Per il livello di vendite e per le capacità di rinnovamento, il romanzo noir costituisce in Italia uno dei settori più dinamici dell’editoria. Come in Francia, spesso – soprattutto gli autori – lo considerano un genere capace più di altri di critica sociale. Era dunque prevedibile che sapesse raccontare la “grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale1”, che dilagò nella penisola tra la fine degli anni ’60 e quella degli anni ’70. Un decennio ribattezzato in seguito “anni di piombo”, formula mediatica che serve soprattutto a dimenticare.
Dimenticare che i vili attentati, di gran lunga i più micidiali, furono opera di fascisti legati a settori dei servizi segreti e del potere, e che i loro mandanti e la maggior parte dei loro esecutori non sono mai stati conndannati2. Dimenticare gli eccessi della repressione giudiziaria che si abbatté sul movimento di estrema sinistra3. Dimenticare soprattutto che migliaia, forse milioni d’abitanti della penisola vissero per anni in opposizione radicale con il “vecchio paese”. Per il suo carattere di massa, per la sua durata e la sua profondità, si trattò senza dubbio del più vasto movimento sociale anticapitalista dopo la seconda guerra mondiale.
Di questo contesto, che segnò così profondamente la storia italiana, non si può dire che la letteratura “generalista” abbia saputo rendere conto – salvo l’opera di Nanni Balestrini e qualche passaggio di quella di Erri De Luca4. Il romanzo gialla ha fatto di meglio? Nel 1968, il giallo passava ancora per una sotto-letteratura, ancora influenzata dalle restrizioni imposte ai tempi del fascismo: sotto Mussolini, i colpevoli non potevano essere italiani, e le storie dovevano svolgersi fuori dalla realtà del paese.
Nel 1968, ha luogo un’evoluzione: Giorgio Scerbanenco riceve una consacrazione internazionale con il Grand Prix della letteratura gialla assegnata al suo romanzo A tous les râteliers (Traditori di tutti)5. Questo autore fa fare un passo decisivo al genere, ambientando le sue storie nella vita reale delle classi popolari milanesi. La finezza con la quale rende le ambiguità umane e i dilemmi morali si lega ad una empatia profonda per i deboli schiacciati dal boom economico.
Secondo Luca Crovi6, uno dei migliori specialisti del “romanzo giallo” contemporaneo, I ragazzi del massacro, apparso nel 1968, rappresenta “palesemente una metafora del periodo; Scerbanenco racconta il malessere dei giovani dell’epoca dal suo punto di vista”. In un corso serale, dei giovani quasi tutti provenienti dal riformatorio hanno massacrato il loro professore. L’investigatore di Scerbanenco, Duca Lamberti, interroga in particolare un “anormale”, un “invertito”. e scopre ben presto che questo orribile crimine non può essere stato tramato da un uomo, ma soltanto “da una donna isterica”. Lo stesso anno, la rivista dell’autonomia operaia, Rosso7, mescola nei suoi articoli la lotta dei lavoratori nelle fabbriche e quella delle donne e degli omosessuali. Nella stessa città due mondi coesistono ancora senza incontrarsi.
Figlio di un Ucraino fucilato dai bolscevichi, Scerbanenco era, secondo sua figlia “un intellettuale del XIX secolo, un individualista che provava un’avversione profonda per i regimi dittatoriali, ma anche per il consumismo e il mondo dominato dal denaro che cominciava ad apparire proprio in quegli anni”. Il vocabolario omofobo e misogino del protagonista del romanzo giallo italiano nel 1968 dimostra che esso resta chiuso nei modi di pensare dominanti e che il giallo non è ancora in grado di evocare la grande onda che si sta alzando. Lo è stato in seguito? Sicuramente in qualche autore la cui opera è stata profondamente segnata dal “decennio d’oro”.
Grazie al suo immenso successo popolare, Andrea Camilleri contribuisce ampiamente al riconoscimento di cui gode oggi il genere noir nella Penisola. Tuttavia, sebbene prenda personalmente delle posizioni di rottura con l’ortodossia della sinistra istituzionale8, le allusioni agli anni ’70 nei suoi racconti non vanno più in là della denuncia, certo gradita, dell’opportunismo degli ex capetti di sinistra passati a destra e diventati dirigenti di giornali o di canali televisivi, deputati e senatori9.
