IL TROMPE-L'ŒIL


Henri Emmanuelli e Jean-Luc Mélenchon


Bizzarra, ma molto significativa, è la domanda formulata da un istituto di sondaggi francese che contrappone una sinistra "più a sinistra, che combatte la globalizzazione neoliberista" ad una sinistra "meno a sinistra, che dà priorità alla modernità". Eppure è proprio questo il ritornello dei mentori del nuovo ordine mondiale: in sostanza, laddove finisce la sinistra avrebbe inizio la modernità.
Questo trompe-l'œil poggia le sue fondamenta su un inganno: la confusione scientemente alimentata tra la modernità delle tecniche, l'estensione universale degli scambi utilizzata dalla globalizzazione liberista e la finalità mercantile, profondamente regressiva, amorale e pregna di disuguaglianze di quest'ultima.
Viceversa per noi, e per un numero sempre maggiore di uomini e donne di sinistra, la crescente interdipendenza dell'umanità, le nuove frontiere che la scienza consente di superare, gli inevitabili limiti ecologici che l'attuale modello di crescita predispone per il futuro del pianeta, indicano l'irrinunciabile necessità di inventare un nuovo orizzonte di civiltà. E cioè la necessità di andare verso un superamento della nuova era del capitalismo nel quale viviamo, della sua tendenza spontanea a trasformare tutto in merce e impoverire l'attività umana, subordinandola unicamente ai criteri dell'accumulazione, del profitto e della finanziarizzazione. Questo superamento riguarda sia le forme che il contenuto della produzione e degli scambi, ma riguarda anche le norme culturali che dominano il nostro tempo e modellano dia l'immaginario collettivo che le norme di comportamento individuale, più profondamente di quanto nessuna ideologia dominante abbia mai fatto in passato.
La sinistra potrà essere credibile solo se svilupperà questa ambizione globale e metterà in atto l'impegno che essa richiede. I movimenti sociali di tutto il mondo, le esperienze di governo locale o nazionale, le ricerche degli intellettuali e le pratiche militanti sul terreno hanno aperto numerose strade in questa direzione. Il modello dello sviluppo sostenibile delle economie, i criteri di sviluppo umano delle società rappresentano già dei punti di riferimento effettivi per numerose iniziative concrete. Quando tante forze e intelligenze sono disponibili per pensare e costruire un altro futuro, quando l'urgenza sociale, ecologica e democratica bussa con tanta forza alle porte di tutti i poteri, la via da percorrere non è tanto quella di un'alternanza quanto quella di un'alternativa. Per una larga, larghissima, parte della sinistra, l'esercizio del potere ha senso solo se consente di cambiare la sostanza delle regole del gioco che governano la nostra vita sociale. Questo riformismo radicale non sopporta più le menzogne quotidiane di coloro che sono soddisfatti del sistema, in quanto ne misura tutte le conseguenze.
È menzogna far credere che conquiste sociali elementari come il diritto alla pensione, i servizi pubblici, la salute e l'istruzione per tutti, siano diventati dei lussi non più financiabili, nel momento in cui i paesi occidentali sono più ricchi di quanto non lo siano mai stati nella loro storia. E questa menzogna facilita i progetti di mercificazione di tutti questi servizi. È menzogna far credere che la vita della maggior parte delle persone potrebbe cambiare senza che cambi la ripartizione del valore aggiunto. E questa menzogna esaspera la concorrenza di tutti contro tutti, che sfocia rapidamente in xenofobia, razzismo e ossessione nei confronti del problemi legati alla sicurezza.
È ancora menzogna cambiare in continuazione le scelte fondamentali che debbono essere operate nella gestione delle risorse naturali per dare una risposta agli effetti della crisi ecologica. E tutto ciò fino a che i beni collettivi, come l'aria pura o l'acqua ad esempio, gratuiti da millenni, siano sufficientemente rari per diventare merci e per di più care. Ed è inaccettabile far finta di credere che l'attuale ordine economico mondiale sia separabile politicamente, diplomaticamente e militarmente dalla "iperpotenza" americana. E tutto ciò quando la politica di Washington provoca fratture irreversibili con interi popoli. Ed è un imbroglio pretendere di crearle un contrappeso con la costruzione europea, quando quest'ultima si allinea alla marcia forzata sullo stesso modello economico e sociale. Questo, dunque, è il futuro promesso dalle menzogne della cosiddetta modernità. Ma, allo stesso tempo, è il motivo che ci deve spingere a comprendere una nuova urgenza politica. costruire una convergenza ideologica e militante di tutta la sinistra. Ed è a questa convergenza che intendiamo lavorare concretamente, non solo tra socialisti, ma anche - in Francia, in Europa e nel mondo - insieme a tutte le coscienze di sinistra, senza esclusione alcuna, che cercano come noi di proporre un'alternativa progressista, globale, concreta e praticabile. Alle quali, tuttavia poniamo una richiesta e un invito. La richiesta è che tra Porto Alegre e Davos, venga fatta una scelta decisa e senza ambiguità. L'invito è di fare nostra l'utopia di Porto Alegre adottandone, con convinzione, l'ormai famosa parola d'ordine: "Un altro mondo è possibile".


Henri Emmanuelli è stato presidente della Commissione Finanze all'Assemblea nazionale francese ed è coordinatore della corrente "Democrazia e uguaglianza" del Partito socialista francese. Jean-Luc Mélenchon, ex ministro all'Istruzione professionale è portavoce della corrente della Sinistra socialista francese. L'articolo è tratto dal giornale Le Monde, riprodotto in Italia dall'Unità, in traduzione di Silvana Mazzoni.