1400 COMUNISTI: LEGALE
- ILLEGALE - LESSICALE Michael
Peschke Recensione
di: Hermann Weber/Andreas Herbst: "Deutsche Kommunisten. Biographisches
Handbuch 1918 bis 1945" (Comunisti tedeschi. Manuale biografico 1918-1945),
Karl Dietz Verlag, Berlino 2004, 992 pag. (49,90 EUR)
Già
nel 1969, lo studioso del comunismo di Mannheim Hermann Weber pubblicava nel secondo
volume della sua “ Wandlung des deutschen Kommunismus ” (Evoluzione del
comunismo tedesco) centinaia di brevi biografie di funzionari del partito. Vent'anni
dopo seguí “ Weiße Flecken in der Geschichte/ Die KPD-Opfer der
Stalinschen Säuberungen und ihre Rehabilitierungen ” (Macchie bianche
nella storia/ Le vittime delle purghe staliniane nella KPD e le loro riabilitazioni).
Condizionate
dall'inaccessibilità degli archivi est-europei prima del 1989, queste brevi
biografie potevano ricostruire spesso solo frammentariamente gli effettivi curricula
dei membri della KPD. Nel
2004 però Hermann Weber dà alle stampe, insieme allo storico berlinese
Andreas Herbst, il manuale “ Comunisti tedeschi ”, contenente non meno
di 1400 biografie. Si tratta del tentativo di una biografia collettiva dei quadri
comunisti sulla base degli ultimi risultati della ricerca, che contempla i partecipanti
al congresso costituente, i funzionari dalle sottocircoscrizioni fino al comitato
centrale, i membri dei parlamenti nazionali, regionali e comunali, i redattori
della stampa di partito, i dirigenti di organizzazioni di massa come l'IAH (Soccorso
operaio internazionale), i sindacati, il “Roter Frontkämpferbund”, i funzionari
nell'illegalità dopo il 1933, cosí come i quadri dell'apparato segreto
del partito. Al
centro dell'attenzione vengono poste le diatribe interne durante la Repubblica
di Weimar, le persecuzioni naziste e le “purghe” staliniane in URSS e negli anni
'50 nella DDR. Subito dopo l'uscita, molti commentatori salutarono il manuale
come una pietra miliare per la ricerca storica sul comunismo. Qua e là
saltò fuori qualche imprecisione, ma data l'estensione dell'opera venne
considerata quasi inevitabile. Confidando in Hermann Weber, il patriarca della
ricerca tedesco-occidentale sul comunismo, a nessuno saltò in mente di
analizzare l'esattezza delle biografie. Forse nessuno voleva attirarsi l'accusa
di pignoleria? O peggio, le ire del vecchio barone? Certe
remore sono estranee a Hermann Weber, e non di meno a un redattore del GEGNER.
Allora, cosa possiamo prendere per oro colato alla voce di... Willi
Münzenberg Il
fondatore del Soccorso Operaio Internazionale è certamente una delle figure
piú interessanti nella storia del movimento operaio. Stilizzato durante
le rivolte studentesche del '68 a genio propagandistico comunista ma indipendente,
attualmente viene smontato e demonizzato a piacimento dagli studiosi di area anglosassone.
Eravamo
quindi ansiosi di scoprire quali nuovi elementi vengono esposti dagli autori del
manuale. Chiunque si attenda una voce aggiornata agli ultimi risultati della ricerca
viene però amaramente deluso. La biografia di Münzenberg è
segnata da inesattezze, omissioni ed errori. Invece
che nel carcere di Rottemburg, Münzenberg nel 1919 viene trasferito dagli
autori a Rothenburg. Durante il congresso costituente della KJI (Internazionalale
comunista giovanile) nel novembre del 1919 a Berlino, secondo Weber/Herbst Münzenberg
sostenne “l'autonomia delle federazioni giovanili dalla KPD”, anche se in verità
difese il diritto all'autonomia nei confronti della Comintern. Gli autori affermano
correttamente che Münzenberg restò segretario della KJI fino al 1921,
ma poche righe piú avanti viene scalzato già nel 1920 da Zinovev.
Altrettanto
irritante è il fatto che nel 2004 venga ancora ritenuto sufficiente citare
dal libro autobiografico di Margarete Buber-Neumann “ Da Potsdam a Mosca ”,
per elencare le svariate imprese editoriali e mediatiche di Münzenberg durante
la Repubblica di Weimar. Non è colpa della Buber-Neumann se la lista delle
imprese di Münzenberg è lacunosa, bensí di Weber e Herbst,
che prediligono la prosa d'arte quando è richiesta esattezza scientifica.
