NEL POZZO Fabio
Franzin
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Tutta
questa feroce, inaudita e quotidiana violenza, poi, tutti questi raptus
omicidi che fanno audience in TV e questi nostri poveri bambini sempre più
spesso nudi ostaggi in balìa di un amore che si capovolge ormai perduto dentro
la folle rima con orrore ci
hanno svuotato anche dell'ultima iperbole ormai, il pensiero si accartoccia attorno
alle urla del silenzio e gli occhi ristanno spalancati senza più
nessun orizzonte morale cui far affidamento. Viene
una paura nel luogo lasciato libero dalle parole, uno squarcio cupo ove
ogni sguardo si fa rovo impietoso, dove l'orco dalle bave rosse sgrana
pietà con la roncola e i corvi volano dritti dentro i tuoni come
freddi coltelli cerchiamo
di rimpastarci il coraggio come il bimbo che cerca di assemblare la
casetta delle favole con i mattoncini del Lego, un pezzo saldato all'altro
un
pomeriggio che piove. 2
E
tutto questo indegno abuso del dolore privato (trasformato in spettacolo
per l'orrenda pruderie di chi ha svenduto l'anima in cambio di turpi passatempi)
è cominciato venticinque anni or sono, rammentate? Vermicino:
Alfredino Rampi, il pozzo artesiano dimenticato aperto
diciotto
ore di diretta tivù a reti Rai unificate; pure il presidente Pertini
al capezzale in quella brulla prateria pasoliniana trasformata in tragico
set cinematografico; gli speleologi come attori di una scena da happy
end non riuscita, purtroppo, fino in fondo; e quel bellissimo sorriso
sospeso ormai in icona fra il bordo della canottiera bianca a righe nere
e il caschetto dei capelli castani. Da
allora, noi tutti, incastrati più ancora dentro uno schermo, noi, così
sbadati a scivolare nell'insano bla-bla sull'atroce delitto del giorno noi
che ora gai andiamo in gita a Cogne, a Casalbaroncolo , che ci mettiamo in
posa per una foto ricordo davanti a quella famosa villetta, di fronte
a quella famosa fossa, noi che ci stiamo scavando la nostra con un
solo dito,
fra i pulsanti di un cellulare, di una fotocamera digitale, di un telecomando. 3
Le
ho viste coi miei occhi, udite coi miei orecchi hanno
avuto anche l'impudicizia di intervistarle, i giornalisti: persone che
sembravano del tutto normali che
si sentivano del tutto normali
ma
che avevano percorso centinaia di chilometri (e si erano poi civilmente,
educatamente poste in fila di fronte al tribunale già di buon
mattino) perché "volevano proprio vederla da vicino la
Franzoni", quella donna delicata con la frangetta che sembra anche
essa normale, eppure
eppure sospettata del delitto più atroce
e inaudito: "riuscire a guardarla negli occhi, così, per
cercare di scorgervi fra le iridi il bagliore, il guizzo viola della follia" Le
ho viste coi miei occhi, udite coi miei orecchi persone
apparentemente normali: con gli occhiali griffati, la cravatta di seta, il
foulard, la messa in piega
col cellulare, l'auricolare, la carta di
credito in tasca, il codice fiscale
così cortesi fra loro, così
portate al dialogo, a stringersi la mano
cittadini mai stati schedati,
indagati
che giocano la schedina il sabato, il gratta e vinci
che spingono la bici o il triciclo di un figlio, di un nipote al parco,
la domenica
persone
normali che fanno proprio pena e che mi fanno tanta, tantissima paura.
Fabio
Franzin è
nato nel 1963 a Milano. Vive a Motta di Livenza, in provincia di Treviso. Ha pubblicato
le seguenti raccolte poetiche: "EL COEOR DEE PAROE" scritto nel
dialetto dell'Opitergino-Mottense, con la prefazione di Achille Serrao; Zone,
2000; nel 2005, sempre in dialetto "CANZÓN DAA PROVENZA (e altre
trazhe d'amór)" (premio "Edda Squassabia 2004) Fondazione
Corrente, Milano; nel 2005, "IL GROVIGLIO DELLE VIRGOLE" premio
"Sandro Penna 2004 sezione inedito" con introduzione di Elio Pecora,
Stamperia dell'arancio; nel 2006; in dialetto "PARE (padre)", con introduzione
di Bepi de Marzi, Helvetia; nel 2007 "MUS.CIO E ROE", Le voci
della luna, con introduzione di Edoardo Zuccato, "Premio S. Pellegrino Terme",
finalista al premio "Insula Romana"; e, in E-book, "ENTITÀ"
(Biagio Cepollaro E-dizioni), 2007. Una sua breve silloge: "Favole naturali
(dalle colline al mare)" è uscita in "L'arcana scrittura dell'acqua",
Lineadaria, 2006; è presente, con cinque testi, nella "Seconda antologia
del premio "Giuseppe Piccoli", a cura di Paolo Campoccia, con nota di
Stefano Verdino, Magenes, 2006. Per la narrativa: "LA', DOVE C'ERA L'ERBA",
testo finalista al premio "Italo Calvino 2003, Filca Cisl. Il racconto "Lettera
ai prati" è presente nel volume "IL VENETO DEL FUTURO. Sogni
e visioni. Dieci racconti", edizioni Marsilio-Corriere Veneto, 2005.
Sue poesie sono apparse in numerose riviste e antologie e sono state tradotte
e pubblicate in inglese, cinese, tedesco e sloveno. Ha partecipato a rassegne
poetiche in Italia e all'estero.
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