A PROPOSITO DEL TEMPO

- - Tratto dal saggio Di buon passo -



Andrea Bocconi



Man mano che vado verso la fine del viaggio, il tempo cambia di nuovo, non quello atmosferico, quello misterioso, che in fondo è il segmento tra l'inizio e la fine, la nascita e la morte dentro ognuno di noi, e fa parte di quell'infinito qualcosa che non ha inizio e non ha fine, apparentemente fuori di noi. È bastato camminare due giorni, i primi due, per uscire da un ritmo incalzante, che sembra incitarti e spingerti e trascinarti e costringerti. Poi assieme al silenzio in quello spazio più vuoto anche il tempo si è acquietato, e quello che sembrava scontato, il perenne " non ho tempo, non ho tempo ", si è liquefatto nel ritmo del giorno e della notte, e la mente si è adagiata in questa amaca che culla e sostiene. Non ho mai capito Einstein, la relatività, lo spazio curvo e il tempo come dimensione legata allo spazio. Ora lo intuisco in questo cammino, in cui il tempo accelera o rallenta a seconda dei giochi della mente.


Il Tempo se ne andava del suo passo, e non sai mai se sta fermo o sta correndo, né vecchio né giovane.
Ma la donna bella che gli passò accanto veloce gli fece intanto accelerare il cuore, e ciò era già strano, perché si sa che il tempo è galantuomo, ma non che abbia un cuore.
Era una donna vestita del colore del fumo e del fulmine: Ansia era il suo nome.
Fecero di corsa il giro del mondo tre volte e non andarono in nessun posto, finché il Tempo non restò indietro e lei lo salutò correndo, perché non poteva fermarsi.
Il Tempo era triste e pareva più vecchio di prima. Sulla sua strada uno più vecchio di lui, che sembrava camminasse e invece muoveva solo le gambe, con la testa sempre girata indietro, tanto che gli unici muscoli di quel corpo flaccido erano nel collo.
Per parlarci dovevi stargli dietro, ma i suoi occhi ti passavano oltre lo stesso, come se mirasse a qualcosa ancora più in là, nella Terra Introvabile. Si chiamava Rimpianto.
Il Tempo pensò che era un tipo ben noioso, quasi da fargli rimpiangere Ansia. Oddio! Bastava stargli vicino e quei pensieri ti si ficcavano sottopelle: "Avrei potuto, avrei dovuto, se avessi, se fossi... "
Bastò fare un balzo avanti - e un balzo non è cosa facile per il Tempo - e sparì. Sentì solo che diceva ancora: "Assieme avremmo potuto... "
Era stanco. Si sedette sulla riva di un fiume, là dove le acque si confondevano col mare e i colori restavano tuttavia diversi. Si preparò la pipa e sospirò.
L'aria era dolce e la terra morbida sotto i suoi piedi nudi.





(Brano tratto dal saggio Di buon passo, Guanda editrice, Parma, 2007)


 

Andrea Bocconi è nato a Lucca nel 1950 e risiede ad Arezzo, dove esercita come psicoterapeuta. Ha scritto diversi testi teatrali, il romanzo Il monaco di vetro e, insieme a Patrizia Lacerna, Il saggio II matto e il mondo. Sono usciti anche Viaggiare e non partire, Il giro del mondo in aspettativa e La tartaruga di Gauguin.
Il suo sito internet è: www.kere.it



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