ADDIO


Ingeborg Bachmann

Saremo più lontani, nessun saluto più
avrà risposta, non c'è parola degna
di essere ancora usata. Anche i microbi
sotto il vetrino, anche il coniglio il cui
esperimento finisce con la morte, che
tremante e avvelenato non può più invocare
gli dei, sono miei compagni,
cerco tutte le creature violentate
quelle dismesse e il vetrino buttato
i vestiti svenduti, le case ormai bruciate che gridano
vendetta, e mi arrangio con il superfluo.
Tutto ciò mi somiglia.
Esercitano su di noi la carità, ci rattoppano,
ci incutono fiducia e ci mettono
in un altro posto.

Quel posto è buono, lì siamo raggiungibili
soltanto dalla morte, uno stupido coniglio,
un pidocchio schiacciato, un cuore felice,
irraggiungibili ormai dalla nuda paura,
coperti con l'abito dei poveri della carità.


Nata a Klagenfurt, Austria, nel 1926, Ingeborg Bachmann ha pubblicato nel 1953 il suo primo libro di versi, Il tempo dilanzionato, che le è valso il Premio del Gruppo 47. Invocazione all'Orsa maggiore, la sua seconda raccolta lirica, è apparsa tre anni dopo. E' vissuta a lungo in Italia, soggiornando anche in Inghilterra, Svizzera e Germania. Nel 1965 si è trasferita definitivamente a Roma, dove è morta nel 1973.
La poesia pubblicata è tratta da Non conosco mondo migliore (Guanda ed., Parma 2004. Traduzione di Silvia Bortoli).


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