La telefonata del responsabile della sicurezza di una multinazionale
gli ha cambiato la vita per sempre. Zildo Santos, brasiliano, faceva il poliziotto
ed era famoso perché era sopravvissuto a varie sparatorie. Da agente era
un duro senza paura. Dall'altra parte della cornetta, un uomo gli chiese di trattare
il riscatto dei figli di un manager dell'azienda: era il 1996 e da allora Zildo
viaggia per il Sudamerica con delle borse piene di banconote da consegnare
ai sequestratori. È l'intermediario latino-americano che conosce meglio
l'industria dei rapimenti. Il suo lavoro consiste
nel consegnare riscatti milionari per ottenere la liberazione degli ostaggi.
Tutti i pagamenti sono in contanti. Zildo si presenta da solo e aspetta una telefonata
per portare i soldi nel luogo indicato. Se commette
un errore gli ostaggi muoiono. Ha consegnato una sessantina di riscatti nei
posti più diversi della regione, dalla gabbia del condor nello zoo di Buenos
Aires fino al molo di Montevideo in Uruguay. E oggi conosce alla perfezione
i segreti di quest'industria. "Alcuni sequestratori
sono dei veri idioti, mi chiedono di consegnare due milioni e mezzo di dollari
in banconote di piccolo taglio. Hai idea di quanto pesano?". Il suo
tono rivela chiaramente che non gli piace lavorare con gli stupidi."Con dei
biglietti da cento qui ci starebbero solo quattrocentomila dollari. Te li
immagini due milioni e mezzo di dollari in banconote di piccolo taglio? Ci vorrebbe
un pick up". Zildo parla a raffica e io faccio
fatica a seguirlo: non so più se i sequestratori avevano rapito un bambino
di cinque anni o il direttore di una banca. Riesco a segnare sul mio quaderno
che una certa banda con cui ha condotto delle trattative era formata da una ventina
di delinquenti, tutti spietati e stupidi: "Facevano talmente tanti errori
che alla fine gli ho detto: 'Adesso vi spiego io come si organizza la consegna
di un riscatto"'. I rapitori hanno seguito i suoi consigli, chiedendo
di ricevere i soldi con banconote da cento dollari. Zildo ha messo i soldi in
uno zaino un po' malridotto ed è andato fuori São Paulo, di fronte
ad alcune favelas. Lì si è avvicinato un ragazzo con un fucile
enorme. "Mi puntava l'arma contro. Io gli ho detto: `Ehi, non c'è
bisogno"'. Zildo sorride ricordando quell'episodio. La consegna
è durata meno di un minuto: gli altri del gruppo sono usciti dal nascondiglio,
hanno preso la borsa e lo hanno ringraziato per la sua professionalità.
Zildo ha i capelli biondi e porta degli occhiali
scuri con la montatura rossa: sembra uscito da un reality show. Ma la sua riservatezza
e soprattutto la sua capacità di mantenere sempre la calma lo hanno
reso una celebrità agli occhi di un pubblico ristretto. I suoi clienti
sono top manager, multinazionali e famiglie molto ricche, insomma chiunque
abbia avuto la sfortuna di cadere nelle mani di una banda di sequestratori
professionisti in Sudamerica. I rapitori sono sempre
armati, mentre gli intermediari sono indifesi. La mediazione può durare
anche settimane, durante le quali Zildo guadagna mille dollari al giorno. "Dovevo
consegnare 1,3 milioni di dollari alla periferia di Rio de Janeiro. Ero in macchina
e mi dicevano di andare da un posto all'altro. Alla fine ho parcheggiato vicino
a un incrocio, in una zona molto pericolosa. Appena ho spento l'auto,
alcuni uomini si sono avvicinati: avevano dei fucili, erano giovani, aggressivi
