Sogni
Chika
Unigwe
I suoi capelli
sono come le fibre di un mango spolpato a dovere, radi e bianchi. Le mani sono
come te le aspetti: carta vetrata. Ma quando ti tocca, non ti ritrai di scatto.
Nemmeno quando ti strofina la carta vetrata sulle braccia nude. Il suo tocco ti
ricorda il detergente che usi per tenere lontani i brufoli. Quel detergente fa
male, ma non c'è bellezza senza dolore. Lo sanno tutti. O, almeno, dovrebbero. Quando
ti lecca le orecchie ed esce il suono di un bacio (se non fosse che il suono sembra
quello di un tappo metallico che sfrega su un pavimento di cemento), non ti allontani
con repulsione. Sorridi, invece, e ringrazi il cielo. Lui non può vedere
che il tuo sorriso non è che un ochi eze, quel tipo di sorriso che
fa male alle mascelle, un sorriso che sta alla superficie, come la crema del latte.
Vede i tuoi denti brillare alla luce e ti restituisce il sorriso, mettendo a nudo
l'intera dentatura. I suoi denti sono disposti malamente in quella bocca raggrinzita.
Sembrano troppi per una simile cavità, e le labbra li coprono a mala pena.
Ti ricorda un coniglio. Per un momento ti chiedi se i denti sono tutti suoi. Ti
chiedi se non li abbia comprati, come compra ogni altra cosa nella vita. Ti dice
che paga un prezzo enorme per la sua sposa, ti racconta delle tre mucche che ammazza
per il matrimonio, dei sacchi di riso che ha importato dalla Tailandia espressamente
per la cerimonia, delle balle di merletto da Vienna che regala alla suocera e
della catena d'oro a 24 carati che compra per la moglie da un mercante ebreo di
Anversa. Sai tutto delle sue auto (la Mercedes, la Peugeot 505, la Land Rover
e la Land Cruiser che ha importato dal Belgio). Nuove di zecca, dice. Non tokunbo,
quelle auto di seconda mano che infestano le strade. Sai tutto delle sue case
(quelle di Londra e di New York, gli appartamenti a Enugu e a Onisha e la tenuta
che sta costruendo al suo villaggio, con quindici stanze da letto indipendenti
e un campo da tennis su prato). Pensa
di farti felice. E può darsi che in un certo senso sia così. La
felicità non è una qualità che si mantiene immutabile. I
suoi parametri si modificano, si dilatano o si restringono. Questa è una
lezione che hai imparato. La stai ancora imparando, in realtà. Quel che
ti rendeva felice qualche anno fa non c'è più. Adesso stai insegnando
a te stessa a sentirti felice per altre cose. Magari le mani di carta vetrata
grattugiano le tue braccia tese, ma tu sei vicina alla meta. E ciò ti rende
felice. Gli offri un altro sorriso, di quelli che se ne stanno in superficie,
non vengono dal profondo del cuore. È passato un po' di tempo da quando
hai sorriso di cuore, del resto. Non sai se ne sei ancora capace. E poi, è
più facile sorridere in questo modo, anche se fa male alle mascelle. È
un sorriso che riesce senza che tu debba scavare troppo a fondo per trovare una
ragione. Gratifica all'istante chi lo riceve. Obi
è il primo uomo del quale ti innamori. Lo sposi e la tua vita diventa una
favola: un marito con un sorriso che sembra una luna piena. Il suo sorriso illumina
tutta una stanza, accende il tuo universo. Quel sorriso ti ruba il cuore quando
per la prima volta ti arriva dall'altro capo di un ricevimento nuziale affollato.
