Siamo
così abituati a quella che chiamo realtà-reale, che ormai ci crediamo
al cento per cento. In questa realtà i cattivi sono ben definiti: Bush
è un cattivo. I buoni non contano molto, forse non esistono neanche più.
Sappiamo già che il contrario della vita non è la morte ma l'amore.
Essere vivi va bene, amare non tanto. La morte è una cosa cattiva, forse
la cosa peggiore, eppure tutti moriremo, no? Fuori da questa realtà mediocre,
ingrata e insulsa, piena di matrimoni, di divorzi, di figli e di bollette da pagare,
di guerre, di dittatori, di americani di merda, di mafiosi russi, di cantanti
pop, di scrittori vili, di fotografi olandesi di columnist e pagliacci eccetera,
ci sono altre realtà o dimensioni. Ogni uomo è una cultura in sé,
o dovrebbe esserlo; ogni uomo è la sua realtà o dovrebbe esserlo.
Che Dan Brown o Paulo Coelho riempiano il mondo di cacca di topo malato è
tanto dannoso per la coscienza del mondo, del mio mondo, quanto lo sono i delitti
di Bush o di Castro. Si presuppone (così ho imparato a innamorarmi della
letteratura) che un vero scrittore debba essere una sorta di riserva morale, qualcuno
che difende la dignità umana a spada tratta. E dev'essere anche un critico
disposto ad additare gli ipocriti, per quanto subdoli. Dicono che sono un provocatore
e non potrei essere più d'accordo: cos'altro potrebbe essere uno scrittore?
Lo scopo dell'arte è romperei duri confini di una realtà che altri
si sono creati su misura. Sono un ragazzo meticcio, nato in un quartiere popolare
di Cartagena, una delle città più ingiuste e spietate del mondo.
Ho perso mio padre da piccolo e sono stato allevato, insieme a tre fratelli, da
una donna forte di nome Elisa. Mi ha insegnato che non dovevo chiedere niente
a nessuno, e che tenere la bocca chiusa e seguire la corrente trasforma un uomo
in un pollo da cortile. Nelle strade del mio quartiere ho imparato tre regole: 1.
C'è sempre una vittima. 2. Cerca di non essere tu. 3. Non dimenticare
mai la seconda regola. In Colombia ci sono molti polli da cortile travestiti
da pavoni che scrivono: è un paese fottuto. Stiamo attraversando il momento
peggiore della nostra storia recente: la guerra si fa ogni giorno più atroce
e silenziosa. Gli articoli degli opinionisti aumentano e le notizie sulla guerra
svaniscono. Il freddo e l'indifferenza sono coperti dalla merdina verde scritta
e riscritta dai polli di cortile. Uno scrittore giocattolo può legittimare
l'ingiustizia o dare l'impressione che si possa combatterla. Ad alcuni editorialisti
non importa di essere degli idioti prezzolati da un potere che li usa come mascotte
di lusso; possono compiere le loro malefatte, tanto alla fine il padrone gli farà
una carezza e gli riempirà la pancia di briciole. È più
pericoloso Bush o Coelho? Nella realtà concreta Bush sembra non avere rivali.
Ma un guru light come Coelho può essere molto dannoso. Anziché aiutarci
a prendere coscienza del mondo, stimolare la nostra capacità di discernimento
e fornirci elementi di giudizio, i dépliant di turismo spirituale scritti
da Coelho in modo automatico (non è sospetto che abbia una rivelazione
da fare al mondo ogni otto mesi?) impoveriscono la percezione di chi li legge.
La loro stucchevole retorica è una consolazione per gli stupidi. Questa
industria chiamata Paulo Coelho produce e vende schifezze per ingrassare i mammiferi
e farli sprofondare ancora di più nell'incoscienza. Se hai delle idee personali
non puoi comprare questa spazzatura. Scrivere, nel mio mondo, significa assumersi
una responsabilità. Leggendo scrittori e filosofi, da adolescente ho scoperto
che la vita poteva essere qualcosa di più che mangiare, cagare e masturbarmi.
Che studiavo non per ottenere un titolo e trovare un lavoro. Che non ero condannato
a marcire guardando il calcio. Certo, avrei potuto fare tutte queste cose; avrei
potuto fare sesso con la mia ragazza sette volte al giorno. Ma c'era di più,
e questo "di più" l'ho chiamato coscienza del mondo e del mio
mondo. Non è qualcosa di preciso: si tratta di capire e di percepire quello
che facciamo, una sorta di morale estetica. Si tratta di superare la condizione
di mammifero e di godere della bellezza priva di codici e stereotipi. Della bellezza
come benessere dei nervi, un'ondata rinfrescante di lucidità nell'anima.
Bush è un figlio di puttana, e Coelho anche. Entrambi, a loro modo, hanno
il compito di distruggere la bellezza concreta e non concreta del mondo. Il primo
è uno stupido assassino investito di poteri e assetato di sangue, il secondo
un ipocrita pretenzioso che mescola, minimizza e copia sentenze taoiste e induiste,
ci aggiunge un po' di psicoanalisi da parrucchiere e manda la brodaglia ottenuta
ai suoi editori. Osho, Chopra, Rudolf Steiner e molti altri colleghi di Coelho
vivono o hanno vissuto della stessa brodaglia. Il fatto che qualcuno pubblichi
libri non significa che sia buono o inoffensivo. Bisogna difendere ciò
che si considera giusto, e proteggere la dignità di un compito come la
scrittura è importante quanto la lotta alla tirannia. La stupidità
è un male che si diffonde anche leggendo spazzatura.
(Articolo tratto dalla rivista
Internazionale n° 690, del 3 maggio 2007.)
Efraim Medina Reyes è uno scrittore colombiano. In Italia ha
appena pubblicato Cinema Albero (Fusi orari). |