LA LIBRERIA CARBONIZZATA

di Cristiane Costa

In piena dittatura, la libreria Leonardo Da Vinci quasi sparì a causa di un incendio sospetto.
All'epoca, la notizia circolò in un modo pressoché clandestino. Nell'auge della dittatura nessuno avrebbe avuto il coraggio di denunciarlo e, tantomeno, avrebbe potuto provarlo. Ma oggi, riconsiderando tutti gli indizi, la signora Vanna (Giovanna Pieraccini, proprietaria della libreria) solleva dei dubbi sull'incendio che ridusse in cenere tutto il suo stock di 200mila libri, portandola quasi al fallimento nel 1973.
- Siccome non ne ho le prove, non posso dire nulla - dice.
Ma lei si ricorda ancora molto bene il giorno in cui , durante il lancio del libro di un sociologo di colore Guerreiro Ramos, beccò una spia con un microfono nascosto sotto il risvolto della giacca, pieno di fili per tutto il corpo.
- Lo portai in bagno e gli dissi: "Sparisci subito da qui".
Lo spione sgusciò via, impaurito dall'italiana inferocita.
- La libreria veniva spesso presa di mira perchè io non mi sono mai autocensurata. Ho libri su tutto quello a cui pensano nel mondo, sia di destra che di sinistra - afferma. Tutti crediamo nelle grandi utopie, i miei figli ancora di più. Sfortunatamente, sembra che il mondo cambi solo in peggio.
Ma, per la dittatura, la Da Vinci era un covo della sinistra più radicale.
- Fotografavano tutti quelli che entravano. All'epoca c'era una bettola qui di fronte, dove prendevo il panino al salame, e lì mi hanno raccontato: "Ehi, signora Vanna, la stanno tenendo sotto controllo!!".
Il motivo iniziale, nonostante possa sembrare incredibile, può essere stata la carità dell'italiana.
- Non posso dire di essere una veggente, ma avevo previsto che la situazione di questo Paese sarebbe peggiorata . Il Brasile è arrivato a questo punto anche perchè non si offre ai detenuti altro da fare che escogitare altri crimini per tutto il tempo - crede.
Preoccupata, la signora Vanna organizzò un gruppo di amici per dare lezioni nelle carceri, ogni sabato. Comprò zappe, macchine da cucire e regalò alle carceri un camion pieno di libri che però non giunse mai a destinazione.
E ancora, cominciò a frequentare con padre Bruno Trombeta, suo grande amico, le cappelle delle carceri, come quella della Ilha Grande.
In quei tempi, si prese cura di un perseguitato, omosessuale, operato nell'ospedale vicino alla libreria, a cui inviava pasti.
- Quando lui pubblicò un libro su Marighella ( il famoso leader dell'estrema sinistra assassinato dai militari nel 1971), mi scrisse una dedica bellissima, ringraziando per l'aiuto. Per questo motivo, fui schedata come comunista e subito dopo, venne distrutta la libreria, che prese fuoco nello stesso periodo della casa editrice, la "Civilização Brasileira" , del signor Enio da Silveira - si ricorda.
Il sei dicembre 1973, la signora Vanna venne informata da un militare che la sua libreria si era "carbonizzata", dopo aver bruciato dalle 11 di mattina fino alle 2 di notte.
- Tutti gli scaffali furono sradicati, non rimase un tassello nella parete. Bruciò tutto - .
Anni dopo, il generale Golbery do Couto e Silva, l'eminenza grigia della dittatura, andò in persona alla Da Vinci e rivelò alla signora Vanna : "So che la signora ha subito molte ingiustizie...".
Lei, che non lo aveva riconosciuto, rimase perplessa:
- Perchè dice così?
Secondo la proprietaria della Da Vinci, Golbery fu molto gentile, comprò alcuni libri in francese, lasciò il recapito di un ufficio e uscì di soppiatto.
Ma la storia dell'incendio porta a galla un personaggio curioso.
- Poco tempo prima, la mia mamma mi aveva regalato 10 mila dollari affinchè mi comprassi una macchina. Ma non comprai nessuna macchina. Apparve un individuo con libri e documenti rari sul Brasile, che comprai con quei soldi. E dissi a tutti: se dovessi morire, telefonate al signor Krauss, a New York, che lui sicuramente comprerà tutto per salvare la libreria.
Quando la signora Vanna seppe dell'incendio, non pianse per i libri importati. Pensava solo ai manoscritti sul Brasile del XVI secolo, nascosti in cima ad uno scaffale.
-Nemmeno quelli ebbero scampo - dice, soffrendone ancora oggi.
I libri, i documenti e le carte geografiche gli erano stati venduti da un sommozzatore inglese, venuto in Brasile a cercare i tesori delle navi affondate.
Qualche anno dopo, quando la libreria era già stata ricostruita, quel tipo ricomparve. E mostrò alla signora Vanna un baule pieno di monete d'oro che stava portando in Inghilterra.
- Il maledetto aveva copiato le carte che mi aveva venduto e, con i miei
soldi, era andato a perlustrare i fondali marini. Quello tornò in Inghilterra
ricco e io sono rimasta senza nulla - ricorda.
La Da Vinci rimase chiusa per un anno e ce ne vollero altri sette per estinguere i debiti.

 


(Traduzione di Julio Monteiro Martins insieme ai suoi studenti dell’Università di Pisa: Chiara Zucconi, Lorenzo Tamburini, Marco Merlini, Martina Pierini, Massimiliano Vitali, Matteo Badalamenti e Patrizia Scorziello)