Ti risponde che il fato ha voluto che vi incontraste, quando gli dici che sei
capitata per errore in quella sala. Il ricevimento di tuo cugino è nel
salone al piano superiore. Non hai ascoltato con attenzione le istruzioni frettolose
di tua madre e così sei finita qui dentro. Non t'importa. Tuo cugino non
ti è mai piaciuto molto, e ti piace invece quest'uomo con i baffi sottili
sul labbro superiore. La sua voce sembra un rombo sommesso. E quando con quel
rombo sommesso ti dice che è il fato che vi ha fatti incontrare, ti innamori
della parola "fato". È bello il fato. Ti spinge nella sala sbagliata
per farti incontrare proprio l'uomo di cui ti innamorerai. A tua madre lo spiegherai
più tardi perché non ti sei fatta vedere alle nozze di tuo cugino.
Sarai sgridata e rampognata per aver perso quest'occasione. Dirà che t'avverte,
tutti penseranno che è perché sei gelosa. Dopo tutto, il cugino
del quale ti sei persa il matrimonio ha tre anni meno di te, e tu devi ancora
riceverla una proposta di matrimonio. Strillerà e si batterà il
petto e chiederà ai suoi dei perché le tocca un simile fardello
di figlia. Che cosa ha fatto nella vita precedente per meritarsi una simile punizione?
Per che cosa la stanno punendo? Si lamenterà che non sei una buona figlia,
che sei una disgrazia, e come puoi sperare di trovare un buon marito se manchi
a matrimoni dove ci sono tanti buoni partiti? Non lo sai forse che tuo cugino
ha almeno quattro cognati in età da matrimonio? Ewo, i suoi dei
le hanno dato la peggiore delle figlie possibili. Dirà e farà tutte
queste cose, ma tu non ci baderai. Non te ne importerà perché sei
certa che il fato si sta prendendo cura di te. Il
giorno che dici a tua madre che c'è un uomo interessato a sposarti, lei
danza tutt'attorno nel vostro piccolo soggiorno. Sventola in aria un fazzoletto
e intona lodi ai suoi dei che finalmente le sono stati propizi: chim
di mma chim di mma onye si na chim adighi mma bia fulu ife o melu m ooo chim ooo,
tanku you Tutta
contenta ti stringe a sé, schiacciando il tuo naso contro il suo collo
(tua madre è di vari centimetri più alta di te) e tu temi che la
sua felicità possa soffocarti. La contentezza le riempie le braccia di
una forza che ti sorprende e ci vuole un po' prima che tu possa svincolarti dal
suo abbraccio. Sei imbarazzata. Era da così tanto tempo che non ti stringeva
tra le braccia. Così tanto che provi a ricordare quando, ma non ci riesci. Il
giorno in cui incontra Obi per la prima volta, ti dice che ti renderà molto
felice, che le madri certe cose le sanno. Gli prepara lo yam porridge con gli
spinaci e lui lo mangia per far felice tua madre, anche se lo yam non gli piace.
Sa che non si può rifiutare il primo pasto offerto dalla futura suocera!
Specialmente se lei ha ucciso un pollo tutto per te. Gli ciondola intorno mentre
lui mangia, facendogli domande sulla famiglia e quel che fa e dove vive. Obi risponde
tra un boccone e l'altro. In realtà non starebbe a tua madre interrogare
un futuro genero, ma lei se ne assume il compito perché non c'è
nessun uomo a obiettare. Tuo padre è morto e non hai dei fratelli. Dirà
poi ai tuoi zii paterni che hai un pretendente, e loro faranno domande a loro
volta e svolgeranno le proprie indagini. Ma questo sarà più tardi. Quando
lui se ne va, tua madre ti dice che non mangia come un ingordo. Non si riempie
la bocca di cibo tanto da non riuscire a parlare. Gli uomini ingordi non diventano
buoni mariti, dice, e tu ti domandi se non sia per questo che gli prepara il cibo,
per metterlo alla prova. Dopo
un incontro con i tuoi zii, Obi paga il prezzo della sposa e porta del vino per
la tua gente. Non vuoi un oceanico matrimonio tradizionale. Vuoi mettere da parte
i soldi per un memorabile matrimonio in bianco. Vuoi che in città si parli
del tuo matrimonio. Il
giorno del tuo matrimonio è un sabato piovigginoso. Tua madre ti dice con
aria preoccupata che porta sfortuna sposarsi quando piove, ma tu scacci le sue
