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Da
quando scrivo, viaggio. Meglio, da quando ho cominciato a viaggiare ho
dovuto scrivere. Per esprimere una condizione: figlia d'emigrato, esiliata,
emigrata ancora. Per vivere l'esilio dentro l'esilio. I viaggi cominciano
quando mio padre mi racconta i suoi viaggi. Mio padre ha lasciato la sua
Calabria, il suo mare per immettersi in un enorme fiume: il Rio de la
Plata. Sono nata nel 1963, un 23 aprile, da madre argentina.
E adesso sto qui, da dicembre 1989. Nel nord di una penisola che mi riporta
il mare, il mare lontano di mio padre e gli echi di una Argentina fantastica
e sognata.
Se non fossi andata a scuola, a lavorare, alle magistrale, alla facoltà
di sociologia, a insegnare ai bambini e agli adulti, ad accudire anziani,
a fare l'educatrice in un gruppo famiglia con ragazze adolescenti, a collaborare
con l'Arciragazzi, a curiosare ai corsi di scrittura creativa, chissà.
Chissà.
un colore di pelle
più profondo
con le orme
di altre terre;
un sogno nuovo
in idiomi incompleti
e disordinati;
un incontro
che vuole essere pieno
ma è diverso.
I miei personaggi
sono parte di me che scoprono altri personaggi. Personaggi che sono lasciati
e che devono lasciare; devono lasciare un'infanzia, una condizione, una
patria, una terra, delle orme, impronte.
Questo si sente
quando
sei lontano.
Non trovo
Immagini
Né silenzi
(né ordine)
Oggi sto qui
Con il tuo dolore
E non so
Come dirlo
E non so
Quando
Combatterlo.
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