NEL POZZO

Fabio Franzin



1

Tutta questa feroce, inaudita
e quotidiana violenza, poi, tutti
questi raptus omicidi che fanno
audience in TV e questi nostri
poveri bambini sempre più spesso
nudi ostaggi in balìa di un amore
che si capovolge ormai perduto
dentro la folle rima con orrore

ci hanno svuotato anche
dell'ultima iperbole ormai,
il pensiero si accartoccia
attorno alle urla del silenzio
e gli occhi ristanno spalancati
senza più nessun orizzonte
morale cui far affidamento.

Viene una paura nel luogo
lasciato libero dalle parole,
uno squarcio cupo ove ogni
sguardo si fa rovo impietoso,
dove l'orco dalle bave rosse
sgrana pietà con la roncola
e i corvi volano dritti dentro
i tuoni come freddi coltelli


cerchiamo di rimpastarci
il coraggio come il bimbo
che cerca di assemblare
la casetta delle favole
con i mattoncini del Lego,
un pezzo saldato all'altro

un pomeriggio che piove.


2

E tutto questo indegno abuso
del dolore privato (trasformato
in spettacolo per l'orrenda pruderie
di chi ha svenduto l'anima in cambio
di turpi passatempi)
è cominciato
venticinque anni or sono, rammentate?
Vermicino: Alfredino Rampi, il pozzo
artesiano dimenticato aperto…

diciotto ore di diretta tivù a reti Rai
unificate; pure il presidente Pertini
al capezzale in quella brulla prateria
pasoliniana trasformata in tragico set
cinematografico; gli speleologi
come attori di una scena da happy end
non riuscita, purtroppo, fino in fondo;
e quel bellissimo sorriso sospeso ormai
in icona fra il bordo della canottiera bianca
a righe nere e il caschetto dei capelli castani.

Da allora, noi tutti, incastrati più
ancora dentro uno schermo, noi,
così sbadati a scivolare nell'insano
bla-bla sull'atroce delitto del giorno

noi che ora gai andiamo in gita a Cogne,
a Casalbaroncolo , che ci mettiamo in posa
per una foto ricordo davanti a quella famosa
villetta
, di fronte a quella famosa fossa, noi
che ci stiamo scavando la nostra con un solo

dito, fra i pulsanti di un cellulare, di una
fotocamera digitale, di un telecomando.


3

Le ho viste coi miei occhi, udite coi miei orecchi

hanno avuto anche l'impudicizia
di intervistarle, i giornalisti: persone
che sembravano del tutto normali

che si sentivano del tutto normali…

ma che avevano percorso centinaia
di chilometri (e si erano poi civilmente,
educatamente
poste in fila di fronte
al tribunale già di buon mattino) perché
"volevano proprio vederla da vicino
la Franzoni", quella donna delicata
con la frangetta che sembra anche
essa normale, eppure…eppure sospettata
del delitto più atroce e inaudito:
"riuscire a guardarla negli occhi, così,
per cercare di scorgervi fra le iridi
il bagliore, il guizzo viola della follia
"

Le ho viste coi miei occhi, udite coi miei orecchi

persone apparentemente normali:
con gli occhiali griffati, la cravatta di seta,
il foulard, la messa in piega … col cellulare,
l'auricolare, la carta di credito in tasca,
il codice fiscale… così cortesi fra loro,
così portate al dialogo, a stringersi
la mano… cittadini mai stati schedati,
indagati… che giocano la schedina
il sabato, il gratta e vinci… che spingono
la bici o il triciclo di un figlio,
di un nipote al parco, la domenica…

persone normali che fanno proprio pena

e che mi fanno tanta, tantissima paura.



Fabio Franzin è nato nel 1963 a Milano. Vive a Motta di Livenza, in provincia di Treviso. Ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche: "EL COEOR DEE PAROE" scritto nel dialetto dell'Opitergino-Mottense, con la prefazione di Achille Serrao; Zone, 2000; nel 2005, sempre in dialetto "CANZÓN DAA PROVENZA (e altre trazhe d'amór)" (premio "Edda Squassabia 2004) Fondazione Corrente, Milano; nel 2005, "IL GROVIGLIO DELLE VIRGOLE" premio "Sandro Penna 2004 sezione inedito" con introduzione di Elio Pecora, Stamperia dell'arancio; nel 2006; in dialetto "PARE (padre)", con introduzione di Bepi de Marzi, Helvetia; nel 2007 "MUS.CIO E ROE", Le voci della luna, con introduzione di Edoardo Zuccato, "Premio S. Pellegrino Terme", finalista al premio "Insula Romana"; e, in E-book, "ENTITÀ" (Biagio Cepollaro E-dizioni), 2007. Una sua breve silloge: "Favole naturali (dalle colline al mare)" è uscita in "L'arcana scrittura dell'acqua", Lineadaria, 2006; è presente, con cinque testi, nella "Seconda antologia del premio "Giuseppe Piccoli", a cura di Paolo Campoccia, con nota di Stefano Verdino, Magenes, 2006. Per la narrativa: "LA', DOVE C'ERA L'ERBA", testo finalista al premio "Italo Calvino 2003, Filca Cisl. Il racconto "Lettera ai prati" è presente nel volume "IL VENETO DEL FUTURO. Sogni e visioni. Dieci racconti", edizioni Marsilio-Corriere Veneto, 2005. Sue poesie sono apparse in numerose riviste e antologie e sono state tradotte e pubblicate in inglese, cinese, tedesco e sloveno. Ha partecipato a rassegne poetiche in Italia e all'estero.




          Precedente      Copertina