preoccupazioni con una gran risata e col dorso della mano, dicendole che è
soltanto una superstizione. Tu sei superiore alle superstizioni. Non hanno potere
su di te. Tua madre sorride, ma i suoi occhi ancora sembrano preoccupati. Indossa
un wrapper di George rosso e sopra una blouse bianca di pizzo con
le maniche rigonfie fino alle orecchie. Sono regali che le ha fatto Obi, il primo
completo nuovo dopo anni. Le vuoi molto bene e non vuoi che la sua felicità
sia guastata dalla pioggia. Le sorridi e le dici di non preoccuparsi, che non
c'è proprio nulla che possa andar male. Poggia le sue palme morbide sulle
tue e ti dice che sei bellissima, anche se vorrebbe che tu avessi scelto un abito
bianco. Si addice di più a una vergine. E tu sei vergine, non è
così? Fai finta di non sentirla. Avete già discusso del colore in
precedenza, ma sei contenta che ormai sembra essersi dimenticata della pioggia. La
chiesa è gremita e alcuni degli ospiti devono restare fuori, stipati sotto
gli ombrelli, per sentirti dire a Obi (con una voce impastata di lacrime di gioia)
che sarai sua per sempre e sempre e sempre. Sua! Sua! Sua! È un voto che
ti è facile fare, perché non puoi nemmeno immaginare di desiderare
di trovarti con qualcun altro. Obi è lo zenit. La tua anima gemella. La
forma perfetta del tuo fato. È lui il luogo dove vuoi essere. Quando discendi
la navata, tenendoti all'orlo del tuo abito da sposa color crème, le damigelle
ti cospargono di coriandoli e riso. Non ti importa se un chicco di riso ti è
finito nell'occhio sinistro e devi sfregare e sfregare ancora per farlo uscire
(e ciò rende l'occhio gonfio e rosso e nelle foto del matrimonio sembra
che tu abbia la congiuntivite emorragica). Le
gravidanze non tardano a venire. In due anni hai tre bambini sani: due belle gemelline
con il sorriso del padre e il naso della madre (il naso perfetto, lo chiama Obi)
e un bambino che è la luce dei tuoi occhi (somiglia molto a Obi) e che,
con gran gioia di tua madre, assicura il tuo posto nella casa di tuo marito. Sono
quel tipo di bambini ai quali agli estranei piace fare smancerie, con buffetti
sulle guance e carezze sulla testa, mentre dicono che hanno l'aria di star proprio
bene: Chei!
Sono proprio dei bei bambini. Sono floridi come l'allevamento di okuku, quei
pollastrelli così ben pasciuti. Devi essere fiera di questi bambini. Guarda
come risplende di salute e vitalità la loro pelle. Ndi uwa oma! Avete
una casa. Una bifamiliare in una zona tranquilla della città. Questa casa
è la prova tangibile della vostra confortevole esistenza: moquette su tutto
il pavimento, così alta e ricca che quando ci cammini sopra, i piedi praticamente
ci scompaiono dentro, un enorme televisore a colori (che gli ospiti ammirano e
la vicina ti dice con gelosia che sembra uno schermo del cinema e che ad ogni
modo non vede a che cosa vi serva uno schermo così enorme, sembra fuori
posto in un soggiorno) e un lettore CD della Sony con il quale tu e Obi suonate
tutte le vostre canzoni preferite (entrambi adorate Barry White e quando venite
a sapere che è morto vi mettete letteralmente a piangere). I bambini hanno
una stanza ciascuno, con l'aria condizionata per proteggerli dalla temperatura
che diventa alta come un febbrone (e anche la stanza degli ospiti dove dorme tua
madre ha l'aria condizionata, ma lei non la usa mai perché dice che le
sembra di essere all'obitorio e anche se è vecchia non è ancora
morta, no tante grazie!). Ma
quando Obi muore a trentasei anni (e tu ne hai trentaquattro), la tua vita si
frantuma come una porcellana. Non riesci nemmeno a cominciare a raccogliere i
cocci. Obi
è troppo giovane per morire e tua suocera vuole sapere perché il
fato è stato così crudele con lui. Invita nella tua casa lo sciamano
della sua chiesa e vuole da lui la risposta alla domanda che la rode, che minaccia
di consumarla. Di chi è la colpa della morte di suo figlio giovane e sano?
