La Lavagna Del Sabato 28 Febbraio 2009


COME È NATO IL LIBRO: “LEGGIAMO INSIEME GLI SCRITTORI LUCCHESI”

Bartolomeo Di Monaco





Quando, nel 1990, decisi di lasciare il lavoro anzitempo per dedicarmi completamente alla letteratura, avevo in mente alcuni progetti da realizzare: un libro di favole e scrissi: “Storie del piccolo Oro”; una raccolta di leggende lucchesi, alcune originali ed altre suggerite dai luoghi e dai personaggi, e uscì “Lucchesia bella e misteriosa”, edito da Maria Pacini Fazzi nel 2007; un libro di poesie, praticamente già pronto e che pubblicherò insieme con quelle di mia moglie quando sarò un po’ più avanti negli anni; e, infine, una raccolta di mie “letture” sui maggiori narratori della letteratura universale.

Sapevo bene che quest’ultimo lavoro mi avrebbe tenuto occupato per molto tempo, e così è stato. Non ancora concluso, ha visto uscire presso un piccolo editore, Marco Valerio di Torino, tre volumi: “Quaranta letture – Percorsi critici nella letteratura italiana contemporanea”, del 2004, “Quarantatre letture – Il Sud nella letteratura italiana contemporanea”, del 2005, e “Generazioni a Confronto nella letteratura italiana”, del 2006.

Ho pronto anche il volume “Uno sguardo sulla letteratura straniera di ieri e di oggi”.


Tutti i miei libri, in ogni caso, si possono trovare (però solo in formato digitale pdf o e-book) anche nel mio sito www.bartolomeodimonaco.it, alcuni scaricabili gratuitamente ed altri corrispondendo un piccolo prezzo.


Credo molto, infatti, nel futuro del libro digitale, ed alcune mie opere (per esempio quella recente intitolata “Altre letture – Volume Primo” come pure taluni miei romanzi) resteranno a portata dei lettori solo in questo formato.


Ma uno degli obiettivi più importanti del mio programma era quello di raccogliere letture di narratori lucchesi.

Sempre si è detto di Lucca che è una città di musicisti, ed è vero, ma mai si voluto sottolineare che è anche una città di narratori, alcuni dei quali hanno fatto la storia della letteratura italiana. Desideravo dimostrarlo ai meno attenti, e forse a molti cittadini che tanti di questi nomi non hanno mai sentito pronunciare.

Sono partito dalla fine dell’Ottocento con Pea e Viani e ho continuato a cercare autori che avessero pubblicato con case editrici di prestigio nazionale, trascurando gli altri, che pur sono numerosi. A mano a mano che le ricerche andavano avanti, la lista si allungava sempre di più e veniva a confermare il mio convincimento. Ne ero lieto. Lucca è così antica e bella che non poteva non ispirare, oltre ai musicisti, i narratori e i poeti. Il mio lavoro si è dovuto limitare però ai soli narratori, branca della letteratura che più mi è congeniale e ho dovuto lasciare fuori alcuni artisti, per esempio il mio amico Cesare Viviani, scomparso nel 1993, poeta e autore teatrale in vernacolo.




Una caratteristica degli autori lucchesi, in sintonia con la storia della propria terra, è la migrazione. Essi, spesso molto giovani, si sono trasferiti altrove, cercando nelle grandi città, specialmente Roma e Milano, di approfittare delle opportunità che vi si trovavano per completare e maturare la loro vocazione. È successo (ma faccio solo pochi esempi) a Umberto Fracchia, a Mario Pannunzio, a Guglielmo Petroni, ad Arrigo Benedetti, a Marcello Venturi, a Pietro Ghilarducci, a Giovanni Mariotti, ai fratelli Saltini. Francesca Duranti, da qualche anno divide la sua vita tra Lucca e gli Stati Uniti. Mario Tobino, non ha mai lasciato Lucca, invece, ed oggi è sepolto nel cimitero della Misericordia a Viareggio. Così pure sono rimasti a Lucca Vincenzo Pardini, uno dei raccontatori più bravi della nostra letteratura, Romano Battaglia, Manlio Cancogni (lucchese adottivo), Lorenzo Viani, Silvio Micheli, Remo Teglia. Una vita avventurosa ha avuto Enrico Pea, che ha trascorso alcuni anni in Egitto accanto al più giovane Giuseppe Ungaretti, anche lui, come è noto, di origini lucchesi. Fabrizio Puccinelli, che conobbi quando era insegnante a Castelnuovo di Garfagnana, è morto a Firenze nel 1992, ad appena 56 anni, dopo una vita di tribolazioni che infine lo piegarono.

Paolo Buchignani, noto storico del periodo fascista, si è rivelato ottimo narratore, ancor più con l’ultimo romanzo “Solleone di guerra”, pubblicato quando questo libro era già in corso di stampa. Ne scrivo sulla mia Rivista d’arte Parliamone . Sconosciutissimo, ma narratore di razza è Alfredo Bianchi, autore de “Il fiore rosso”, che chissà quanti scrittori affermati avrebbero voluto comporre. Una scrittura elegante appartiene al giallista ed esperto di musica Stelvio Mestrovich, che pur avendo tra i suoi sogni quello di vivere a Vienna, ha scelto Lucca come città di adozione.

Tornando a Puccinelli, ho annotato, nella lettura che lo riguarda, che il suo romanzo ha lo stesso titolo di quello che Angelo Fiore scrisse otto anni prima del suo, ossia nel 1964. E chissà se Mario Tobino, nel momento che dava il titolo al suo romanzo “Il perduto amore”, sia stato a conoscenza che il conterraneo Umberto Fracchia aveva intitolato allo stesso modo il suo romanzo del 1921.

Sono spigolature uscite da questa lunga ricerca, nel corso della quale ho dovuto rintracciare nelle librerie antiquarie i testi che mi interessavano, non più in catalogo presso le Case editrici.

Alcuni autori, invece, sono venuti a Lucca da fuori, quando non addirittura dall’estero. La giovane Flavia Piccinni arriva dalla provincia di Taranto. Julio Cesar Monteiro Martins dal Brasile, ed è uno dei molti narratori migranti stabilitisi in Italia. Ha scelto di scrivere nella nostra lingua, superando chi sa quante difficoltà. Non si rifletterà mai abbastanza su di un tale sforzo, che coinvolge consuetudini, psicologia, sensibilità diverse, non sempre facilmente assimilabili.

C’è comunque un fattore comune che lega tra loro i narratori lucchesi, abbiano o meno lasciato la nostra terra, ed è l’attaccamento alle origini. Nei loro libri non mancano mai gli accenti di questo lungo, radicato e duraturo amore.




Bartolomeo Di Monaco



 


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