Lucifero s'accostò al trono di Padreterno e disse: "Signore, posso farti una domanda?"
"Avanti, vuota il sacco", rispose affabile il Padreterno anche se, essendo onnisciente, sapeva benissimo che cosa stesse per chiedergli l’arguto cherubino. Peraltro, a prescindere dall'onniscienza, non era difficile immaginarlo: quella anima leggiadra traboccava d'inquietudine e aveva l'abitudine di sviscerare ogni cosa.
Lucifero, portatore di luce di nome e di professione, soppesò ogni parola, parlando adagio adagio: "Si dice, Dio Onnipotente", proferì, "che hai l’intenzione di creare la Terra".
"Si dice?" il Padre Eterno si chinò verso l'angelo simulando sorpresa: "Ma davvero? E dove, se è lecito saperlo?"
"Qui e là, in giro", nicchiò Lucifero sfoderando un sorriso incantevole. "È diventato un argomento di conversazione un po' ovunque, nel regno celeste. Anche in una monarchia assoluta come la nostra, la chiacchiera non la si può impedire."
Il Signore Iddio, pur sapendo che tutto si può, non era solito contraddire i suoi deputati: ci teneva a non scalfire la loro autorevolezza.
Quindi disse soltanto: "Uhm". Era anche infinitamente saggio.
"Insomma, è vero?" insistette Lucifero, che pure era saggio, ma finitamente. E non del tutto onnisciente, anche se gli mancava tanto così. Diciamo che era anzitutto molto intelligente.
"Ci sto pensando", buttò lì il Padreterno, benevolo.
"Sai, ho visto il progetto", ammise il cherubino. "Circola per gli ambulacri celesti in copie, schizzi compresi".
"Lo so", commentò laconico l'Onnisciente.
E Lucifero, va da sé, sapeva che il Signore sapeva. "Ho visto", proseguì, "che hai pensato proprio a tutto."
"Sì", annuì il Padreterno, con indulgenza. Anche la sua perfezione era infinita.
"Hai progettato il mare, la terra e il firmamento, gli uccelli che volano nell'aria e gli animali che girano sul suolo e sotto il suolo terrestre, i pesci, la vegetazione, i minerali, persino il moto dei pianeti attorno al Sole, il clima, e via dicendo. Dal punto di vista botanico, zoologico, geologico, e di tutte le scienze naturali in generale, è un progetto assai gradevole."
"Da qualche altro punto di vista no?" domandò il Signore Iddio, fingendo di ignorare il problema, tanto per stimolare la conversazione.
"Ne abbiamo discusso con Uriele e Gabriele e Michele", disse il grazioso e sagace cherubino col tono sommesso.
"Lo so", gli fece notare amabile il Signore, "una partita di bridge tra arcangeli... Lascia stare i preamboli. Che cosa non vi piace?"
Lucifero si schermì. "'Non piace’ è un termine forte", azzardò con delicatezza.
Il Padre Celeste fissò il suo colonnello prediletto: "Non tirarla per le lunghe", lo biasimò: "Fuori il rospo. Che cosa non vi convince?".
Lucifero osò sollevare gli occhi fin quasi all’altezza del mento del Signore, ma la sua voce era poco più di un sussurro: "Quella cosa dell'uomo".
"Qualche obiezione?" domandò il Signore Iddio con il sorriso di un qualsiasi santo, diciamo un San Nicolò nella versione più giovanile. Conosceva già ogni dettaglio di quelle rimostranze, figuriamoci. Ma era anche infinitamente democratico.
"Obiezione?" tentennò Lucifero ancora e raggrinzò la fronte pensosa. Poi tossicchiò coprendosi la bocca col pugno chiuso - aveva delle mani bellissime, non fosse stato per quella carica istituzionale avrebbe fatto il suonatore di arpa - e per un attimo si smarrì nella ricerca del termine giusto - compito non dei più facili visto che la lingua, quale mezzo di comunicazione, sarebbe nata una mezza eternità più tardi, sulla Terra. Cominciò titubante: "Ci siamo detti..."
