IL GUFO


Philip Lamantia





Lo sento, lo vedo - interpenetrare
le ombre che deformano i sentieri del giardino,
mentre gli oscuri gradini che salgo sono illuminati
dal suo Occhio che magnetico la luna attrae,
il suo occhio per la luna magnetico .

Non lo vedo quando mute sono le finestre
a sussurrare il suo nome, in quel momento
nel cielo s'intrufolano pipistrelli erronei.
Dalla sua tana è concepito il mio cuore,
il triangolo che usa per naso da tutti i cuori è formato,
fiutano le vie del sangue al cervello,
illuminate dal suo Occhio sono le vie del sangue .


Tortura le foglie comparendo all'improvviso,
scortica i rami e ne divide i segmenti
disegnati dal sole. Non vacillo,
sssssssnell'oscurità la sua presenza fortifica.
Verde è il suo colore verde ,
per distenderlo sulla terra.
Non vola.
Lo incontri mentre cammini.


Non facilmente sedotto da quel che si manifesta,
sono invece i gelidi silenzi e gli istanti pietrificati
-le trasfigurazioni- a farlo uscire allo scoperto,
concentrato sullo schermo che tutti i corpi trasfigurati ospita.
Sii umile alla sua zanna
che la palla lunare palpeggia mentre la vedi
con un' occhiata sguercia dissolversi nello spazio:
se no ti inganna
sssssssnella luce del giorno, dove correndo incontrerai il suo doppio.


Di notte ebbri sotto la sua luce scostante
sono gli estuari del pianeta dalla luna versato.


Di giorno, soffoca il sole



In lingua originale:


THE OWL

Philip Lamantia

I hear him, see him - interpenetrate
those shadows warping the garden pathways,
as the dark steps I climb are lit up
by his Eye magnetic to the moon
his Eye magnetic to the moon .


I have not seen him when windows are mute
to whisper his name; on that moment
erroneous bats slip out through the sky.
His lair conceives my heart,
all hearts make the triangle he uses for a nose,
sniffing bloodways to the brain:
bloodways are lit up by his Eye.


On a sudden appearance he tortures leaves,
flays branches and divides segments
the sun has drawn. I do not falter,
sssssssIn the dark he fortifies.
His color is green green,
to distend him over the earth.
He does not fly.
You meet him while walking.


He is not easily enticed to manifestations,
But stony silence, petrified moments
sssssssa transfiguration- will bring him out,
focused on the screen where all transfigured bodies are.
You must be humble to his fangs
that paw the moonball dissolving in the space
from the corner of your eye:
he will trick you otherwise
-into daylight, where you meet his double while running.


By night the deltas of the moonspilled planet
Are stoned under his wriggling light.


By day, he chokes the sun


(Dalla raccolta Tau, pubblicata postumamente, a cura di Garrett Caples, City Lights Books, 2008. Traduzione a cura di Pina Piccolo.)








Nato a San Francisco da genitori italiani, il poeta statunitense Philip Lamantia (1927-2005) è noto per le poesie oniriche in cui l'accostamento del subconscio alle esperienze della vita quotidiana genera versi grondanti di estasi, terrore ed erotismo. Fu il primo poeta statunitense a far parte del movimento surrealista quando a 15 anni alcune delle sue poesie vennero pubblicate su riviste del movimento surrealista in Europa. Più tardi la sua poetica d'avanguardia fu legata quella dei poeti della Beat Generation. Invitato a recitare le sue poesie alla Six Gallery la stessa mitica sera del 7 ottobre, 1955 in cui Allen Ginsburg lesse per la prima volta Howl, Lamantia preferì leggere le poesie di un su amico poeta, John Hoffman, scomparso iin circostanze misteriose alcuni anni prima in Messico. Alcune delle poesie di Lamantia presentate in traduzione in Sagarana appartengono a un ciclo poetico rifiutato dall'autore stesso in seguito alla conversione al cattolicesimo. City Lights le ha riproposte in un unico volume a cura del poeta Garrett Caples, pubblicandole postume nel 2008 con il titolo Tau, insieme all'inedita raccolta Journey to the End, di John Hoffman.
Di Lamantia, la moglie Nancy Peters, editor e co-proprietaria di City Lights dice: " Trovò nel mondo narcotico della notte una specie di controparte moderna al castello gotico - una zona pericolosa che va attraversata a livello esistenziale o simbolico. "





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