IL SOGNO


Stefano Redaelli

Fuggirò da questo sepolcro
come un angelo calpestato a morte dal sogno,
ma io troverò la frontiera della mia parola.
Alda Merini

Vedo mio padre correre disperato verso il mare, farsi strada in mezzo alla folla, piangere, chiedere scusa. E affannato e pallido. Lo lasciano passare. Raggiunge la riva. Si ferma davanti a un uomo, si getta ai suoi piedi. Non l'avevo mai visto prostrarsi davanti a nessuno. Lui s'inginocchia solo nel tempio. L'uomo lo aiuta a rial­zarsi. S'incamminano insieme. La folla si accalca, cerca di toccarlo. Avanzano lentamente.

Vedo i servi di casa mia andargli incontro sconsolati. Portano una notizia irrevocabile. Mio padre non vuole crederci. L'uomo rimane sereno, dice qualcosa. Riprendono il cammino.

Vedo uomini piangere e urlare nel cortile di casa, mia madre accasciata in un angolo. Arrivano mio padre e l'uomo. Le sue parole aumentano il clamore. Ordina a tutti di uscire, restano solo i miei genitori ed i suoi amici. Entra nella stanza dove giaccio da alcune ore in un grave dormiveglia. Mi prende la mano. Al suo tocco una stanchezza arcana mi scivola dal corpo come una coperta di troppo. Le palpebre ridiventano leggere, ora le posso sollevare. L'uomo pronuncia due parole. Desta in me la vita. Mi alzo dal letto. Inizio a camminare.

Vedo volti attoniti, mia madre e mio padre piangere commossi.

Prima vedevo come in uno specchio, in maniera confusa, come un sogno.

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