L'articolo

Rupert Thomson



"Nella cella imbottita del suo petto, ogni
scrittore, per quanto modesto, tiene
incatenata come un folle una vanità di
proporzioni mostruose."
Logan Pearl Smith






Nell'inverno fra il 1992 e il 1993 io e la mia ragazza, Kate, andammo a stare a La Casella, un casale isolato a una sessantina di chilometri a sud-est di Siena. Era il luogo ideale per scrivere, e avevo quella strana sensazione vaga e impellente che ho sempre quando mi appresto a iniziare un nuovo romanzo. Mi sentivo sollevato di trovarmi lontano da Londra, vuoi perché speravo di sfuggire a un altro orribile inverno inglese, vuoi perché desideravo togliermi dalla testa "I migliori giovani romanzieri britannici del 1993 ", che sarebbero stati annunciati all'inizio del nuovo anno. Per una strana coincidenza, avevo soggiornato nella stessa casa esattamente dieci anni prima, quando erano stati annunciati "I migliori giovani romanzieri britannici del 1983 ", e avevo divorato quel numero di " Granta ", impaziente di fare conoscenza con una nuova generazione di scrittori, autori che speravo di emulare un giorno. Questa volta, però, possedevo i requisiti necessari. Avevo pubblicato due romanzi, Dreams of Leaving e Le cinque porte dell'inferno, e dovevo ancora compiere quarant'anni. Persone addentro agli ambienti letterari mi avevano detto che probabilmente sarei stato incluso nella lista - qualcuno aveva addirittura dichiarato che dovevo essere nella lista - e a quelle parole di solito reagivo con un sorriso o un'alzata di spalle. Può darsi che ostentassi una certa indifferenza, ma in fondo al cuore, naturalmente, desideravo essere in quella lista con tutto me stesso. Allo stesso tempo avevo un atteggiamento fatalista: ero sicuro che sarei stato completamente ignorato, e non avevo alcuna intenzione di trovarmi a Londra quando sarebbe successo.
Fu un inverno magnifico. Kate leggeva romanzi, preparava gulasch e faceva lunghe passeggiate nella campagna toscana. Io scrivevo. Alcune delle persone a noi più affezionate ci venivano a trovare, e tiravamo tardi, bevendo una bottiglia dopo l'altra del rosso del colonnello (si faceva pagare tremila lire per due litri). Una delle regole della casa era che non dovevo essere disturbato durante l'orario di lavoro, a meno che, ovviamente, non ci fosse qualche emergenza. Però quell'inverno, se non sbaglio, non capitò nessuna emergenza, perciò non fui mai disturbato, almeno fino a un pomeriggio di inizio marzo. Quel giorno in casa faceva freddo e Kate aveva deciso di accendere il camino. Mentre strappava strisce di giornale - spesso i vicini ci passavano i giornali, anche se li leggevamo di rado - le cadde lo sguardo su una mia piccola foto in bianco e nero. Scorse l'articolo: "I migliori giovani romanzieri britannici 1993" erano stati annunciati la settimana prima. Corse di sopra e irruppe nella mia stanza.
"Ti hanno scelto" disse. "Sei nella lista."
Mi voltai verso di lei.
"Sei uno dei migliori giovani romanzieri britannici" disse. "Davvero? Fa' vedere. " Il cuore mi martellava nel petto. Scorremmo la lista di scrittori, ma il mio nome non c'era. La
scorremmo di nuovo. Non ero menzionato da nessuna parte. "Ma c'è la tua foto" disse Kate, puntando il dito su una delle fototessera in bianco e nero. "Guarda."
Guardammo entrambi. Non ero io. Era Jeanette Winterson. Tacemmo entrambi per un po'.
"Mi dispiace" disse infine Kate. Si era girata dall'altra parte. Guardava verso un angolo della stanza.
Ripensandoci, è probabile che quella foto mi somigliasse vagamente, o comunque sembrasse una qualche versione di me (deve esserci stato un periodo in cui Jeanette e io abbiamo avuto una pettinatura simile, oppure strizzavamo gli occhi allo stesso modo guardando verso il sole). Fissai la foto all'infinito, quasi che una marcata somiglianza potesse in qualche modo attenuare l'offesa.
"Mi dispiace" disse di nuovo Kate, poi scese di sotto.
Ovviamente quella fu un'umiliazione per entrambi - per Kate perché mi aveva scambiato per Jeanette e aveva alimentato le mie speranze per poi mandarle in frantumi pochi secondi dopo, ma anche per me - soprattutto per me - perché avevo reagito con tanta impazienza, tanta disperazione, tanto smodato desiderio da mettere a nudo tutta la mia ambizione e smania; mi sentivo come qualcuno che fosse stato prima sbudellato e poi lasciato a fissare in silenzio il macello sgargiante dei suoi intestini.
I giorni che seguirono furono difficili. Mi veniva in mente un'unica consolazione: la prossima volta che avrebbero scelto "I migliori giovani romanzieri britannici", nel 2003, sarei stato troppo vecchio. Non avrei mai più dovuto passarci.

(Tratto da Le umiliazioni non finiscono mai, a cura di Robin Robertson, Guanda editrice, Parma, 2005)

Rupert Thompson ha pubblicato diversi romanzi, tra cui: Dreams of Leaving, Le cinque porte dell'inferno (Bompiani, 1992), Aria e fuoco (Bompiani, 1995), The Insult, Soft, A nudo (Passigli, 2001) e Divided Kingdom.

 

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