STANCO DI ASTRI E DI LEGGI – Brano tratto dalla raccolta di testi L’ora del diavolo –
Fernando Pessoa
(…) In basso, a una distanza più che impossibile, apparivano come astri sparpagliati, grandi macchie di luce – senza dubbio, città della terra. Il Diavolo gliele indicò. “Sono le grandi città del mondo: quella è Londra e più in basso Berlino”. Ne indicò un'altra: “E lì c'è Parigi. Sono macchie di luce nella tenebra e noi su questo ponte le sorvoliamo alti; pellegrini del mistero e della conoscenza”.
“ Che sensazione spaventosa e bella! E cos'è quello laggiù?”.
“Quello, mia signora, è il mondo. E' stato da qui che, per ordine di Dio, ho tentato suo figlio Gesù. Ma non ha sortito effetto, come d'altronde mi aspettavo, perché il Figlio era più iniziato del Padre ed era in contatto diretto con i Superiori Incogniti dell'Ordine. E' stata una prova, come si dice in gergo iniziatico, e il Candidato l'ha superata ammirevolmente”.
“Non capisco bene. E' stato proprio da qui che ha tentato Cristo?”.
“Sì. Ovviamente, dove ora si trova un'immensa vallata, prima c'era una montagna. Anche l'abisso ha la sua geologia. Qui, dove stiamo passando, era la cima. Me lo ricordo bene!Il Figlio dell'Uomo mi ha ripudiato ben oltre Dio. Ho seguito, perché era mio dovere, il consiglio e l'ordine di Dio: l'ho tentato con tutti i mezzi. Se avessi seguito il mio stesso parere, l'avrei tentato con ciò che non può esserci. Forse, la storia del mondo in generale, e quella della religione cristiana in particolare, sarebbero state diverse. Ma chi può contro la forza del Destino, supremo architetto di ogni mondo, il Dio che ha creato questo, e io, il Diavolo dei distretti, che negandolo lo sostiene?”
“Ma come si può sostenere una cosa negandola?”.
“E' la legge della vita, mia signora. Il corpo vive perché si disfa, senza disfarsi troppo. Se non si disfacesse secondo per secondo, sarebbe un minerale. L'anima vive perché è perpetuamente tentata, benché resista. Tutto vive perché si oppone a qualcosa. Io sono colui a cui tutto si oppone. Ma se io non esistessi, nulla vivrebbe perché non esisterebbe a che opporsi, come la colomba del mio discepolo Kant, che volando nell'aria lieve, pensa che potrebbe volare ancora meglio nel vuoto.
“La musica, il chiaro di luna e i sogni sono le mie armi magiche. Ma per musica non si deve intendere solamente quella che si suona ma anche quella che è eternamene da suonare. E poi, per chiaro di luna non si deve supporre che si parli solamente della luce che viene dalla luna e disegna agli alberi grandi profili; esiste un altro chiarore, che il sole stesso non esclude e oscura in pieno giorno ciò che le cose fingono di essere. Solo i sogni sono sempre ciò che sono. E' il lato di noi in cui nasciamo e siamo sempre naturali e autentici”.
“Ma, se il mondo è azione, com'è possibile che il sogno faccia parte del mondo?”.
“È che il sogno, mia signora, è un'azione che diventa idea e che per questo conserva la forza del mondo e ripudia la materia, ossia, l'essere nello spazio. Non è forse vero che siamo liberi in sogno?”.
“Sì, ma è triste svegliarsi…”.
“Il vero sognatore non si sveglia. Io non mi sono mai svegliato. Dio stesso, dubito che non dorma. Già, una volta me lo ha detto…”.
Lei lo guardò all'improvviso ed ebbe subito paura, sentì un sussulto dal fondo dell'anima che non aveva mai provato.
“Insomma, lei chi è signore? Perché è mascherato in questo modo?”
“Rispondo con una sola risposta alle due domande: non sono mascherato”.
“Come?”.
“Mia signora, io sono il Diavolo, sì, sono proprio il Diavolo. Ma non mi tema né si spaventi”.
In un attimo di terrore estremo, misto a una sensazione di piacere nuovo, ella riconobbe all'improvviso che era vero.
“Sono proprio il Diavolo. Non si preoccupi tuttavia, perché sono realmente il Diavolo e perciò non faccio male. Certi miei imitatori, sulla terra e più in alto, sono pericolosi come tutti i plagiari, perché non conoscono il segreto del mio modo di essere. Shakespeare, che ho ispirato più volte, mi ha reso giustizia: ha detto che ero un cavaliere. Perciò, si senta a suo agio: in mia compagnia starà bene. Sono incapace di una parola, di un gesto che possa offendere una signora. Se non fosse nella mia natura, mi obbligherebbe Shakespeare a esserlo. Ma, per l'appunto, non è mai stato necessario.
