... Sia io che mia moglie crediamo - e lo abbiamo detto a Luca - che un matrimonio misto possa produrre disastri, per esempio, nei figli, ammesso che vogliano averne... Un problema di identità..."
Qualsiasi spettatore diverso dall'ineffabile Bepy di questa sera noterebbe il viso di Alfio assumere un'espressione infastidita e severa subito dopo aver sentito le parole "il mio Luca è pazzo di lei". Basterebbe questa frase inopinatamente sfuggita a Bepy, per capire ciò che realmente rende incompatibili queste due famiglie e l'unione fra esse perniciosa.
"Il mio Luca è pazzo di lei" è un'espressione che rivela la personalità di chi la pronuncia: bisogna essere teatralmente impudichi, bisogna avere un'idea dell'amore piatta e codificata, pur senza escludere il primato dei sentimenti, bisogna conoscere almeno una manciata di romanzi d'appendice e aver visto altrettanti film americani, bisogna aver tradito la propria moglie almeno una dozzina di volte, bisogna aver frequentato un certo ambiente squisitamente immoralista di canottieri romani, bisogna avere poca attenzione per il valore delle parole, bisogna aver superato qualsiasi gesuitico impaccio, bisogna infischiarsene della suscettibilità del prossimo o essere sprovvisti di empatia, bisogna essere stravaganti quanto basta, per dire ai morigerati Bonanno, in riferimento alla loro tenera virginea figliola e al suo sciagurato amore per quell'ebreo: "Il mio Luca è pazzo di lei"...
"Sono contento che la pensiamo allo stesso modo" ripete Alfio, assentendo. "Guardi, le dico che non ho nulla contro di voi, anzi sono sinceramente dispiaciuto per quello che vi è capitato... però avremmo preferito anche noi che Fiamma sposasse un ragazzo italiano!"
"Italiano? In che senso?"
"Italiano italiano, in quale altro senso?"
"Perché, Luca non sarebbe italiano?"
"Beh, insomma, ha capito cosa intendevo... D'altronde mi ha detto mia figlia che Luca non ha fatto il militare... e neanche lei, se mi permette... e sa, per me la leva è una tappa essenziale. Un'esperienza determinante nella vita di un uomo... Altamente formativa."
" È vero, né io né mio figlio abbiamo fatto il militare. Ma per motivi affatto diversi da quelli che lei evidentemente immagina. E non certo perché non siamo italiani... Anche se potrà stupirla, noi siamo italiani tanto quanto lei!"
"E allora...?"
"A me lo hanno impedito le leggi razziali. Ma credo di aver servito il mio Paese. Io sono stato partigiano... Per quanto riguarda Luca, beh, insomma lui è stato fatto rivedibile per via della sua vista. Nulla a che fare con la sua nazionalità."
Bepy ha pronunciato queste parole con crescente irritazione. Sta bluffando, naturalmente. Gli piace rivendicare il suo resistente impegno azionista, sebbene, in senso stretto, abbia limitato la sua attività sovversiva a un'impaurita clandestinità montanara.
"Ma guardi, non volevo mica offenderla... Anzi, mi fa piacere che lei abbia alluso ai problemi, come dire, fisici di suo figlio... Diciamo che questa è una cosa che ci sta a cuore. Insomma, quello che vorrei dirle è che noi vorremmo avere garanzie..."
In che senso?"
"Beh, insomma, ci piacerebbe che Luca, a scopo precauzionale, si sottoponesse ad alcuni esami. Pensavamo a un andrologo o a un genetista o qualcosa del genere. Vorremmo avere la garanzia che lui possa procreare, e che lo possa fare con il minor rischio possibile... Insomma, per noi è assolutamente inconcepibile un matrimonio senza figli!"
"Senta, mi sembra che qui si stia esagerando. Luca è assolutamente normale. Da tutti i punti di vista."
"Ma perché si scalda?... Credo di avere il diritto di sapere a chi sto dando mia figlia... Di tutelarla..."
"Sì, nella stessa identica maniera in cui noi abbiamo il diritto di sapere a chi diamo il nostro Luca, ma non per questo le ho chiesto di mostrarmi la fedina penale di sua figlia. E in ogni caso trovo grottesco e antiquato che lei mi parli come se certe cose dipendessero da me. Mio figlio è maggiorenne e responsabile, e lo è anche sua figlia. Quindi non vedo come le nostre opinioni possano in qualche modo influenzarli in maniera determinante... Mi sconcerta che lei mi chieda così, a cuor leggero, senza alcun tatto, di sottoporre mio figlio a test clinici, come se Luca fosse uno scherzo di natura..."
"Ma no, guardi, la discussione ha preso una piega spiacevole. So bene che a questo punto i giochi sono fatti. Che i nostri ragazzi si sposeranno. Me ne sono fatto una ragione e credo anche lei. Ma sono un padre apprensivo. Ho diritto di essere un padre apprensivo. Solo per questo ho chiesto delle assicurazioni."
"Si può sapere cosa vuole, oltre a voler sottoporre mio figlio a una simile umiliazione?"
"Beh, se devo essere diretto, vorrei che il matrimonio si tenesse in chiesa. D'altronde Fiamma mi ha detto che Luca non è religioso. Mentre lei è molto devota. Mi sono già informato. Il nostro parroco sarebbe disposto a sposarli, anche se Luca, s'intende, deve impegnarsi a battezzare i suoi figli..."
"Questo mi sembra davvero troppo. Scusi, almeno dia loro il diritto di scegliere."
"A chi?"
"Ai nipoti."
"E perché? I miei genitori scelsero per me. E i suoi scelsero per lei, evidentemente. Perché dovremmo comportarci in modo diverso? E per sposarsi in chiesa è essenziale che lui prometta di battezzare i figli."
"Capisco, ma non è essenziale sposarsi in chiesa. Parla del matrimonio in chiesa come fosse un piacere che ci state elargendo."
"Beh, in un certo senso è un piacere che il parroco ci fa..." "Un piacere che fa a lei, non certo a me, a mia moglie, né a Luca..."
"Ma insomma, credevo..."
"Che cosa credeva? Che l'avremmo ringraziata perché il suo generosissimo parroco ci ha concesso l'onore di sposare nostro figlio? Crede che ai nonni di Luca possa far piacere?"
"Beh, credevo sareste stati contenti di questa possibilità..."
"Quale possibilità?"
"Il matrimonio in chiesa."
"Guardi, Alfio, per quanto la cosa a lei possa apparire straordinaria e sconvolgente, se a noi non facesse piacere essere ebrei non saremmo ebrei. Non c'è mica un'ineluttabilità che ci lega all'ebraismo. Se ci fosse interessato diventare cristiani avremmo scelto di credere in Gesù Cristo duemila anni fa."
Fine primo round!
Con questa dichiarazione di orgoglio ebraico si chiude la prima conversazione. E tutto il resto, tutto quello che segue, appare, a questo punto, irrimediabile.





(Tratto dal romanzo Con le peggiori intenzioni, Oscar Mondadori, Milano, 2005)


Alessandro Piperno


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