SULLO SCRIVERE

Clarice Lispector

 

Porca miseria, non ho niente da dire! Il suono della mia macchina da scrivere è mogio. Ma cosa posso scrivere? Come ricominciare a prendere appunti? Le parole sono il mio mezzo di comunicazione. Non potrei far altro che amarle. Gioco con loro come si fa con i dadi: caso e fatalità. La parola è talmente forte che attraversa la barriera del suono. Ogni parola è un’idea. Ogni parola materializza lo spirito. Quante più parole conosco, tanto più sono in grado di pensare il mio sentimento.
Dobbiamo modellare le nostre parole finché non diventano l’involucro più elegante dei nostri pensieri. Ho sempre pensato che lo stile di uno scultore sia riconoscibile dall’estrema semplicità delle linee. Tutte le parole che dico – sono lì perché ne nascondono altre. E quale sarebbe questa parola segreta? Non lo so perché la oso? Non lo so perché non oso dirla? Sento che esiste una parola, forse solo una, che non può e non deve mai essere pronunciata. Mi sembra che tutto il resto invece non sia proibito. Ma succede che quello che io voglio è proprio unirmi a questa parola proibita. O forse... se incontrerò questa parola, la dirò a bocca chiusa, solo per me, sennò corro il rischio di diventare un’anima persa per tutta l’eternità. Quelli che hanno inventato il vecchio testamento sapevano che esisteva la frutta proibita. Sono le parole che mi impediscono di dire la verità. Semplicemente non ci sono parole.
Quello che non so dire è più importante di quel che dico. Trovo che il suono della musica sia indispensabile all’essere umano e che l’uso della parola parlata e scritta sia come la musica. Due cose tra le più alte che ci elevano dal regno delle scimmie, dal regno animale, minerale e anche vegetale. Sì, ma a volte è questione di fortuna.
Ho sempre voluto raggiungere attraverso la parola qualcosa che fosse allo stesso tempo senza prezzo e che fosse e trasmettesse tranquillità. O semplicemente la verità più profonda esistente nell’essere umano e nelle cose. Sempre più spesso scrivo con meno parole. Il mio libro migliore verrà quando non scriverò affatto. Ho una mancanza di argomenti essenziale. Tutti gli uomini hanno un pensiero dal destino oscuro che può essere un tramonto come un’alba. Semplicemente le parole dell’uomo
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SCRIVERE, UMILTÀ, TECNICA

Clarice Lispector

Questa incapacità di raggiungere, di capire, fa sì che io, per istinto di…di cosa? cerchi un modo di parlare che mi porti il prima possibile alla comprensione. Questo modo, questo “stile” (!), è già stato chiamato con varie cose, ma non con quello che realmente e semplicemente è: una ricerca umile. Non ho mai avuto un unico problema di espressione, il mio problema è molto più grave: è di concezione. Quando parlo di “umiltà” mi riferisco all’umiltà nel senso cristiano (come un ideale che potrà o no essere raggiunto); mi riferisco all’umiltà che viene dalla piena consapevolezza di essere veramente incapace. E mi riferisco all’umiltà come tecnica. Mamma mia, io stessa mi sono spaventata per la mia mancanza di pudore; ma non è proprio questo. Umiltà con tecnica è il seguente: è solo avvicinandosi con umiltà alla cosa che questa non scappa via del tutto. Ho scoperto questo tipo di umiltà, che non è altro che una forma buffa di orgoglio. Orgoglio non è peccato, per lo meno non grave: orgoglio è cosa da bambino in cui si casca così come si casca nelle ghiottonerie. Solo che l’orgoglio ha l’enorme svantaggio di essere un errore grave, con tutti i guai che un errore porta alla vita, fa perdere molto tempo.


(Testi estratti dal libro “A descoberta do Mundo”, Editora Rocco – Rio de Janeiro, 1999)



(Tradotto da Julio Monteiro Martins, insieme ai suoi studenti della Laurea di Specializzazione in Traduzione Letteraria all’Università di Pisa: Anna Bagnoli, Anna Pericci, Aurora Simoni, Gabriele Ceriani, Leonora Melani, Martina Pierini, Milena Bertelli, Milena Modigliani, Sara Barboni e Sara Favilla.)



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