L'omissione
del contributo di Münzenberg alla costituzione e direzione della Lega Antiimperialista
nel 1927, o al suo trasferimento, insieme all'IAH, da Berlino a Parigi nel 1933,
cosí come all'organizzazione del Congresso di Lotta contro la Guerra Imperialista
ad Amsterdam nel 1932, può essere motivata solo dal disinteresse degli
autori. Come si giustifica altrimenti l'ulteriore silenzio sulla costituzione
del Comitato di Aiuto Internazionale alle Vittime del Fascismo Tedesco, con sede
centrale a Parigi e filiali nazionali in Europa e oltremare? Dopotutto questi
comitati rappresentarono la base organizzativa delle proteste internazionali contro
il terrore in Germania e del sostegno ai prigionieri antifascisti. Questo disinteresse
ha anche come conseguenza il fatto che importanti pubblicazioni dell'esilio come
il “ Gegen-Angriff ” (Contrattacco) passino del tutto sotto silenzio.
Per contro Weber e Herbst sorprendono il lettore del manuale con un altro “fiore”
di ricerca investigativa, dichiarando Lilly Korpus lettrice e redattrice della
rivista dell'esilio “ Editions du Carrefour ”. A parte Weber e Herbst,
finora nessun ricercatore della materia ha confuso la casa editrice di Münzenberg
con una rivista. Di calibro simile è l'affermazione secondo cui Albert
Schreiner avrebbe pubblicato, sotto lo pseudonimo di A. Müller, nelle Editions
du Carrefour il libro “ Hitler treibt zum Krieg ” (Hitler spinge verso
la guerra). È vero che Schreiner fece uso di questo pseudonimo, ma nel
caso del volume in questione restò anonimo dietro le quinte. Al suo posto
venne menzionata espressamente solo la curatrice Dorothy Woodman. Allo
stesso modo, gli autori seminano gli sforzi di Münzenberg di costruire un
fronte popolare tedesco nelle biografie di altri funzionari comunisti. Su Wilhelm
Koenen si può leggere che nel dicembre del 1936 firmò un “appello
per un fronte popolare tedesco”. L'appello però suonava: “Formate il fronte
popolare! Per la pace, la libertà e il pane!”. Perché poi gli autori
citino solo Koenen come firmatario, e non i membri del comitato centrale Willi
Münzenberg, Anton Ackermann, Paul Bertz, Franz Dahlem, Wilhelm Florin, Paul
Merker, Wilhelm Pieck, Walter Ulbricht, Herbert Wehner e Heinrich Wiatrek, resta
un segreto tutto loro. Completamente errata è poi l'informazione secondo
cui l'incarico di Albert Norden quale segretario del Comitato d'Azione Oppositori
Tedeschi sia stato direttamente successivo all'attività di caporedattore
del “ Fronte Antifascista ”, dato che la rivista interruppe le pubblicazioni
nel settembre del 1933 e il Comitato d'Azione degli Oppositori Tedeschi venne
costituito solo nel marzo del 1939. I
contrasti avuti da Münzenberg e Heinrich Mann con Walter Ulbricht in seno
al Comitato per il Fronte Popolare, che portarono alla richiamata a Mosca di quest'ultimo,
vengono resi con l'asciutta comunicazione: “Ulbricht visse a partire dal 1933
in Francia e si trasferí in URSS nel 1937”. Anche il fatto che Ulbricht
nel frattempo fosse stato a Praga, per organizzare insieme a Dahlem le attività
clandestine del partito in Germania, è considerato irrilevante da Weber
e Herbst. In compenso espellono Münzenberg dal partito già nell'ottobre
del 1937. Weber si appiglia incorreggibilmente a questa falsità dal 1969.
Il fatto che l'Istituto per il Marxismo-Leninismo di Berlino-Est lo abbia corretto
nel 1970, datando l'espulsione di Münzenberg al 3 marzo del 1939, gli deve
bruciare a tutt'oggi, per farlo perseverare nel suo errore. Non
si può riportare tutto ciò che gli autori tralasciano, citano scorrettamente
o affermano erroneamente alla voce Münzenberg. Una citazione va però
messa al suo posto. Münzenberg non conclude il suo articolo “ Dittatura
e Democrazia ” del 1940 con l'esclamazione “Il traditore, Stalin, sei tu!”,
come sostengono gli autori, bensí con questo passaggio: “se l'idea di una
democrazia socialista infiammerà le masse, coloro che oggi sono delusi
e disperati attingeranno nuova fiducia e fervore rivoluzionario, e quest'idea
diventerà una forza in grado di cambiare il mondo garantendo sicurezza,
libertà e benessere.” (...)
Traduzione di Antonello Piana.
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