IL MIO DISCRETO CADAVERE
Manuel Díaz Martínez
Ho la sana abitudine
per le Vacanze ed i Natali,
di fare delle lunghe visite
al mio discreto cadavere.
Ogni volta che vado lo ritrovo
più saggio e più in salute
e godendo della morte
come nessuno la gode.
Il mio cadavere ha un tesoro:
una collezione di pomeriggi,
di notti e mattine
dimenticate o dimenticabili,
una macchina di classe media
un cammino da fare a pezzi,
due mezzogiorni interi,
ed un senza fine di eternità
In lingua originale:
MI DISCRETO CADÁVER
Manuel Díaz Martínez
Tengo la sana costumbre,
por Feria y por Navidades,
de hacerle largas visitas
a mi discreto cadáver.
Siempre que voy me lo encuentro
más sabio y más saludable
y disfrutando del muere
como no disfruta nadie.
Mí cadaver atesora
una colección de tardes,
de mañanas y de noches
olvidadas u olvidables,
un coche de medio punto,
un camino de ir por partes,
dos medios días enteros
y un sinfín de eternidades.
LA BRISA HABANERA
- Dall'Introduzione di Alessandro Prusso per la raccolta poetica Paso a nivel, di Manuel Díaz Martínez -
È difficile spiegare le ragioni, intime ed universali, di questa traduzione: semplicemente si può dire che quando il traduttore è pronto il poeta appare.
Manuel Díaz Martínez, ancora pressoché sconosciuto in Italia, al più vasto pubblico, è uno dei massimi poeti della letteratura cubana contemporanea , e di quella meso-americana in generale.
Con Raúl Rivero, l'amico e poeta Raúl, anche Lui, esule in Spagna, rappresenta la voce più alta della poesia, della cultura e della dignità umana schiacciata vergognosamente e direi pure alquanto stupidamente dalla durissima repressione del regime castrista.
E tutto ciò, solamente per colpa di una più che moderata e direi giustificabilissima richiesta di una qualche forma di reale giustizia e di autentica democrazia . Nella fattispecie, una carta, ossia una lettera, scritta ed indirizzata assieme ad una decina di altri intellettuali cubani, al Líder Máximo. Voce schiacciata ma non vinta e ancor meno tacitata. Anzi, come spesso avviene in questi casi, addirittura paradossalmente purificata, rinvigorita e moltiplicata.
Manuel Díaz Martínez, Manolo per gli amici, come anche io affettuosamente e audacemente lo chiamo, è senza alcun dubbio il miglior poeta vivente che mai abbia avuto la possibilità di tradurre, e quindi è con una certa emozione e quasi timore reverenziale che mi accingo ad affrontare le sue pagine che sono di già: squisita e consacrata letteratura ed inoltre nascondono alcune delle più appassionate e toccanti poesie del XX secolo: ormai da inevitabile antologia..
La sua espressione letteraria è alquanto classica, talora esemplare, e si manifesta in uno spagnolo morbido e cristallino, in una simbiosi così perfetta col castigliano, da renderlo imprescindibile nei due paesi , secondo la citazione di Luis Alberto de Cuenca del poeta cubano José Lezama Lima, il quale arriva a dire che nella sua poesia "el hueso quevediano se une con la brisa habanera". E altresì uno spagnolo quasi privo di quei particolarismi e di quel lessico localista , che sono tanto tipici nella poesia centro-americana. La sua è una poesia riflessiva e meditata come può essere quella di un poeta ormai carico d'anni e di sofferenze, non dimentichiamo che dal 1992 è stato costretto a lasciare l'amatissima Cuba, per le Isole Canarie, ma che non abbandona mai, e dico mai, la freschezza ed il tono basico della sua giovinezza. Così come ha altresì riconosciuto Luis Antonio de Villena, uno dei suoi più acuti critici.
Una poesia quindi intelligente e coltissima che attinge all'humus della più vasta cultura ispano americana, e non solo esclusivamente ad essa, con una marea incessante di riferimenti e di poetiche dotte citazioni, ma senza pesare eccessivamente, sulla comprensione del lettore medio di poesia .
Un poeta, e lo dico con orgoglio, che davvero e non solo a parole è rimasto fedele, e al motto del Che: bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza . Cosa che non è riuscita a molti, a troppi, a Cuba, a cominciare proprio dal Líder Máximo.
Manuel Díaz Martínez
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