Notte
- Brano tratto dal romanzo Il luogo del cuore -
Donata Testa
Cerchi un sasso, trovi una piuma. Cerchi un sole, trovi la luna. Cerchi
e non trovi. Cerchi e trovi altro. E in tutto questo nostro infinito tragitto
del cercare capita che un uomo possieda una donna desiderandone un'altra, che
una donna si lasci prendere sperando una diversa mano, un diverso respiro. Eppure
quel darsi al contrario, per sbaglio o bisogno è un trovare, un rapido
e caldo trovarsi che allarga e non dev'essere gettato mai, per alcun motivo. Nel
sonno sento un corpo raggiungermi, divenirmi parte. Sono sdraiata sul fianco. Il
corpo mi è addosso. Sento mani ruvide percorrere la schiena, farsi strada
e cercare i seni. Li toccano, ruotano loro intorno come giostra impossibile
a lasciarsi, a essere frenata. Dita prendono i capezzoli, li avvitano, li riavvolgono
come filo disordinato e li tirano e impongono durezza. Ancora mani scendono
e violente dita sfregano e arrossano cercando la fessura grande, la vagina. Attraversano
prepotenti e cattive le labbra, pretendono il desiderio che c'è e sta arrivando
e toglie il respiro. Mani forti entrano nella casa già umida, aperta
per ricevere ospite inaspettato. Il corpo mi gira con movimento deciso e la
bocca è sul seno. Le labbra aspirano il capezzolo rigido. Beve il
mio latte. Sta lì, la testa sul ventre e beve latte fermo, alimento
dimenticato di figli. Sono donna e madre di un uomo che si nutre e mi scioglie.
Lo tocco e mi piace il sentito. Con scatto entra nella casa. Ne diventa
padrone. La gira e rigira come sua. Si muove per sé ma conosce ciò
che si costruisce tra due. Vuole farsi libero slegando il nodo. Non ha fretta
e mi muove, dirige le mie mani e se le posa sul petto. Lo percorro intero,
m'infilo tra peli come cespugli arricciati e afferro i piccoli bottoni dei suoi
capezzoli e vorrei morderli e anche possederli, farli entrare anch'essi come quella
piccola parte, frazione misera di un intero che intanto mi possiede con cura. Io
parlo e parlo a vanvera, dicendo il vero e gemo e sono piena del suo coye1
che se ne va in alto, così in alto da farmi divenire un punto piccolo,
solo quel punto e lo voglio, lo voglio questo corpo che sale nel mio, che si arrampica
come scalatore, che va a cercare le soffitte e desidero la sua acqua a riempire
e lavare. Divenga mia parte e con me circoli e sia sangue, ossa, occhi con forza
sigillati. L'uomo sta lassù, si sposta fin dove può, sale con
le gambe, le anche, le braccia, il petto. Sento il respiro farsi d'affanno
e so che è arrivato in cima, ha percorso la strada e ora mi saluta con
la mano, si congeda. Vorrei che adesso potesse entrarmi completamente e per sempre,
come quando da bimba volevo il mare, non fare il bagno, ma essere mare. E in
quest'attimo del suo liquido sparso, vorrei sparire in lui risucchiata. Dissolvenza
incrociata e all'istante, fusione totale, assenza di uno, di me. Mi rigiro
e trattengo, chiudo le porte di casa. Separo il dentro dal fuori. Lo tengo
al riparo. Non apro gli occhi bendati dalla paura. Soltanto ascolto il corpo. Non
voglio lo svelamento: sogno realtà lui un altro. Ricerco il respiro
tranquillo del sonno. Quando un uomo visita così la mia casa è
per un sempre escludente. Nessun altro può possederne la chiave. Ripenso
alle tante volte in cui l'amato ha frainteso, immaginato che fosse il mio corpo
in ricerca, sempre prossimo al tradimento perché tanto desideravo con lui
e fremevo e lo nominavo marito. Saper abitare le stanze, l'alloggio privato non
è questione d'abilità ma d'essenza. Per questo l'amato era amato,
è amato. Per questo non posso guardare e legarmi a un sogno, a un altro,
a lui nuovamente. Ascolto calma il suo andarsene e già manca. Desidero
essere sogno e sentire il sonno intorno come scialle leggero, piuma di vita.
Nota: 1
- Coye, membro maschile in wolof.
(Brano
tratto dal romanzo Il luogo del cuore - una storia, un amore, Milano, 2006,
presentazione di Piersandro Pallavicini.)
Donata Testa è nata nel 1955 e vive tra le colline torinesi.
Insegna Materie Letterarie in un Istituto Superiore. Da anni lavora in progetti
di scambio e cooperazione con il Senegal e il Burkina Faso. Ha esordito in narrativa
con la raccolta di racconti Bagagli a mano edita dalla casa editrice Filema.
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