"Che è necessario mettermi in guardia", terminò per lui l'Onnisciente, tranquillo, senza un briciolo di ansia.
Lucifero tirò un visibile sospiro di sollievo. "Si, mio Signore. Quell'uomo... non farlo. Davvero, non farlo. Ti supplico."
"Perché no?"
"Non hai valutato bene le conseguenze".
"Ma va'!"
"È così, mio Signore".
Dio Padre si appoggiò allo schienale del trono assumendo la posizione del più tollerante tra i tolleranti e del più giusto tra i giusti, disposto a dar ascolto a tutti e a tutto anche se, per motivi ben conosciuti, non vi era anima viva che potesse svelargli alcunché di nuovo. Il che deve essere una bella noia.
"A quell'idea dell'uomo dovresti proprio rinunciare, mio Signore", suggerì Lucifero con ritegno ma anche indubbio fare spassionato di chi possiede saldi principi.
"Sul serio? E perché?"
"Quella faccenda dell'uomo", esclamò Lucifero improvvisamente energico e determinato, "non può che finire male, mio Signore. Dammi retta."
"Rifletti un po'", il Padreterno fece un sorriso indulgente e amorevole, giacché Lui era anche il Perdono e l'Amore. "Rifletti, ragazzo mio. Senza l'uomo tutta quella impresa non avrebbe alcun senso. È per lui che voglio creare la Terra. Lui sarà all'apice della Creazione, sarà la mia opera migliore, sarà il punto culminante e il senso di tutti i miei sforzi".
Lucifero si rabbuiò. "Fossi al tuo posto, Signore", insistette, "preferirei non crearlo. Credimi."
"Ma che cosa hai contro l'uomo, Eosforo?", domandò Dio che sapeva proprio tutto, quindi anche parlare il greco.
Il cherubino si animò; la discussione con il Signore Iddio non era proprio quello che si può definire una passeggiata. "Come posso spiegartelo...", tentennò, "non è una questione personale. Solo che, una volta creato, l'uomo si moltiplicherà e diventerà un intero genere umano. E qui le cose cambiano radicalmente. Il genere umano, Signore, ti procurerà seccature inenarrabili."
"Quali", domandò l'Onnisciente. Per ovvie ragioni, rinunciamo al punto interrogativo.
"Sarà una razza terrificante." Lucifero girava attorno all'argomento in accelerazioni centripete, come una zanzara che vi ha scelto al tavolino estivo di un bar. "Insisto", disse e si mise a supplicare: "Signore, fermati ai brontosauri o, se ti va, a un qualche virus. Perché sfidare te stesso? A che ti servirà l'uomo?"
"Non hai capito niente", disse il Padreterno. La sua voce ora aveva un leggero timbro di rimprovero, diventò un po' serio. "Creerò l'uomo a mia immagine e somiglianza! Anche in lui vivrò e sarò eterno!"
"Ci siamo", bisbigliò Lucifero in modo quasi impercettibile. Tuttavia, il Signore Iddio lo sentì, e l'avrebbe sentito comunque, anche se il cherubino avesse soltanto pensato, anzi, anche se si fosse fermato sulla soglia del pensiero.
"Dove siamo", chiese col tono mite l'Essere Supremo.
"Al nocciolo della questione. Consentimi un piccolo anacronismo: è proprio qui che il diavolo ci ha messo lo zampino! Signore, se creerai l'uomo a tua immagine e somiglianza, finiranno con giudicarti a seconda di come sarà lui! È un rischio tremendo! A questo non hai pensato, mio Dio?"
"Ma certo", lo rassicurò Dio, con voce da ninna nanna. "Ho pensato a tutto".
