Borges truccato

Satoko Tamura Kawamura





È lui, senza dubbio.
L'ho incontrato dove immaginavo:
in un bar di periferia,
sotto le lampadine azzurrognole del gas
sbucciando un'arancia.
Il frutto sbucciato è una sfera di cristallo e
nelle sue mani profuma come una rosa vera.

Contro la parete rosata del locale
coperto di specchi
la sua testa gigantesca si appoggia:
i capelli spazzolati, segnati dal tempo,
e gli occhi avvizziti.
Uno specchio si riflette nell'altro, gli occhi di lui si avvicinano
al cosmo di nuove prospettive che nascono,
come tatti dell'universo,
degli occhi che moltiplicano
il volto del vecchio.

Una bella donna lo trucca
e lui chiude le palpebre in estasi.
La sposa severa con blusa nera di seta
oppure una tanguera
di bordello.
Lei toglie le spine mortali dal suo viso,
gli mette polveri che danno trasparenza al viso totale
e risalta la vita sulle guance
e le palpebre con ogni pennellata.

Con tre zampe lui misura placidamente il suolo
che trema come un bandoneon
suonato da un ubriaco.
Allora si mette gli occhiali e vede la sfera
piena di fulgore giallastro.
La guarda e legge la propria sorte
scritta sulle striature della tigre
come un indovino maya.

Il suono smarrito dell'organetto rotto
che hanno portato i marinai
apre l'orizzonte della pampa.
Quelli che giunsero laggiù con speranza
adesso muoiono crocifissi dalla nostalgia per la patria,
abbandonati due volte dalla propria patria e dalla terra nuova,
senza tessere neppure un brandello di sogno,
vagano per il gran labirinto del tempo
e incontrano il proprio volto vero ed eterno
un secondo prima della morte.

Il poeta ha scoperto il suo destino,
il suo volto era il volto stesso della madre.
"Mamma, mamma, nella sua origine
la mia vera esistenza è solo la metà di me stesso
il resto è tuo!
Tu vivi in me mentre io mi trucco".

Il poeta chiede al cameriere un sacchetto dalla cucina
per l'arancia e le bucce.
La gente di periferia non capisce mai
perché lui conservi tanto premurosamente questo frutto volgare.

 



(Traduzione di Ikuko Sagiyama)



Satoko Tamura Kawamura è nata in Giappone nel 1947. Ha seguito i corsi di Letteratura Ispanoamericana presso l'Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM) e di teoria dell'espressione poetica presso l'Università Complutense di Madrid, e ha conseguito il dottorato presso l'Università Ochanomizu di Tokio. Dal 1989 è stata eletta Membro Straniero dell'Accademia Cilena della Lingua. Ha pubblicato numerose raccolte poetiche e traduzioni da Naruda, Cortazar, Marquez e altri. Fra i numerosi riconoscimenti internazionali, ha ricevuto il dottorato ad honorem in lettere dalla World Academy of Arts and Culture (California, Usa).


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