“Esisto dal principio del mondo, e da quel momento sono stato sempre un ironista. Deve sapere che tutti gli ironisti sono inoffensivi, a meno che non vogliano servirsi dell'ironia per insinuare qualche verità. Io però non ho mai preteso di dire la verità a nessuno, da una parte perché non serve a niente e dall'altra perché non la conosco. Mio fratello maggiore, Dio onnipotente, credo che neppure lui la conosca, ma queste tuttavia, sono questioni di famiglia.
“Forse non sa perché l'ho condotta qui, in questo viaggio senza destinazione precisa né scopo. Non è stato, come forse potrebbe pensare, per attrarla o violentarla. Queste cose accadono sulla terra, tra gli animali, che includono gli uomini, e sembra che diano piacere, credo, a quanto mi dicono da laggiù, anche alle vittime. Ma lasciamo stare questi argomenti di pura cronaca. Ricordiamoci che io sono il Diavolo. Cerchiamo, quindi di essere diabolici. Quante volte mi ha sognato?”.
“Che io sappia, mai” rispose, sorridendo, Maria, fissandolo con occhi sbarrati.
“Non ha mai pensato al Principe Incantato, all'Uomo Perfetto, all'amante inesauribile? Non ha mai sognato qualcuno ai suoi piedi che l'accarezzasse come nessuno l'accarezza, qualcuno che fosse suo, come se l'assorbisse in sé, e che fosse, allo stesso tempo, padre, marito e figlio, in una triplice sensazione che è solo una?”.
“Benché non capisca bene, sì, credo di averlo pensato e di averlo sentito. Mi costa un po' confessarlo, sa?”
“Ero io, sempre io, che sono il Serpente – è stato il ruolo che mi hanno assegnato – dal principio del mondo. Sono il tentatore, ma beninteso, in senso figurato e frusto, perché non vale la pena di tentare utilmente. Dov'è che si dice che ho tentato Eva? Si dice nella Genesi che Eva fu tentata dal Serpente, che è il più sagace degli animali di campagna. Chi le ha detto che ero io il Serpente?”.
“Furono i Greci che, con l'interposizione della Bilancia, cambiarono in undici i dieci segni dello Zodiaco.
“Fu il Serpente che, per interposizione della critica, trasformò in dodici la decade iniziale. (…)”
“Davvero, non capisco nulla”.
“Non capisce, allora ascolti. Altri capiranno. (…) Le mie migliori creazioni: il chiaro di luna e l'ironia”.
“Non sono cose molto simili…”.
“No, perché neanch'io sono simile a me stesso. Questo vizio è la mia virtù. E' per questo che sono il Diavolo”.
“E come si sente?”.
“Stanco, principalmente stanco. Stanco di astri e di leggi e con il desiderio di allontanarmi dall'universo per rinascere solo. Ora non esiste vuoto, non senza ragione, e io ripenso a cose molto antiche – sì, molto antiche – che esistevano prima di Israele, nei regni di Edom. Di questi, io stavo quasi per diventare il re, e oggi vivo nell'esilio di ciò che non ho avuto.
“Non ho mai avuto infanzia, né adolescenza, né quindi ho mai raggiunto l'età adulta. Sono la negazione assoluta, l'incarnazione del nulla. Quello che si desidera e non si può avere, quello che si sogna perché non può esistere, di questo è costituito il mio regno nullo e lì sta vacante il trono che non mi fu mai dato. Quello che avrei potuto essere, quello che avrei potuto avere, quello che la Legge o la Sorte non mi hanno mai dato, l'ho passato all'anima umana, che si è profondamente turbata nel sentire la vita reale in ciò che non esiste. Sono l'oblio di tutti i doveri, l'esitazione di tutti i propositi. I tristi e i delusi della vita, una volta desti dall'illusione, volgono a me gli occhi, perché anch'io, a modo mio, sono la Stella Brillante del Mattino. È da tanto tempo che lo sono! Un altro mi è venuto a sostituire. (…)
(
Brano tratto da L'ora del Diavolo di Fernando Pessoa, titolo originale A hora do Diabo, traduzione dal Portoghese Maria Chiara Passa, Edizioni Il filo, Roma, 2008.)
Fernando Pessoa
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