"E allora?" esclamò Lucifero. "Quella marmaglia bestemmierà! Commetterà ogni sorta di peccato! Si fabbricherà dozzine di altri dei e li adorerà! Non arretrerà davanti a nessuna nefandezza, farà scoppiare guerre, affamerà popoli vicini, si sbranerà e manderà al rogo l'un l'altro per minute questioni di fede e altre quisquilie che vorrà far passare per un immenso amore per te! E inventerà la tortura, lo spergiuro, l'assassinio legittimato dall'ordinamento giuridico, lo stupro, la ghigliottina e la pillola anticoncezionale, il fascismo e l'ellessedì, lo smog, la pop-art e il trasporto pubblico! A quel punto, corrisponderà l'uomo ancora alla tua immagine? Questo è il problema".
"Dimentichi un particolare", disse il Padre Eterno un po' risentito, "e cioè, che le mie vie sono infinite".
"Non lo dimentico", s'infervorò Lucifero, ormai totalmente rapito dal suo zelo e stupendo temperamento focoso, "non lo dimentico. Al contrario, l'ho calcolato a priori. Solo che... quelle canaglie, quegli scellerati, quella gente come verrà chiamata non solo non rispecchierà la tua immagine ma perpetrerà la stragrande maggioranza delle sue infamie nel tuo nome. Diventerai il suo principale alibi! Inventerà l'aborto e l'eresia! La sedia elettrica e le sanguinose crociate! La santa inquisizione! La bomba all'idrogeno e lo sciovinismo! E metterà tutto questo sul tuo conto! Abuserà di te! Ti coprirà di fango! Diomio! Dio mio - non lo capisci...?!"
"Io capisco", suo malgrado, l'Onnipotente alzò la voce: "sei tu che ti ostini a non capire! L'uomo avrà in dono il libero arbitrio! Ecco il punto cruciale di tutta la questione: l'uomo sarà responsabile di ogni cosa che farà. Non avrà scappatoie."
"Vedi, Signore, nemmeno qui hai valutato tutte le conseguenze. Ascoltami, ti prego: se l'uomo avrà il libero arbitrio, userà la ragione a suo piacimento! E se un giorno escogiterà il materialismo? E i voli interplanetari? E l'ateismo? Per non parlare del fatto che ruberà, mentirà, inventerà la satira e la pornografia".
"In tal caso sarà severamente punito". Il Padreterno si agitò sul suo sedile e, con un moto d’impazienza piuttosto evidente, assunse di nuovo la posizione eretta.
"Perdona, Signore", disse l'angelo fosforescente e nei suoi occhi ammalianti balenò qualcosa di molto simile a un lampo di trionfo, "ma anche in questo hai trascurato l'entità dei possibili danni. Come lo punirai? Con la fame, il diluvio, il terremoto? Con l'ignoranza dei dittatori o lo zelo dei grafomani? Tu, infinitamente buono e amoroso? Tu, colui che tutto perdona...?"
"Sono anche infinitamente giusto!" rimbeccò il Padreterno, visibilmente infastidito.
"Dio dei Cieli! Si può essere giusti e al contempo perdonare ogni peccato? Si può essere infinitamente buoni e al contempo punire i peccatori con adeguata durezza, o perlomeno la dovuta severità? Tout comprendre, c'est tout pardoner! No, Padre Nostro. L'uomo sarà creato per il peccato, per la perversione, per la ribellione! Saranno le sue vie ad essere infinite, non le tue! Non ce la farai a controllarlo! Sguscerà via! Se sei la Provvidenza, non può esserti sfuggito questo particolare!"
"Infatti, non mi è sfuggito! Ho previsto ogni cosa! Ho proggettato il rimedio! Caricherò l'uomo del peccato originale!"
"Mi devi scusare, Signore, ma questo è un altro particolare non sufficientemente ponderato", replicò Lucifero con la voce di colpo atona, priva di inflessioni: "Se lo ami infinitamente, come puoi soggiogarlo con una simile maledizione? Se sei infinitamente giusto, come puoi punire l'uomo per qualcosa che hanno fatto i suoi avi, avi che lui non ha mai conosciuto ma ai quali deve essere grato di stare al mondo? Dov'è la logica? Dov'è la giustizia? E prova ad immaginare che anche in questo la gente sulla Terra si metta ad imitarti, inventando forme spietate di lotta contro altri popoli, perseguitati per colpe commesse dai loro antenati o per qualcosa che sarà considerata colpa solo perché proclamata tale? Guarderai a tutto questo da quassù impassibile, zitto?"