e nervosi. Hanno preso i soldi. Poi mi hanno ordinato di aspettare altri cinque
minuti. Dopo tre minuti è arrivata la seconda parte della banda, e uno
di loro mi ha chiesto: `Dove sono i soldi?'. Gli ho spiegato che li avevo già
consegnati ai suoi compagni. Il tizio mi ha puntato il fucile alla testa e ha
ripetuto che voleva i soldi. Stai calmo e fammi un piacere. Chiama i tuoi
compagni e chiedigli se ho consegnato il riscatto', ho detto. Lui ha
telefonato, mi ha salutato e poi se ne è andato". Codice
di comportamento Zildo Santos ha lavorato
nella polizia di Rio de Janeiro per 32 anni. Era un tiratore esperto. Grazie al
suo inglese fluente, all'amore per l'avventura, ai viaggi e ai corsi di addestramento
tenuti dall'Fbi in Virginia, Zildo è un misto tra un imprudente poliziotto
di strada e un professionista perfettamente addestrato. Passa dieci minuti a cercare
nel suo dizionario la parola inglese corretta, ma ci mette trenta secondi
per spiegarmi come lanciarsi da un'auto in corsa. La sua vita è cambiata
con quella telefonata di undici anni fa, quando è cominciata la sua carriera
di intermediario. I due figli minorenni di un manager statunitense che lavorava
in Brasile erano stati sequestrati. L'azienda sapeva che Zildo era un bravo comandante
della polizia. E visto che avevano bisogno di un duro per consegnare i soldi,
si sono rivolti a lui. Nel giro di pochi anni è
diventato un esperto. I clienti lo mandano in giro per il continente. In America
Latina molti sequestri sono lampo: la vittima è tenuta in ostaggio per
meno di dodici ore. Invece Zildo preferisce lavorare sui "rapimenti
tradizionali", in cui l'ostaggio è sequestrato per settimane o mesi.
"Il caso dello zoo è durato due anni e mezzo. Tutto è cominciato
a Buenos Aires", racconta. Il primo messaggio gli è arrivato
con un mazzo di fiori nella sua camera d'albergo. Sul biglietto c'era scritto:
"Vada al chilometro 88 di questa strada e prenda il messaggio che troverà
nella cabina telefonica". Zildo si è precipitato sul posto e ha trovato
un altro messaggio: "Prenda seicentomila dollari e aspetti una chiamata".
Tra una telefonata e l'altra, Zildo si metteva in contatto con i familiari per
discutere della situazione. La famiglia ha deciso di pagare subito e in pochissimo
tempo ha organizzato un prelievo in una banca di fiducia. Gli impiegati della
banca hanno preparato i soldi, impilando una sull'altra le banconote da cento
dollari. "Qualcuno sa sempre che sei il messaggero", spiega Zildo.
Nel pacchetto di sigarette Una
nuova telefonata (una voce maschile che parlava in spagnolo) gli ha ordinato di
andare a una pompa di benzina a novanta metri dall'albergo. Doveva cercare
un pacchetto di sigarette Marlboro che conteneva altre istruzioni. In un rapporto
per il suo cliente, Zildo ha annotato: "Vedo due sospetti vicino alla banca,
con una ricetrasmittente". Tornato in albergo, Zildo ha aperto il pacchetto
di sigarette e ha trovato una cartina: la città di Buenos Aires con un
percorso segnato in rosso e due foto polaroid con dei punti di riferimento. Le
istruzioni erano semplici: "Vai allo zoo, davanti alla gabbia del condor,
e porta i soldi". Ogni volta che consegna un
riscatto Zildo rispetta dei rituali e un codice di comportamento prestabiliti.
Si veste sempre da turista, con una camicia a maniche corte (così si vede
che non nasconde armi nelle maniche) e uno zaino molto semplice. Prende sempre
un'utilitaria, guida veloce e rallenta solo quando sta per arrivare.