Lo sciamano dalla chioma selvaggia brucia incenso in tutte le stanze, la sua veste
bianca da sciamano spazza il tappeto che ha ingoiato i suoi piedi nudi. Suona
la sua campanella e salmodia formule con una voce forte e strana, sembra che stia
cantando (ma non sta cantando). Ondeggia da un lato all'altro puntando verso di
te il dito accusatore (è l'indice della mano destra, l'unghia avvolta in
un cerotto scurito, e quando lo rivolge a te, sembra che ti stia offrendo un sigaro).
Le dice che hai un vincolo matrimoniale nell'oceano con uno spirito dell'acqua.
Uno spirito dell'acqua che è geloso di Obi. È questo spirito che
lo affligge con un male. Di questo matrimonio tu non sai proprio nulla, ma nessuno
ti crede. Non sai se ridere o piangere. Com'è possibile che qualcuno creda
che si contraggano matrimoni tra spiriti ed esseri umani? Tua suocera ti picchia
in faccia e quasi ti sputa addosso per aver osato mettere in dubbio le parole
dello sciamano. Lo sciamano scuote la testa, spandendo in qua e in là le
sue certezze, e accetta il bicchiere di coca-cola che la madre di Obi è
andata a prendergli. "Un
uomo così giovane, ed è morto nel sonno. Non è una cosa normale,"
sentenzia tua suocera guadagnando l'appoggio dei parenti nello sbatterti fuori
della tua casa, la bifamiliare nella zona tranquilla della città, con l'aria
condizionata nelle stanze. "I
dottori dicono che ha avuto un attacco di cuore. È la conclusione dell'autopsia,"
protesti, ma nessuno ti sta ascoltando. Le
urla della madre infuriata di Obi coprono la tua voce, "Hai ucciso mio figlio.
Perché non te ne stai con lo spirito dell'acqua al quale sei maritata?
Perché? Puoi ingannare chiunque, ma non lo sciamano. Lui ti ha vista per
quel che sei," singhiozza mentre lo zio di Obi la rassicura che pagherai
per il male che hai fatto. Un male del quale tu non sai nulla. Com'è possibile
che cominci a pagare per il frutto dell'immaginazione dello sciamano? Un'immaginazione
selvaggia come i suoi capelli troppo lunghi. Lasci
la casa con nient'altro che i vestiti e le due figlie in lacrime, via dalla comoda
bifamiliare con l'aria condizionata nelle camere. La famiglia di Obi si terrà
tuo figlio di quattro anni. È loro. Erede del nome di famiglia. Ma le tue
gemelle di cinque anni sono tue. Crescere le figlie femmine di una madre malvagia
è un fardello che loro non vogliono. La
madre di Obi entra in casa impettita con i due fratelli minori. Da ora in poi
tua suocera regnerà sovrana in quella che è stata la tua casa. Non
potrai più andarci. Nemmeno per vedere tuo figlio, il ritratto di suo padre.
Quel po' di Obi al quale ti aggrappi al funerale, piangendo fino a che gli occhi
ti si gonfiano come due pugni chiusi. Tuo
padre è morto e tua madre è povera e dipende da te per un sostegno
economico. Non hai una famiglia alla quale chiedere aiuto, e hai delle bocche
da sfamare. Maledizione, i tuoi figli a scuola ci devono andare. È sempre
stato il tuo sogno, condiviso con Obi. Non devi sforzarti per sentire la sua voce
che dice: "Uche, i nostri figli dovranno andare a scuola fino a quando
non avranno più nulla da imparare. Voglio che portino a termine gli studi." Non
riesci a trovare un lavoro, perché non hai qualifiche. Non hai nemmeno
il diploma di scuola media. Tua madre dice sempre che tutto quel che serve a una
donna è un marito generoso. Si sbaglia. Una donna ha bisogno anche di qualcos'altro.
