(...) Il giovane era in una piccola trance di stupore. Dunque,
avrebbero finalmente combattuto. L'indomani forse vi sarebbe stata una
battaglia, e lui vi avrebbe partecipato. Per un po' fece fatica a crederci.
Non riusciva a esser convinto da un segno che gli annunciava un suo imminente
coinvolgimento in uno dei grandi eventi della terra.
Naturalmente aveva sognato battaglie per tutta la vita: conflitti vaghi e
sanguinosi che l'avevano eccitato con le loro cariche e i loro fuochi. Nelle
sue visioni s'era visto in tanti scontri. Aveva immaginato genti sicure al
riparo del suo valore dagli occhi d'aquila. Ma da sveglio aveva considerato
le battaglie macchie rosso-sangue sulle pagine del passato. Le altre relegate
tra le cose dei tempi andati, assieme alle immagini di pesanti corone e alti
castelli. C'era una parte della storia del mondo che aveva considerato come
il tempo delle guerre, ma che, pensava, era da lungo tempo svanito
all'orizzonte e scomparso per sempre.
Da casa, i suoi occhi di giovane avevano guardato alla guerra in atto nel
paese con sospetto. Doveva trattarsi d'una specie di gioco. Da molto tempo
aveva perso la speranza di assistere a un conflitto come quelli dell'antica
Grecia. Non ve ne sarebbero più stati, s'era detto. Gli uomini erano divenuti
migliori, o più timorosi. L'istruzione secolare e religiosa aveva cancellato
l'istinto di saltare alle gole, oppure la sicurezza finanziaria teneva a
freno le passioni.
Varie volte aveva desiderato ardentemente di arruolarsi. Storie di grandi
movimenti facevano tremare il paese. Magari non erano proprio omeriche, ma
sembrava che in esse vi fosse parecchia gloria. Aveva letto di marce, assedi,
conflitti, e aveva desiderato vedere tutto ciò. La sua fervida mente aveva
disegnato grandi quadri, dai colori stravaganti, lividi di azioni all'ultimo
respiro.
Ma la madre l'aveva scoraggiato. Aveva assunto un atteggiamento d'un certo
disprezzo verso il suo ardore guerriero e il suo patriottismo. Era capace di
mettersi seduta e, con calma e senza difficoltà apparenti, spiegargli varie
centinaia di ragioni per le quali lui era molto più importante alla fattoria
che sul campo di battaglia. Aveva certi modi di esprimersi che dimostravano
come le sue affermazioni su questo tema nascessero da una convinzione
profonda. Inoltre, in favore della madre, c'era la sua convinzione
nell'inattaccabilità dei motivi etici di quel ragionamento.
Alla fine, però, s'era fermamente ribellato alla luce gialla gettata sul
colore delle sue ambizioni. I giornali, i pettegolezzi del villaggio, la sua
stessa immaginazione l'avevano eccitato sino a un punto intollerabile.
Stavano davvero combattendo sul serio laggiù. Quasi ogni giorno i giornali
pubblicavano notizie di vittorie decisive.
Una notte, mentre era a letto il vento gli aveva portato il rintoccare delle
campane della chiesa: qualche fanatico s'era messo a tirare freneticamente la
corda per diffondere le confuse notizie d'una grande battaglia. Questa voce
del popolo, che esultava nella notte, l'aveva fatto tremare in preda a
un'estasi d'eccitazione. Più tardi, era sceso dalla madre e le aveva detto:
"Ma', vado ad arruolarmi".
"Henry, non fare Io scemo", gli aveva risposto la madre. Poi s'era
coperta il volto con la trapunta. Le cose finirono lì per quella notte.
Eppure il mattino seguente s'era recato in una cittadina vicina alla fattoria
della madre e s'era arruolato in una compagnia che lì si stava formando.
Quand'era tornato a casa la madre stava mungendo la mucca pezzata. Altre
quattro aspettavano.
"Ma', mi sono arruolato", le aveva detto con incertezza.
Ci fu un breve silenzio. Alla fine aveva risposto: "Sia fatta la volontà
del Signore, Henry", continuando poi a mungere la mucca pezzata.
