Finissage Jes Petersen (2.11.1936 - 2.4.2006) Bernd
Gärtner
Il
nostro amico Jes Petersen è morto - e già questo è una vergogna
e una porcata, per parlare con Bazon Brock. Come tutto l'invecchiare, l'ammalarsi,
il morire. Ultima mostra e ultimo spettacolo, dunque. Con un gran pubblico - come
ai suoi vernissage. Di una vita sanguigna e vissuta generosamente fino in fondo
restano solo i ricordi, con cui cerchiamo di rendergli onore. Del resto, qualunque
cosa avessimo suonato o detto al suo funerale, per lui sarebbe stata sempre troppa
pompa. Ha vissuto per un'arte a cui non fregasse niente di cosa trovasse bello
e chic il borghesuccio - e fece di tutto per non diventare un borghesuccio lui
stesso. Peter Jes Petersen nacque il 2 Novembre 1936 in una famiglia di prosperi
fattori al confine danese (per tutta la vita ha bevuto birra Flensburger e tagliato
la crosta del formaggio molto generosamente). A nessun costo voleva però
diventare allevatore. Alla fine ciò gli costò l'eredità.
Jes si torturò per qualche tempo alla scuola agraria, ma aveva già
altre cose per la testa: l'opera dell'anarco-comunista Franz Jung, la distruzione
creativa dei dadaisti, il Surrealismo. Fin dove si spingessero i suoi rapporti
con il proibito Partito Comunista restò sempre un po' un mistero, in ogni
caso piú in là di quelli di Albin Streibl nella trilogia di Henscheid.
In primo luogo spauracchio della borghesia, cosí poteva sembrare. Nel
1962 scappò via da casa dopo un'arrabbiatura, e cominciarono tempi difficili
malgrado l'aiuto materno. Grossi progetti editoriali non approdarono lontano,
nondimeno nel 1962 la Petersen Press riuscí a presentare con orgoglio gli
"Sprechspäne" (Trucioli fonici) di Raoul Hausmann. Edizione
numerata ma abbondante (in parte ancora oggi in magazzino), a dimostrazione di
talento editoriale. Una riedizione del "Concilio amoroso" di Oskar Panizza
avrebbe meritato miglior fortuna, ma la censura dell'era di Adenauer arrivò
prima. Nel frattempo aveva conosciuto la donna della sua vita, Ilona. I due
si sposarono e nel dicembre del 1963 si trasferirono a Berlino, dove si potevano
trovare appartamenti a buon mercato: il bastione di frontiera aveva fame di nuovi
cittadini, e cosí addio Flensburg. Ilona e Jes, un amour fou a cui nessuno
dava un futuro e che invece durò per la vita. Ancora poco prima della fine
Jes confessò quanto gli mancasse. Lei, la delicata ma ferma signora della
vecchia scuola, vedova di un ufficiale, sempre elegante, con un'inclinazione per
la chanson e i caffé-concerto di second'ordine, e per contro lui, la testa
calda molto piú giovane, privo di solida esistenza, con enormi grilli per
la testa. Lei lo riportava sempre a terra a mente fredda, ogni volta, l'ennesima,
che si sollevava troppo. La somma dei due diede un amore, un vincolo amoroso per
l'eternità. Nel 1999 abbiamo seppellito Ilona, ora Jes può raggiungerla. A
Berlino Jes ebbe finalmente la possibilità di entrare in contatto con i
creativi al di fuori del mondo della cultura sovvenzionato dal senato cittadino,
per esempio H. C. Artmann e la sua truppa viennese, oppure Valeska Gert, la ballerina
del grottesco icona degli anni '20, nel cui stabilimento di Sylt, lo Ziegenstall,
d'estate la coppia aveva modo di guadagnare il minimo per l'inverno. E a Berlino
Jes conobbe anche il pittore maniaco (e poeta) Friedrich Schröder-Sonnenstern,
il cui universo pittorico fantastico-scurrile approdò perfino nel salotto
del presidente francese Pompidou. Jes contribuí direttamente a portare
le sue opere e quelle dei suoi allievi (Heideblume, Jes stesso) alla coscienza
del pubblico artistico, editando anche per Hanser il libro di Friedrich "Pferdearschbetrachtungen"
(Osservazioni dal culo del cavallo), e piú tardi un suo bel fascicolo con
disegni a colori nella casa editrice della galleria. Ai margini del mondo artistico
la coppia tirò avanti per anni. Solo nel 1977, Jes aveva già piú
di quaranta anni, riuscí a convincere sua madre ormai vedova a finanziargli
una galleria. In primavera aprí sulla Pestalozzi Straße, immediatamente
dietro l'angolo del Zwiebelfisch. Fu allora che ci conoscemmo. Una figura che
dava nell'occhio: il cappellaccio nero a falde larghe, la pesante collana di platino
e il grande anello di Giger con il satana copulante. Ora aveva finalmente l'occasione
di dimostrare che dietro c'era qualcosa di piú di semplice affettazione
antiborghese. Aveva sfruttato al meglio la sua gavetta e possedeva, ben piú
importante, un istinto quasi infallibile per la qualità. Qui lo aiutava
anche la sua sensibilità, che ostentava malvolentieri. Furono i suoi
dieci anni di gloria. La lista di mostre è piú che impressionante,
e allorché un'esposizione pubblica negli anni '80 documentò le relazioni
artistiche tra Berlino e New York, dal catalogo non poteva non figurare che molti
dei berlinesi erano stati lanciati da Petersen.