Ha bisogno di parenti acquisiti generosi. Le servono, soprattutto, un'istruzione,
un lavoro, l'indipendenza. Sono queste le cose che vuoi per le tue figlie. È
questo che sogni per loro. È
questo sogno che ti spinge nella stanza in affitto illuminata da una luce blu,
mentre le tue figlie dormono nell'altro tuo appartamento, dall'altra parte della
città. Pensano che il tuo lavoro sia di dare una mano al policlinico universitario.
Sei
fortunata che dopo tre gravidanze il tuo corpo è ancora sodo come un pomodoro
appena maturato. La tua pancia è tesa, appena una sporgenza grande come
un'arancia proprio sotto l'ombelico. La gente dice che hai ancora l'aspetto di
quando avevi sedici anni (e al di là dei complimenti sai che è proprio
così). Tua
madre dice che il tuo corpo è come un elastico. Non importa quanto viene
stirato, torna sempre alla forma iniziale. Questo corpo diventa la tua miniera
d'oro. La
prima notte che lavori, ti vergogni. Vuoi coprirti gli occhi quando l'uomo panciuto
afferra i tuoi capezzoli tra i denti. Tieni le gambe strette, quasi non osi aprirle.
Lui ride e dice che è proprio come andare con una vergine. Gli piace. Pensa
che sei una civetta e che la timidezza faccia parte di una recita. Grugnisce di
piacere e quando si alza per andare via gli brillano gli occhi come a un gatto
nel buio. Infila la mano in un portafoglio di pelle nera con le iniziali dorate
su un lato e ne estrae una manciata di banconote, che asfissiano la stanza con
l'odore della banca centrale. È uno che spende e con te si trova bene.
Ti dà abbastanza denaro da pagarci per due mesi l'affitto della casa. Il
denaro ti aiuta a essere meno timida e presto riesci a cacciare la timidezza nella
spazzatura, dove resta ad ammuffire. Quando
l'uomo con le mani di carta vetrata ti sussurra nell'orecchio, ti tappi il naso
per non sentire l'alito (il tanfo è quello del banco del pesce al mercato
locale di Kenyatta) e ringrazi il cielo: le tue figlie vanno a una scuola privata,
qualcuno si occupa di tua madre come si deve e il tuo programma di pensionamento
è già avviato. Sarai la proprietaria della più grande panetteria
di Enugu. Già ti immagini il negozio, un bungalow bianco con l'insegna
"Dream Bread" in rosso, illuminata da un gran neon, e la sua fama che
da Enugo raggiunge Onitsha.
(Dreams, Eclectica magazine, Vol. 8, No. 1, January/February, 2004.
Traduzione dall'inglese di Giovanna Zùnica.)
Chika Unigwe è nata e cresciuta a Enugu (Nigeria).
Ha compiuto gli studi prima in Nigeria, dove ha conseguito un BA in Lingua e Letteratura
Inglese (University of Nigeria, Nsukka), e successivamente all'estero (master
in Lingua e Cultura Inglese, Katholieke Universiteit Leuven, Belgio; dottorato
di ricerca, Universiteit Leiden, Olanda, con una tesi sull'impegno delle scrittrici
Igbo). Ha pubblicato poesie e racconti brevi in varie riviste e antologie. È anche
autrice di articoli giornalistici e di libri per ragazzi. Il suo primo romanzo,
in olandese, si intitola De Feniks (Meulenhoff / Manteau, Anversa, settembre 2005).
Attualmente vive in Belgio.
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