Il Padre Eterno diventò decisamente nervoso. "Ma che credi, Lucio, che avrò il tempo per fare all'uomo da balia o da governante o da istruttore per millenni? Non stiamo parlando di pterodattili, o di pulci, o di scimmie, ma di uomini, uomini che inventeranno la tavola pitagorica, le funzioni trigonometriche, le leggi sulla forza di gravità e sulla trasformazione della materia in energia! Avranno i dottorati in scienze, le vitamine, i satelliti!"
"Dio", supplicò Lucifero serio e fervente, irresistibile con quella sua voce di baritono, grave e profonda: "ti scongiuro, a nome mio e di tutti gli angeli che ti sono fedeli: fermiamoci alle scimmie! Altrimenti, il mondo farà una brutta fine, parola d'onore".
"Ho previsto ogni cosa", disse il Padreterno risoluto e un po' offeso - anche se della sua permalosità il catechismo non fa parola. "Ho trovato la soluzione pure ai peccati. L'umanità verrà redenta!"
"In che modo?" domandò Lucifero con un autentico sconcerto. “Di questo, negli ambulacri non si è parlato."
"Manderò laggiù mio Figlio", disse il Padreterno. Il tono era sommesso e triste.
Lucifero stentava di credere alle sue orecchie. "Dove?! Sulla Terra...?"
"Sulla Terra", annuì il Padre Celeste.
"Tra gli uomini...?!" Il cherubino si rifiutava di capire. Lo sbigottimento stava deformando le linee perfette del suo viso.
"Tra gli uomini. Perché possa redimerli."
"Dio Onnipotente", la voce di Lucifero era appena percepibile: "e tu sai che cosa gli faranno?"
"Sì", assentì piano il Padreterno. "Come potrei non saperlo. Lo so".
"E lo manderai laggiù nonostante questo?"
"Proprio per questo, mio caro".
"E che cosa ti aspetti dagli uomini: la gratitudine...?!"
Il Padreterno non disse nulla. Conosceva la risposta, come tutte le risposte.
Lucifero rincarò la dose: "Forse per un po' resteranno incantati, cadranno come in uno stato di estasi, o di ipnosi. Ma passerà qualche secolo e si mettteranno a fare saccenti: perché mai dovrebbe redimerci la morte di un solo martire se non ci ha redenti la morte di milioni? Perché il Padre ha permesso che il Figlio soffrisse tanto, se è davvero onnipotente, infinitamente buono e in più anche giusto? E se è davvero tutto questo, com'è che gli Africani nemmeno sospettino la sua esistenza? E i Greci diranno: è un cicisbeo, come chiunque di noi! E gli Ebrei diranno: è spietato, punisce gli innocenti fino alla quarta generazione! E i Daci e i Galli e i Marcomanni diranno: ci sta decimando e intristendo costringendoci a sacrificargli le nostre figlie e i nostri figli più belli! E i Romani diranno: bisogna comprarsi i suoi favori! Eccetera. E al contempo ignoreranno che al mondo ci sono altri continenti e nell'universo altri pianeti e altri sistemi solari! Ti ridurranno a una specie di dio della provincia europea! In questo mondo di belve umane vuoi mandare tuo Figlio...?"
"È necessario. L'umanità deve essere redenta":
"Per ora no. Per ora sarebbe sufficiente non crearla. Ecco perché sono corso qui da te. Siamo in tempo. Crea piuttosto altre bellissime piante o altri minerali. Che non pensino, non conoscano la volontà e non parlino!"
"Smettila! È dall'inizio dell'eternità non faccio che desiderare una creatura capace di sorridere! Di ridere! Capace di cercare l'altro da sé e di aggregarsi per questo! Capace di personificare l'amore! Capace di andare da qualche parte, per esempio avanti!"
"E per questo vuoi sacrificare tuo Figlio? Per questo vuoi farlo diventare uomo?"