Quando s'era fermato sulla soglia della porta, coi vestiti da soldato addosso
e negli occhi una luce eccitata e colma d'aspettative, che riusciva quasi ad
aver la meglio sul luccichio di rimpianto per gli affetti famigliari, aveva
visto due lacrime lasciare una scia calda sulle guance segnate della madre.
Tuttavia lei l'aveva deluso, non dicendo assolutamente nulla circa il tornare
col suo scudo o sullo scudo. Dentro di sé s'era caricato per una bella scena.
S'era preparato alcune frasi che pensava di poter usare a fini toccanti. Ma
le parole della madre avevano distrutto i suoi piani. Aveva ostinatamente
continuato a pelare patate e gli s'era rivolta nel modo seguente: "Sta'
attento, Henry, e abbi cura di te in questa faccenda di guerra; sta' attento
e abbi cura di te. E non pensare che puoi suonarle subito all'intero esercito
ribelle, perché non puoi. Tu sei solo un ragazzino in mezzo a tanti altri e
devi starti zitto e fare quello che ti dicono. So come sei fatto, Henry.
Henry, t'ho fatto otto paia di calzettoni, e t'ho messo dentro tutte le
camicie migliori, perché voglio che il mio ragazzo stia caldo e comodo come
qualunque altro soldato. Ogni volta che hanno un buco, voglio che me li mandi
subito indietro, così te li posso rammendare.
E sta' sempre attento con chi vai. C'è un sacco di brutta gente
nell'esercito, Henry. L'esercito li fa diventare violenti e non c'è nulla che
gli piace di più che sviare uno giovane come te - che non sei mai stato via
da casa e hai sempre avuto una madre - e imparargli a bere e imprecare. Sta'
lontano da questa gente, Henry. Non voglio che tu faccia nulla, Henry, che ti
vergogneresti di farmi sapere. Immagina che io ti guardo sempre. Se tieni
questo sempre a mente, penso che te la caverai.
I giovani nell'esercito sono terribilmente sbadati, Henry. Sono via da casa e
non hanno nessuno che gli sta dietro. Questa cosa mi fa preoccupare. Non sei
abituato a fare da te. Quindi devi scrivermi per farmi sapere come stanno i
tuoi vestiti.
Devi anche ricordarti sempre di tuo padre, figlio mio, e ricordati che non ha
mai bevuto un goccio per tutta la vita e non ha quasi mai imprecato.
Non so cos'altro dirti, Henry, eccetto che non devi mai mancare ai tuoi
doveri, figliolo, per causa mia. Se verrà il momento che dovrai essere ucciso
o fare qualcosa di brutto, be', Henry, non pensare a nient'altro se non a
quello che è giusto fare, perché di questi tempi ci sono un sacco di donne
che devono sopportare cose dei genere, e il Signore ci aiuterà tutte. Non
dimenticarti di mandarmi i calzettoni non appena hanno dei buchi e prendi
questa piccola Bibbia che voglio che ti porti appresso, Henry. Non penso che
starai seduto a leggere tutto il giorno, figliolo, né cose del genere. Molte
volte ti dimenticherai di avercela, ne sono certa. Ma ci saranno anche tante
volte, Henry, che sentirai il bisogno di un consiglio, ragazzo mio, e così
via, e magari non ci sarà nessuno vicino con cui parlare. Allora, se la
tirerai fuori, ragazzo mio, ci troverai parole sagge - parole sagge, Henry -
senza dover cercare molto. Non ti scordare dei calzettoni e delle camicie,
figliolo, e t'ho messo un barattolo di marmellata di more nello zaino perché
so che ti piace più d'ogni altra cosa. Addio, Henry. Sta' attento e fa' il
bravo ragazzo".
Naturalmente la sua pazienza era stata messa a dura prova da questa predica.
Era stata assai diversa da quello che s'aspettava e l'aveva sopportata con
un'aria irritata. Se ne andò sentendosi vagamente sollevato.
Eppure, quando s'era voltato a guardare il cancello, aveva visto la madre
chinarsi tra le bucce di patate. II suo volto scuro, ritto, era bagnato di
lacrime e la sua fragile figura tremava. Chinò la testa e proseguì, provando
improvvisamente vergogna per i suoi propositi.
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