Loriano Machiavelli ha 34 anni nel 1968: anima allora un gruppo di teatro impegnato nel movimento e non si perde niente della contestazione, molto attiva nella sua città di Bologna. Alla fine degli anni ’70, è fondatore del famoso Gruppo 13, che avvia il rinnovamento del romanzo noir italiano inserendovi tematiche politiche e sociali. Il personaggio ricorrente nei suoi romanzi, Sarti Antonio, è affiancato – “non per caso”, precisa l’autore – da un sessantottino, Rosas, militante extraparlamentare. Cos’è accaduto alla signora perbene10 si svolge durante gli anni ’70-80, in cui il Partito comunista a capo del comune si confronta con le manifestazioni dell’estrema sinistra. Sarti Antonio, un testimone sarcastico più che un Maigret italiano, attraversa i disordini. Questo personaggio evoca irresistibilmente l’autore stesso, come si descrive all’epoca: sul suo “motorino scassato, correndo da una manifestazione all’altra per respirare l’odore dei lacrimogeni ed osservare i cannoni puntati dei blindati”.
Prima di diventare uno degli autori più letti di “romanzi gialli”, Massimo Carlotto è accusato, nel 1976, dell’omicidio di un’amica. Vittima di un accanimento giudiziario spiegabile solamente con la sua appartenenza all’organizzazione di estrema sinistra Lotta Continua, è graziato nel 1993, dopo quindici anni di prigione e di esilio. I suoi romanzi, di una crudele bellezza, gettano uno sguardo segnato dall’amara esperienza dell’autore sulle evoluzioni della società italiana.
Il 12 dicembre 1969, in Piazza Fontana a Milano una bomba provoca la morte di diciassette persone e ottanta feriti. I poliziotti non seguono la pista, ora accreditata, dell’estrema destra e di certi settori dei servizi segreti. Nel corso di un interrogatorio alla prefettura di polizia, l’anarchico Giuseppe Pinelli “cade” da una finestra. Il ballerino Pietro Valpreda, arrestato a sua volta e proveniente dagli stessi ambienti, è oggetto di una campagna stampa che lo presenta come il “mostro” responsabile dell’attentato: farà tre anni di prigione prima che la sua innocenza venga riconosciuta.
Valpreda, morto nel 2002, è il coautore, con il giornalista Piero Colaprico, di tre romanzi gialli, sfortunatamente non ancora tradotti in francese. La primavera dei maimorti descrive l’atmosfera di Milano nel 1969, le occupazioni politiche, le manifestazioni e i muri coperti di graffiti. Il racconto della vita carceraria sfocia nella visione allucinata di una delle prime grandi rivolte nelle prigioni italiane, quella di San Vittore. Quando i poliziotti stanno per riprendere il controllo del luogo, uno dei contestatori getta un grido, quello di tutta una generazione di ribelli del dopo ’68: “Compagni, le guardie sono qui e ci massacreranno tutti… Ma, buon Dio, quanto ci siamo divertiti11!”.
Il libro di Cesare Battisti, L’ultimo sparo12, anch’esso largamente autobiografico, racconta la storia di un piccolo delinquente che si politizza a contatto con gruppi anarchici a autonomi, nell’atmosfera insieme gioiosa e disperata dell’epoca, ma anche le tensioni ideologiche e la sconfitta dei gruppi armati. Raramente è stato ricostruito così bene il ribollire della storia e il carattere volatile degli eventi: “Ma quanti siete? Sì, voglio dire… noi, il gruppo. – E questo è quello che se ne sa. Un giorno si è due, un altro venti. E qualche volta, ci si ritrova in centomila”. Ciò che ha causato tanto astio contro Battisti è sicuramente di aver contrastato, in tutta la sua opera, l’opera di rimozione della memoria vivente del post ’68.
Ad eccezione degli autori citati e di qualche altro raro esempio, il “romanzo giallo” italiano non rompe però con l’amnesia organizzata. L’evocazione nostalgica e divertente del 1968 e dei sessantottini riguarda più spesso gli anni successivi, la complessità degli eventi e le sofferenze generate dal “ritorno alla calma”. Qualche voce in Italia si alzò contro il coro anti-Battisti orchestrato dai media dominanti. Più recentemente altri – e in parte gli stessi – sono intervenuti contro la vergognosa caccia ai rumeni lanciata, nell’ottobre del 2007, dalle dichiarazioni irresponsabili del leader democratico Walter Veltroni13. Non è evidentemente un caso se tutte queste voci, che rappresentano attualmente una delle rare forze d’opposizione al berlusconismo trionfante, si esprimono in un sito, www.carmillaonline.com, che si occupa di letteratura di genere (gialli, fantascienza, ecc.) e di “cultura d’opposizione”: un luogo dove la carica di critica sociale del romanzo noir è ancora viva.
