IL PORTIERE DI CALCIO PIÙ ESISTENZIALISTA DEL PIANETA
Dirk Schomer
SCRITTORI CHE SI DANNO AL PALLONE. ATLETI CHE SI LANCIANO NELLA SPECULAZIONE INTELLETTUALE. DA CAMUS A SCHUMACHER UN TUFFO NEL CALCIO FILOSOFICO
Il mondo dello sport è meno estraneo a quello della letteratura di quanto si potrebbe pensare. Un esempio? Albert Camus, il celebre scrittore francese nato in Algeria nel 1913, ha giocato a calcio, come portiere, nel Racing universitario algerino e, secondo alcune voci, anche nella nazionale algerina durante dei campionati mondiali. Se non si fosse ammalato di tubercolosi, forse non avrebbe fatto lo scrittore-filosofo e avrebbe continuato a giocare.
Per appena 18 sterline
(circa 50mila lire), una società londinese propone una sorta di reliquia che unisce
football e filosofia: la maglia di un portiere di calcio con il numero 1
firmata "Camus" sulla schiena. Con Albert Camus, spiega l'annuncio
pubblicato sulla London Review of Books si è di fronte "all'unico portiere
esistenzialista del mondo". E cita un passo delle conclusioni che Camus ha
tratto dalla sua esperienza con il pallone: "Ho capito subito che la palla
non arriva mai da dove te l'aspetti. Mi è servito più tardi nella vita,
soprattutto a Parigi, dove non ci si può fidare di nessuno".
Non sapremo mai se il giovane Albert Camus sia stato effettivamente, come
sostiene l'annuncio, il portiere della squadra dell'Algeria in occasione di una
Coppa del mondo. Ma si sa con certezza che ha giocato per anni nella squadra
del Racing universitario algerino all'incirca quando il giovane Viadimir
Nabokov cercava anche lui, senza grande successo, di difendere la porta della
prestigiosa squadra dell'Università di Cambridge.
È inoltre accertato che Camus ha dovuto interrompere la sua carriera sportiva a
causa della tubercolosi e che si è riciclato in scrittore-filosofo. In seguito
ha lasciato intendere che, senza questa malattia, avrebbe scelto il football e
non il teatro.
Albert Camus incarnava un portiere estraneo a ogni dogmatismo, convinto della
futilità di voler fermare il pallone. Come extrema ratio aveva scelto
di accettare l'assurdità dei gioco e di incassare ogni sconfitta con sovrano
disprezzo. Insomma, era un Sisifo moderno impegnato a rinviare la palla al
centro, pur sapendo che, immancabilmente, sarebbe tornata da lui.
I calciatori
pensatori
Ma Camus non è il solo portiere ad avere avuto la consapevolezza della futilità
di quello che faceva. Anche Sepp Maier (ex portiere della nazionale tedesca,
famoso per il suo humour) ci ha consegnato, nel suo trattato uscito nel 1980 e
intitolato lch bin kein Tor [gioco di parole che vuoi dire allo stesso
tempo "Non sono la porta" e "Non sono pazzo"], le sue
riflessioni venate di esistenzialismo: "Mi sono buttato nella mischia più
di mezzo milione di volte. Ciò permette di sapere qualcosa sul mio stato
mentale?". Questo genere di cupe riflessioni sull'assurdo costituiscono il
fondamento di tutto il pensiero filosofico.
Ma anche i successori di Maier nella nazionale tedesca si sono rivelati
pensatori poco ortodossi. Toni Schumacher si è dimostrato un campione di
spontaneità nel suo libro Anpfiff [Fischio iniziale]. Impossibile non
leggere una critica radicale della filosofia postmoderna, così estranea alla
vita, in queste parole: "Ci sono persone in cui la ragione prende il posto
del cuore. Per me è il contrario". E Uli Stein, il Gadamer dei portieri,
sempre lucido, nonostante l'età [il filosofo tedesco Hans Georg Gadamer, 96
anni, è ancora attivo], ha pubblicato nel 1993 Halbzeit, "un
bilancio senza difesa" della sua esperienza, dove si può leggere nel più
puro stile Camus: "Sono un combattente solitario. Dopo di me non c'è più
nulla. Sono l'ultimo uomo, ne sono consapevole, nessuno può far nulla per me
Si tratta certamente dell'esigenza di fissare sul foglio bianco l'estrema
esperienza vissuta sul campo di gioco, quella stessa esigenza che aveva spinto
Camus a scrivere nel Mito di Sisifo che non si scopre l'assurdo senza
cedere alla tentazione di scrivere un trattato sulla felicità.
La maglia di
Camus
Solo un epigone dell’esistenzialismo, originario delle contrade alpine, come
Peter Handke -che nei suoi primi scritti si è chiaramente ispirato agli autori
dei "nouveau roman" francese - poteva interpretare il coraggio
esistenzialista del "numero uno" come "l'angoscia del portiere
davanti al calcio di rigore". In questa situazione estrema del gioco, il
portiere non ha nulla da perdere: è il calciatore, invece, a provare una
sensazione d'angoscia! Mai Camus avrebbe commesso un simile errore
fenomenologico. Battersi per arrivare in vetta alla classifica, scriveva Camus,
può colmare di gioia il cuore di un uomo. Insomma, bisogna immaginare il
portiere felice. E perché non indossare la sua maglia, se si presenta
l'occasione?
(Tratto dal Frankfurter Allgemeine Zeitung, 1997)