Nel frattempo Petra Lehmkuhl
ha scritto una tesi di laurea sulla galleria. Jes ha presentato al pubblico l'Art
Brut, la Pittura Automatica (Adolf Wölffi), il Neodadaismo, il Fluxus, Emmett
Williams, Al Hansen, André Thomkins, Dieter Roth, Timm Ulrichs, Brus, Sonderburg,
Fridolin Wenzel, Giger, Lugo Gosewitz, Lili Engel & Raffael Rheinsberg, Salomé,
Elvira Bach etc. E per la prima volta anche un giovane sveglio sulla via della
fama internazionale: Martin Kippenberger, che per una mostra successiva fece dipingere
a un vecchio attacchino, secondo le sue istruzioni, "Caro pittore, dipingimi...".
Per fortuna Ilona non ebbe modo di leggere il seguito della frase: "a dispetto
di mia moglie...", e cosí via. Anche Kippi è ormai morto
da anni - che spreco! Il vino era sempre migliore e piú abbondante di
quello della concorrenza. Soprattutto quando Hermann Nitsch portava quello fatto
da lui, insieme al gioco Kohlenberta che ne promuoveva il consumo. Dopo il trasferimento
sulla Goethe Straße nel 1987 la gloria impallidí un po'. D'altra
parte quell'epoca fu segnata dall'amicizia con Thomas Kapielski. Di colpo i soldi
bastavano solo per l'ordinaria amministrazione. Jes era sempre e comunque in grado
di spendere piú di quello che guadagnava, perché davanti c'era l'arte,
ma sul retro cominciava la VITA, nel bugigattolo dove svuotava con le amiche,
gli amici e anche qualche scroccone miriadi di bottiglie di Deutz & Geldermann,
provenienti ben fredde dalla fornitissima rivendita di alcolici di Peter Herbert,
ribattezzata "Tutto per le gallerie". Nello sgabuzzino si finiva sopra
le panche e sotto i tavoli e di seguito si vagava per Savignyplatz. Un amico sollecito
e affettuoso di quegli anni era l'indimenticato Peter Huth. Con la sua passione
per il doppelkorn era in sé un'opera d'arte poetico-pittorico-musicale,
a cui in questa sede, al pari di Friedrich Schröder-Sonnenstern, non si può
rendere giustizia. L'apice della carriera di gallerista di Jes fu però
senz'altro la marcia intorno al muro del 1980, performance de luxe e en gros con
una gran carovana di artisti internazionali e un pubblico itinerante. Dopo l'intervento
della DDR, una scorta di poliziotti, rispettosa della libertà d'espressione
dell'arte, assicurò il percorso. Sbirri veramente gentili. E l'Unione Sovietica,
"now defunct", rinunciò una volta di piú a scatenare la
Terza Guerra Mondiale. Durante quella marcia spuntò un cagnetto che
si conquistò un posto speciale nel cuore di Jes, e anche per il resto conquistò
sempre piú spazio. Gli amici piú stretti venivano invitati a casa
di Ilona e Jes. Per convivi ridotti Jes cucinava magistralmente, negli ultimi
tempi anche in concorrenza con Heidi. A chi consegnare la palma? A entrambi! Ma
nei suoi dessert Jes utilizzava talvolta ingredienti, come dire, non convenzionali... Dopo
mangiato i conoscitori si ritiravano volentieri nella biblioteca. Dal punto di
vista finanziario Jes era caotico, da quello tecnico un perfetto imbranato, ma
disordinato non lo è mai stato. Costretta in uno spazio relativamente esiguo,
la ricca biblioteca era un modello di buon gusto, conoscenza e - appunto - di
ordine, non solamente esteriore. C'erano due metri di occultismo, fesserie
di second'ordine al confronto con le sezioni di filosofia e teologia. La scorza
dell'autodidatta, appunto. Ma almeno Aleister Crowley, pubblicato anche da Jes,
sapeva scrivere e sputare in faccia ai predicatori dell'ascetismo. Ti piacesse
o no, il tipo era anche un satanista a tempo perso. In contrasto con tutto
ciò, l'appartamento sempre adornato di fiori conciliava il confort borghese
con la piú tagliente avanguardia artistica. Sia Jes che Ilona potevano
sentirsi a loro agio, insieme al sempre piú rotondo cagnetto Jutty. Jutty?