Vuole dare l'impressione che è tranquillo e che tutto sta andando
nel modo giusto. Così non ha mai perso un cliente. Davanti alla gabbia
del condor c'era un altro pacchetto di Marlboro con le ultime istruzioni: "Lascia
qui la borsa. Non ti girare. Vattene". Zildo ha lasciato la borsa e si è
guardato intorno. "Ho visto degli uomini che prendevano la borsa e scappavano",
racconta. "Devi sempre controllare che i rapitori prendano i soldi,
è una cosa fondamentale in questo lavoro". Secondo
Zildo, fare l'intermediario non è pericoloso. In Sudamerica è molto
peggio essere un poliziotto. "Non ho mai saputo di un messaggero che abbia
fatto bene il suo lavoro e che sia stato ucciso". Nel 2004, però,
alcuni criminali armati gli hanno teso un'imboscata nella sua villa fortificata.
Per loro Zildo valeva più da morto che da vivo. "Non hanno neanche
sfondato la porta. Hanno aperto con le chiavi. Quando sono rientrato a casa, mi
hanno aggredito. All'inizio ho pensato di arrendermi ma, visto che mi avrebbero
ucciso comunque, ho deciso di reagire. Hanno sparato nove volte con una semiautomatica,
ma sono sopravvissuto. Fa parte del mio carattere non arrendermi mai.
Ho fatto bene o ho fatto male? In ogni caso, sono qui! Dopo ho ridipinto tutta
la casa di bianco, per cancellare i segni delle pallottole". Al momento dell'aggressione
Zildo non era armato, ma è riuscito comunque a difendersi. Perché
quell'imboscata? In quanti gli hanno sparato? E chi erano i mandanti? Sono
tutte domande che si è fatto solo in un secondo momento, dopo essere riuscito
a spaventare e a far scappare i sicari. Gli investigatori hanno estratto nove
pallottole dai muri della villa. La sua preziosa collezione di oggetti d'arte
è stata letteralmente fatta a pezzi. Zildo sorride e si tiene il braccio
sinistro. Mi spiega chela pallottola a frammentazione che gli ha polverizzato
l'osso del braccio e che poi gli si è conficcata nel collo era uscita
dalla sua pistola: era stato lui a comprare quella pallottola, insieme alle altre
cento cartucce che si trovavano nel suo cassetto. A
Montevideo Il sequestro è una forma
di attività capitalista. I criminali rapiscono i ricchi e li mettono
in una gabbia fino a quando non è fissato un prezzo sul mercato: solo allora
i familiari ricomprano la loro libertà. Un cadavere vale molto meno
di un prigioniero vivo e vegeto, per questo chi uccide gli ostaggi è un
principiante. "Preferisco trattare con una banda che chiede un milione di
dollari piuttosto che con un tizio che ne vuole diecimila", afferma Zildo.
"Quando il riscatto è piccolo e le vittime non sono molto ricche
tutto è più difficile. Il sequestratore non è organizzato,
non è bravo e spesso è anche molto stupido. Quindi la possibilità
che le cose finiscano male è altissima". "Male" significa
che i rapitori possono mutilare l'ostaggio: un dito di una mano o di un piede
oppure il lobo dell'orecchio. Poi il tutto viene spedito alla famiglia
insieme a un mazzo di fiori. Quando c'è una
prova che il sequestrato sia vivo (per esempio una fotografia con l'ultima
edizione di un quotidiano) tutte le famiglie accettano di pagare. Alcune
vendono la macchina, altre mettono insieme i soldi raccogliendoli tra i parenti.
I ricchi cambiano un assegno e gli ultramilionari chiamano le loro compagnie
assicurative (sotto la voce "copertura in caso di sequestro", che
è illegale in alcuni paesi, agenzie come i Lloyds di Londra si occupano
delle pratiche necessarie per mandare una squadra a salvare i rapiti). "Dopo
il rilascio, tutti assicurano alla vittima che l'incubo non si ripeterà,
perché ormai è vaccinata contro i sequestri", racconta Zildo.
"Purtroppo sono sciocchezze, perché non ci sono vaccini contro
i rapimenti: puoi sempre essere sequestrato da un'altra banda". Come
per qualsiasi mercato, anche l'andamento dei sequestri è imprevedibile.