Quando Giancarlo De Cataldo, magistrato cinquantenne e autore prolifico, descrive – in Romanzo criminale (Einaudi) – il retroscena politico-mafiosi dell’Italia degli anni ’80, quando il trentenne Simone Sarasso parla, in Confine di Stato (Marsilio), delle pratiche criminali nella vecchia classe politica degli anni ’70, quando l’autore collettivo Wu Ming, in 54, racconta la nascita dell’Italia moderna attraverso la rievocazione di un anno, quando quarantenni come Giuseppe Genna (Catrame, Mondadori) e Gianni Biondillo (Per cosa si uccide, Guanda) narrano la vita dei quartieri popolari di Milano della loro infanzia, dimostrano la capacità del genere noir di restituire in modo polifonico le profondità sociopolitiche del loro paese.
Ma, trattandosi degli “anni di piombo”, attendiamo ancora gli autori che sapranno legare la carica della critica sociale alla potenza dell’affresco per trasmettere, dietro il vecchio fantasma, l’eterna giovinezza del sogno di un altro mondo possibile. Non mancano i segnali che suggeriscono che ciò non tarderà14.
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Note:
1 – Nanni Balestrini e Primo Moroni, L’onda d’oro, 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale, ristampata e aggiornata sotto la direzione di Sergio Bianchi, Feltrinelli, Milano, 2003 (ultima edizione).
2 – Leggere Valerio Evangelisti, “L’extrème droite investit la science-fiction”, Le monde diplomatique, ottobre 2001.
3 – Gli anni ’70 si concludono con migliaia d’arresti, decine di migliaia di denunce, di sequestri di riviste, di accuse ed avvocati, giornalisti, universitari e intellettuali. Cfr. “Gli anni ’80: stato d’emergenza, “lotta contro il terrorismo” e restaurazione”, Progetto Memoria, secondo anno, n°3, Bologna, primavera 1989.
4 – Nanni Balestrini, nato nel 1935, è uno dei più eminenti rappresentanti della sperimentazione letteraria in Italia, fondatore del celebre Gruppo 63 e della neo-avanguardia, il suo impegno a fianco di Toni Negri nell’autonomia operaia gli varrà un breve esilio forzato in Francia. Erri De Luca, nato nel 1950, ex capo del servizio d’ordine del gruppo Lotta Continua, è uno dei più noti autori italiani pubblicati in Francia.
5 – Garzanti.
6 – Le sue frasi, come quelle di altri testimoni citati in seguito senza riferimento particolare, sono tratte da conversazioni con l’autore.
7 – Tommaso De Lorenzis, Valerio Guizzardi e Massimiliano Mita, Avete pagato caro, non avete pagato tutto. La rivista “Rosso” (1973-1979). DeriveApprodi, Roma, 2008.
8 – “Né con le Brigate rosse né con lo stato… i compagni che sbagliavano, erano sempre dei compagni, e lo stato era quello che era allora…” (intervista a Camilleri).
9 – Crf. le prime pagine di La gita a Tindari, Sellerio.
10 – Ed. Einaudi, 2006. I romanzi di Massimo Carlotto sono pubblicati dalle edizioni e/o.
11- Piero Colaprico e Pietro Valpreda, La Primavera dei mai-morti, Il Saggiatore, Milano, 2006.
12 – Cesare Battisti, L’ultimo sparo, DeriveApprodi, 1998.
13 – In seguito all’omicidio di una donna da parte di un rumeno, il sindaco di Roma aveva accusato in blocco rom e rumeni, e lanciato i suoi bulldozer contro i campi, seguito da politici do ogni parte. L’appello, intitolato “il triangolo nero”, è disponibile in francese su http://quadruppani.samizdat.net.
14 – Vedi il dibattito sulla “nuova epica italiana” su carmillaonline.com.
(Tratto da Le monde diplomatique / Il Manifesto, Luglio 2008.)
Serge Quadruppani è uno scrittore, traduttore e direttore della collezione “Bibliothéque italienne” delle edizioni Metalié, Parigi.
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