"Sí", diceva Ilona la turingia "come Judy Winter". Purtroppo
Jes coltivava anche una costosa inclinazione per i corroboranti vietati dalla
legge e aveva sempre un cassetto pieno di polvere magica. Gli inevitabili contraccolpi
finanziari furono gravidi di conseguenze. Occorre aggiungere che l'esperto d'arte
aveva anche una spiccata passione per il demi monde. Ilona indulgeva perché
era consapevole che sarebbe sempre tornato da lei e poi Jes in realtà era
piú casto di come si conviene a un libertino. Il tutto restò innocuo
finché si limitava a frequentare locali poco signorili alla stregua di
attinenti amichette, oppure si faceva fotografare in paillette lillà per
il quotidiano TAZ (spacciandosi per la propria segretaria) o come "Jessica,
l'infermiera di notte". Ma purtroppo in quell'ambiente si stringevano anche
contatti ben piú perniciosi. Secondo aneddoti che raccontava lui stesso,
in passato aveva già collaborato a distruggere in tutta fretta dubbiosi
esemplari del conio americano. Con la loro produzione non aveva niente a che fare,
per la distribuzione era invece in trattative. Il tentativo di risanare il suo
bilancio inserendosi nel commercio con il Sudamerica (fallito ancora prima dell'arrivo
del carico) condusse invece a un'inatteso risanamento della sua già piuttosto
intaccata salute. Denti e diabete furono rimessi in sesto in un soggiorno di cura
statale di due anni. Ilona però ne soffrí. Soldi falsi, narcotici,
satanismo? Il ragazzo era un pericolo pubblico! E invece no: piú ragazzate
che criminalità. Alieno allo stato lo è sempre stato, per ex cittadini
della DDR una virtú in sé e per sé. Dopo la morte di Ilona
subentrarono giorni piú tranquilli. Dal punto di vista materiale, con la
pensione e l'appartamento di proprietà era al sicuro, ma tirare avanti
cosí non era da lui. Con la vendita di alcune opere della sua collezione
andò meglio. Soprattutto in estate teneva banco davanti al Fisch in camicia
hawaiina e paglietta, accompagnato da Heidi. Nemmeno la salute sapeva gestire.
Per il diabete perse alcune dita dei piedi e spesso doveva farsi ricoverare all'ospedale
Franziskus, dove veniva curato premurosamente. Dapprima piano, poi sempre piú
precipitosamente la situazione peggiorò. Quando si sentiva male, Jes tuttavia
poteva sempre contare sul suo circolo di dame. Il 2 aprile Sigrid era al suo capezzale
quando si addormentò per non risvegliarsi piú. Heidi, Sigrid, Gudrun,
Gesina e Franzi pubblicarono il loro annuncio su MoPo. Heidi aggiornò
la sua bella poesia di compleanno per la TAZ. Kapielski scrisse un necrologio
per la Berliner Zeitung e il suo Blog-2001. Jes nella vita era generoso, talvolta
oltre ogni ragionevole misura, perfino quando non viveva nella bambagia. Il ribelle
edonista visse fino all'ultimo controcorrente - e in fin dei conti fino all'ultimo
riuscí a non arrecare danno a nessuno. Se stesso, tuttavia, non si è
mai risparmiato. Era cosciente dei rischi, ma non era fatto per una vita a dieta.
I grandi criminali della storia tuttavia, quelli erano asceti. La sua vita
si è compiuta; la nostra, che ha tanto arricchito, è ora piú
povera. Noi, le amiche e gli amici che lo hanno amato, conserveremo con gratitudine
e allegria, vivida nel ricordo, la vita turgida, colorita, artisticamente e umanamente
gioiosa di un anticonformista. Grazie, Jes, e addio!
Traduzione di Antonello Piana.
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