Di solito avvengono a ondate, ma tutti si meravigliano come se fosse la prima
volta. La consegna dei soldi avviene sempre nello stesso modo, giorni di attesa
e poi ore di comunicazione frammentaria: messaggi, piste e istruzioni, tutto
condito con una buona dose di pericolo. "Come nel caso dell'Uruguay",
ricorda Zildo, quando ha passato un intero fine settimana a correre da una parte
all'altra di Montevideo. All'aeroporto gli hanno
ordinato di guidare fino al centro della città, portandosi dietro
seicentomila dollari in contanti. Doveva cercare una barchetta sulla spiaggia.
Dopo vari tentativi, Zildo l'ha trovata e ci è montato sopra. Era sicuro
che i sequestratori fossero nascosti nei canneti per assicurarsi che fosse solo.
"Sono usciti dai cespugli a volto scoperto e ci siamo guardati dritto
negli occhi. Di solito ti intimano di non guardare e tu abbassi lo sguardo per
far capire che non sei un pericolo. Altrimenti, sei spacciato". Il
pomeriggio del giorno dopo Zildo ha ricevuto indicazioni per consegnare quattrocentomila
dollari. Si è diretto verso il molo. In una zona deserta, vicino al porto
di Montevideo, ha ricevuto istruzioni per prendere un taxi e andare sotto una
sopraelevata. Le indicazioni contenevano una cartina tagliata a metà,
in cui era segnato con un cerchio rosso il punto esatto della consegna. Zildo,
che conosce bene la procedura, ha lasciato i soldi sotto ai piloni e si è
allontanato a piedi. Ha sentito il rumore di un motore che accelerava dietro
di lui, vicino a un magazzino. Due uomini su una moto lo hanno superato e poi
hanno svoltato su un'altra strada. "Uno di loro aveva una mitragliatrice.
Te la fanno vedere per avvertirti che non devi fare troppo il furbo. Non
bisogna dimenticare che anche loro sono sempre sotto stress: vivono nel terrore
che la polizia arrivi da un momento all'altro". A mezzo isolato di distanza
c'erano altri due tipi armati: erano sul posto per intervenire in caso di un imprevisto.
Nel giro di pochi secondi i soldi e gli uomini sono spariti, e Zildo è
rimasto solo. Ha camminato per quaranta minuti prima di trovare un autobus
che lo riportasse a casa.
L'unica eccezione La consegna di un riscatto
segue sempre dei codici precisi. L'unica eccezione è Rio de Janeiro, dove
la diffusione delle feste in spiaggia condiziona anche la consegna dei soldi.
Tre anni fa Zildo è andato con delle buste
piene di soldi in una scuola di samba vicino allo stadio Maracanã, a Rio.
"C'era un gran rumore di tamburi e decine di persone che ballavano. Sono
entrato nella scuola con una busta del supermercato che conteneva 150 mila dollari.
Ho visto subito il mio uomo e gli ho consegnato la busta. Era circondato da un
sacco di gente e sembrava contento: in effetti non è male ricevere
tutti quei soldi di sabato sera senza fare niente. Gli ho detto che avevo
bisogno di aiuto per uscire vivo da lì. `Non preoccuparti, ci pensiamo
noi', mi ha assicurato. L'hanno fatto davvero: due dei suoi uomini mi hanno
scortato fino a una zona più tranquilla. Sono arrivato in albergo e finalmente
mi sono rilassato". Quando la consegna del riscatto
ha successo e l'ostaggio viene rilasciato, i familiari organizzano sempre una
festa di bentornato. Zildo è un invitato d'onore, riceve decine di
regali e tutti lo trattano come se fosse della famiglia. Lui, però,
non si fa illusioni: sa perfettamente che il suo status di celebrità è
effimero. "Un anno dopo chiami per salutarli ma sono quasi tutti sbrigativi.
La gente vuole dimenticare e lasciarsi alle spalle quell'incubo di cui tu,
in qualche modo, hai fatto parte".
(Articolo
tratto dalla rivista Internazionale del 31 maggio 2007, n° 694.) |