Speciale:
IMMAGINI E VERSI
LA VERGINE CHE PUNISCE IL BAMBINO
secondo il quadro di Max Ernst
Carol
Ann Duffy
Fu
precoce nel parlare. Non il goo goo goo dei bambini,
ma Io sono Dio. Giuseppe si teneva alla larga, e s’intagliava
un Pinocchio silenzioso di là in bottega. Era
un uomo semplice lui, diceva, questo non l’aveva proprio
immaginato.
Il
secondo anno lei si fece ansiosa, fissava
le stelle e diceva Gabriel? Gabriel? Provate a indovinare.
Il paese mormorava sotto il sole. Il bambino se ne stava per
conto suo,
i grandi occhi solenni ti riempivano la testa.
I
nostri bambini andavano carponi e lui camminava già.
Le nostre donne
prima erano risentite, poi superiori. Quel bambino
le avrebbe portato dei guai, a Maria ... molto meglio avere un
figlio
che ti gorgogliava al seno. Googoo. Googoo.
Ma
io sono Dio. Lo sentimmo attraverso la finestra,
sentimmo le sculacciate che ci fecero sbirciare. Ciò che
vedemmo
era del tutto normale. Ma dopo, ci chiedemmo
perché il bambino non piangesse. E la Madre sì.
(traduzione
di Giorgia Sensi)
THE
VIRGIN PUNISHING THE INFANT
after
the painting by Max Ernst
Carol
Ann Duffy
He
spoke early. Not the goo goo goo of infancy,
but I am God. Joseph kept away, carving himself
a silent Pinocchio out in the workshed. He said
he was a simple man and hadn’t dreamed of this.
She
grew anxious in that second year, would stare
at stars saying Gabriel? Gabriel? Your guess.
The village gossiped in the sun. The child was solitary,
his wide and solemn eyes could fill your head.
After
he walked, our normal children crawled. Our wives
were first resentful, then superior. Mary’s child
would bring her sorrow … better far to have a son
who gurgled nonsense at your breast. Googoo. Googoo.
But
I am God. We heard him through the window,
heard the smacks which made us peep. What we saw
was commonplace enough. But afterwards, we wondered
why the infant did not cry. And why the Mother did.
(Da
Selling Manhattan, Anvil Press Poetry, 1987)
Carol
Ann Duffy (1955), nata a Glasgow, vive a Manchester
dove insegna poesia alla Metropolitan University. Nel Regno
Unito, dove
gode di altissima stima non solo di critica ma anche di pubblico, è considerata
tra le più importanti poetesse contemporanee. Le sue
numerose raccolte poetiche hanno collezionato premi, da Standing
Female Nude (Anvil,1985) alle ultime due, The World’s
Wife (Picador, 1999), tradotta in italiano da G. Sensi e A.
Sirotti (Le Lettere, 2002), e Feminine Gospels (Picador, 2002).
Max
Ernst (Brühl 1891 – Parigi 1976), artista francese
di origine tedesca, figura determinante del dadaismo e del
surrealismo. Noto per la sua straordinaria varietà di
tecniche, stili e mezzi espressivi, prima di consacrarsi
all’arte Ernst studiò filosofia e psichiatria
all’università di Bonn; affascinato dal movimento
dadaista e dal suo spirito di rivolta contro le convenzioni,
si stabilì a Colonia e cominciò a dedicarsi
al collage, influenzato dall’opera di Giorgio de Chirico.
Nel 1922, trasferitosi a Parigi, fu coinvolto dal clima culturale
dominato dal surrealismo, e si diede a ritrarre enormi figure
umane e creature fantastiche sullo sfondo di minuziosi paesaggi
rinascimentali. Nel 1941 emigrò negli Stati Uniti
grazie all’aiuto dell’ereditiera Peggy Guggenheim,
che diventò la sua terza moglie nel 1942. Dopo il
suo rientro in Francia nel 1953, le opere di Ernst conobbero
una fortuna notevole sia presso i critici, sia tra i mercanti.
Instancabile sperimentatore, in tutta la sua produzione Ernst
cercò sempre il mezzo ideale per raffigurare in uno
spazio bi- e tridimensionale l’universo mentale dei
sogni e dell’immaginazione.
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