"Si".
"Anch'io ho un figlio, Signore. I Greci che, come ben sai, diventeranno apprezzati specialisti in nomi e appellativi, lo chiameranno Ceice. Non è un genio, ma di certo un giovanotto in gamba, per bene, educato. Se un giorno dovessi mandarlo sulla Terra, mi piacerebbe che diventasse navigatore. E se dovesse amare qualcuno, perdio! che non sia l'intera umanità ma una bella fanciulla di buon casato. Avrei in mente una certa Alcione, figlia del re dei venti Eolo, se dobbiamo restare alla terminologia greca. E se dovesse morire, che muoia da eroe e non da martire, perché la sua memoria venga propagata da cantori e bardi e poeti, e non da schiavi e monaci e preti."
"Non pensi", domandò il Padreterno con voce di colpo fredda, come svuotata di tutti e suoi "ente" che s'accodano agli aggettivi e avverbi indicativi della sua indole divina, "non pensi di esagerare...?"
Lucifero vacillò e si piegò in un inchino profondo e sincero. "Signore", ribatté dopo essersi ripreso da quell'attimo di tensione, "tu sai tutto. Quindi, non puoi ignorare il fatto che a parlare mi ha spinto il mio illimitato amore per te e la mia fedeltà e devozione che non hanno pari in questo regno dei Cieli. Non ho detto nulla che non fosse la pura verità. Per di più, considerato l'attuale stato dei mezzi di informazione, io e i miei compagni conosciamo soltanto un frammento della verità, mentre tu la conosci tutta intera e da sempre. Fermati, Padre Nostro, prima che sia tardi! Non creare l'uomo! Sarebbe la fine del nostro regno beato! L'uomo ti si rivolterà contro! Ti distruggerà! In men che non si dica rifiuterà il tuo Redentore e la redenzione! Smetterà di pregare e si metterà a calcolare e filosofeggiare! Si sostituirà a te come creatore, giudice, governatore e legislatore! Al posto tuo creerà e modificherà la materia, al posto tuo comincerà a premiare e punire le altrui azioni, seguendo delle regole ben diverse da quelle che gli darai tu!"
"Sono deciso! Lo creerò!" Il Padreterno era palesemente incollerito. E l'ira di dio, si sa, è la più legittima di tutte le ire.
"Allora almeno non concedergi il libero arbitrio! È incompatibile con la tua autorità! Con la tua infallibilità! Con la tua saggezza sconfinata! L'uomo ti tradirà e ti costringerà a tradire te stesso! Ti trasformerà nella paura e della fede non resterà che una timorata devozione! L'opportunismo e la furbizia! Dell'amore non rimarrà nulla! Nulla!"
"Tu osi insegnare a me?!" sbottò l'Onnipotente. "Fare il saputello con queste sofisticherie? Con questi cavilli intellettuali e le citazioni francesi? Con la retorica vorresti battere lo Spirito Santo?"
"No!" Lucifero si gettò nella polvere stellare davanti al trono di Dio. Gli occhi, che parevano due diamanti, gli si riempirono di lacrime. "No! Voglio solo il bene! Voglio solo sapere: perché! Perché lo fai, visto che sai come andrà a finire! Perché hai deciso di minare tu stesso le basi su cui poggia il tuo trono? Perché tutte queste contraddizioni? E perché vuoi fornire all'uomo pure le armi per scoprirle? Perché vuoi donargli la ragione attraverso la quale ti rinnegherà? Perché sei disposto a tollerargli tutto, dalla superstizione alla scienza? Perché ti rifiuti di sapere ciò che sai, di vedere ciò che vedi, perché vuoi creare l'uomo che ti creerà a sua immagine e somiglianza?”
