IL BOCCACCIONE

– Brano tratto dal saggio I greci non erano antichi



Dario Fo



(…) Spesso nelle commedie di Aristofane era proprio l'autore in persona che, calzando una maschera grottesca detta del Boccaccione, indicava la situazione della farsa in programma. Il Boccaccione entrava in scena, nell'in­tervallo fra un atto e l'altro, insultando il pubblico, raccontando frottole e cianciando a perdifiato come un vero e proprio Boccaccione sbrodolante trivialità.

Negli Uccelli, una delle più famose commedie satiriche, scopriamo un monologo in cui questo sproloquiatore arriva in scena e comincia dapprima a blandire il pubblico, poi pian piano capovolge la situazione e giun­ge a coprirlo di improperi, accusandolo di dimostrarsi ignorante, vuoto e incapace di afferrare le più facili al­lusioni. Alla fine si accorge che qualcuno ride e allora fa commenti e lazzi su quelli che sghignazzano fuori tempo e a sproposito, sfotte la gente che è venuta a teatro portandosi appresso lo schiavo truccato da donna (agli schiavi era normalmente proibito l'ingresso a teatro): s'è fatto accompagnare dallo schiavo, dice, perché gli spie­ghi il significato delle battute satiriche. Ma eccovi il testo dello sproloquio:



Boccaccione (entrando in scena come di soppiatto, guardandosi intorno estasiato): «Ah, ah, ah, oh dio mio che pubblico straordinario! Ho viaggiato per tutti i teatri, dal Pireo all'Ellesponto, ma poche volte mi è capitato di trovarmi a recitare davanti a un pubblico come voi. Incredibile! Io vi sogno anche di notte... (Cambia tono all'istante) Siete un incubo! Ma cosa avete nella testa? Possibile che un gioco di parole o una allusione allego­rica non vi riesca di capirla? Perdio, le più belle battute satiriche vi sono scivolate sul cervello come il lardo sul burro. Fate finta, almeno, di intuire, ci sono degli stra­nieri qua dentro oggi, bella figura che ci facciamo! Ri­dete! (Si volta di qua e di là come ad ascoltare) No, non così, a caso, ma sulla battuta. Aspettate: vi farò segno io! Così, con uno schioccare di dita... e voi: ah, ah, ah! (Va correndo sulla destra al limite del proscenio) Ma, dico, che fa quello, tutto appiccicato alla donna, con le mani

dappertutto. Ti prego: rivolgiti anche qui, ogni tanto, tieni pure le mani sotto ma guardami un attimo! E quell'altro che si scaccola da un'ora le narici, vai dentro, vai fin nel cervello! Cosa ti illudi di trovarci? Convinciti: non hai niente nel cranio. Stappa quel dito dalla narice! Ehi, un momento, tu che ridi, sì, tu ridi adesso per quell'altro, ma cosa stai facendo che è un'ora che ti gratti i coglioni, ma che cosa hai? Tutti gli insetti fasti­diosi che ci sono nell'areopago sono andati a finire fra le tue cosce!!! Ah, ah, ah!!! Fra poco volerai trasportato verso Giove. Un po' d'attenzione, per favore, non si può continuare con 'sta caciara, non è neanche un recitare... ma dico, se fossi andato in Beozia, che è la Beozia, patria dei beoti,.. avrei ottenuto più soddisfazione di certo! L'unica sarebbe buttarvi manciate di noccioline, come si fa con le scimmie.

Ah, ah, ah... sentiremmo degli applausi almeno nell'attimo in cui arrivano le belle sfiondate da raccogliere a mano piena. Oh, finalmente uno ha riso! Ah, ah, ah, no... non è uno spettatore, è un venditore di noccioline! Vi ho forse offesi? Avete ragione, vi ho umiliati, no, ho esagerato, no... Sì, lo ammetto, ad Atene c'è anche della gente intelligente. Non è per blandirvi, ve lo giuro, li conosco, ci sono delle persone argute e di cervello finis­simo. (Pausa)

Ma non sono qui stasera, purtroppo, e se ne sente la mancanza! (Ride sguaiato a sfottere, poi si rivolge a qual­cuno delle prime file) Ma cosa ci vieni a fare?... Ah, ecco, perché... fa fino. 'Vado a teatro, quindi sono intelligen­te.' Ma chi te l'ha detto?! Ma tua moglie, lei è più preparata, più sveglia, la lasci a casa... le donne... non pos­sono starsene qui, ah, ah, ah... le donne è inutile vengano a teatro ché, tanto, non capiscono... e sono ben felici che tu le lasci sole a casa, sole, si fa per dire. Che ti prende?... Se sei tanto indignato, vattene! Torna a casa!!! Sì, corri, però, se ti affretti troverai uno spettacolo straordinario: tua moglie nuda col tuo servo, che si diverte, lei sì, in modo intelligente, ah, ah, ah! (Applausi)



(Tratto dalla raccolta di saggi L’amore e lo sghignazzo, Granda editore, Pasma, 2007.)


Dario Fo č Premio Nobel per la letteratura del 2007.



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