"Perché! Perché! Perché!" a questo punto il Signore dei Cieli si infuriò terribilmente. Questo Lucifero! gli balenò in mente: è figlio di Titano e di Aurora! Ma certo! quel Titano! ha mai fatto qualcosa di buono per il Cielo? E Aurora! quando mai si renderà utile al trono divino? Non conosco forse il futuro? Si mise a gridare. "Perché! È tutto ciò che sapete tirare fuori! Perché! Una parola odiosa, per il più potente tra i potenti, il più perfetto tra i perfetti, l'infallibile e l'onnipresente! Si può domandare all'amore: perché? Si può domandare all'assoluto: perché?”
"Ma io..."
"Taci! È la più maligna delle parole! È la parola d’ordine dei relativisti di professione, cavillatori e logoratori dell'esistente! Con questa parola non si può regnare! Questa parola va eliminata! La sua abolizione entra in vigore in questo preciso momento!"
Dio Padre tremava di rabbia e in quell'istante era assieme Iehovah e Demiurgo e Giove e Zeus-dio del fulmine.
Lucifero non disse più nulla, ma il Padreterno sapeva che stava pensando: "Perché...?".
E così afferrò un fulmine e scagliò Lucifero nelle tenebre eterne.
Uno spirito con la fissa dei perché è addirittura ideale per la carica di Principe sovrano nella regione degli Inferi. Perché! Per forza il Signore dei Cieli, che sa, può e trova il tempo per ogni cosa, a quella parola è allergico! Ed ha perfettamente ragione. I Signori Dante e Milton, Byron e Goethe, Madach e Lermontov, France e Shaw, e tutti gli altri, potranno anche darvi spiegazioni diverse della caduta di Lucifero, ma la ragione vera è questa. Prima di metterla in dubbio, fate qualche prova voi stessi con quella parola diabolica. E vedrete.
(Traduzione dallo slovacco di Jarmila Ockayova.)
Peter Karvaš: La vena satirica attraversa la tradizione letteraria slovacca da secoli e, pur con tutte le differenze stilistiche e contenutistiche, presenta un tratto comune: l'effetto comico scaturisce da situazioni straordinarie, uniche, situazioni nelle quali i personaggi si trovano per caso e alle quali non sanno reagire, perdendo in qualche modo la capacità di comunicare. Insomma, questo genere di racconti o romanzi viene sviluppato come una commedia degli equivoci.
Nell’architettura narrativa di Karvaš (nato nel 1920) l'umorismo si presenta con caratteristiche totalmente differenti: strutturato non sulle situazioni ma sulla parola e le sue infinite possibilità dialettiche.
Il potere evocativo della parola nei racconti di Karvaš non è mai diretto, "mina" a distanza e prepara l'effetto comico attraverso il rimando, il simbolo, la metafora. E poggia sempre, anche nelle tematiche più "esotiche", sull'ordinario, sul quotidiano, su ciò che può accadere a chiunque e in qualsiasi momento, nel mito o nella storia come nel mondo attuale, nel qui ed ora. In questo modo i personaggi di Karvaš si trasformano quasi in archetipi del pensiero: diventano emblemi, modelli universali che mettono alla berlina le nostre pochezze o le sottomissioni e codardie di chi lascia il proprio potenziale di vita isterilire in balia delle varie alienazioni, crudeltà, perdite di valori.
La lettura è divertente, ma è un divertimento che somiglia alla schiuma: sotto, ribolle altro. L'ironia si mescola alla tragicità; le figure mitiche, storiche, letterarie, ecc. indossano vestaglie e pantofole di casa, sono vicinissime, attuali; la modernità invece è antica, viene resa astratta, viene "allontanata" per vederla meglio. Insomma, la parola è gioconda e pungente ma lo scopo è sempre quello del "riso amaro”, sollecitato per riflettere sulle peripezie del destino umano, individuale e sociale che sia. Ogni trovata comica di Karvaš, e ogni sorriso del lettore, vuole essere un colpo di piccone per arrivare al nocciolo del nostro umano agire.
I racconti tradotti - "Messaggio di Cyrano" e "Caduta di Lucifero" - sono tratti dalla raccolta "Le ultime umoresche e altri passatempi" (Posledne humoresky a ine kratochvile) pubblicata a Bratislava dalla casa editrice "Slovensky Spisovatel" nel 1989.
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